Cultura e Spettacoli

Il tempaccio, i rimedi, i soccorsi

Nubifragi, trombe d’aria, temporali e grandinate hanno devastato la Puglia tra martedì e giovedì. Particolarmente danneggiato il Salento.Non è la prima volta che nel sud della Puglia si scatena la furia degli elementi, specialmente degli uragani. L’assenza di alture significative e l’essere a cavallo di Jonio e Adriatico espone il sud della Puglia a violenti scontri dei venti balcanici con quelli del nord Africa. Da questi scontri traggono origine letali vortici d’aria. L’evento più antico di cui si abbia documentazione risale al 10 settembre 1832 : a Otranto perirono 35 persone. Ancora più disastrosa la tromba d’aria che il 21 settembre 1897 flagellò i comuni di Torricella, Sava, Oria e Latiano. Nella circostanza i morti furono 55. Come ci si difende in questi casi? Se si è in casa, meglio rifugiarsi ai piani più bassi, lontano da porte, finestre e, dicono, perfino dai rubinetti, avendo avuto cura di staccare luce e gas. Se invece la tempesta ci sorprende per strada, meglio distendersi supini negli avvallamenti del terreno invece che cercare riparo sotto alberi o muri perimetrali. E tenersi lontani anche da pali e tralicci. Auto e roulotte, infine, non rappresentano un rifugio sicuro : possono essere trascinate via come fuscelli. Chi abbia fede può ricorrere, invece,  alla preghiera. La Madonna dell’Uragano è un titolo attribuito alla Vergine in tre località pugliesi : Carovigno, Diso e Cocumola (frazione di Minervino di Lecce). Nei due centri del Salento il miracolo sarebbe avvenuto il 10 settembre 1832, a Carovigno invece nove anni dopo, il 17 agosto 1841. Di quest’ultimo evento rimane traccia sul Giornale del Regno delle Due Sicilie : “Una meteora esercitava … i suoi furori nel comune di Carovigno in Terra d’Otranto. Alle 17 e mezzo d’Italia, al sud-ovest del comune ed a circa due miglia di distanza dallo stesso sorse una meteora vaporosa, quasi vorticosa di color bruno rossastro che, gigantesca, si alzò in aria e poscia a poco a poco andò dilatandosi nella base e restringendosi nella sommità, circondata sempre da nuvole bianche, parte in forma pur di colonne, parte di strana figura che tutte con rapida volubilità le giravano intorno. Era meraviglioso e tremendo il vedere quella meteora in forma di viaggiator vulcano avanzarsi minacciosa verso l’abitato e con gagliardia da non potersi concepire devastare in suo cammino quando incontrava”. Da sempre fedeli alla loro Protettrice, Maria Santissima di Belvedere, i carovignesi corsero nella Chiesa Matrice e prelevarono la statua (insieme ad altre sacre effigi). In processione uscirono da Porta Brindisi e si fermarono in una ‘chiusa’ tra alberi secolari d’ulivo, dove, su un largo affioramento roccioso  appoggiarono la statua della Vergine. I fedeli iniziarono a pregare fino a quando l’uragano, dopo aver distrutto intere campagne, “volsesi verso San Vito ed andò a sciogliersi in grandine sulle selvagge terre di Serranova” (una non lontana borgata). La ‘chianca’  dove venne appoggiata la Madonna, è ancora visibile in Via Giosuè Carducci.

 

Italo Interesse

 


Pubblicato il 13 Luglio 2019

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