Il tesoretto di Femmina Morta
Alcuni toponimi suonano inquietanti. Perché battezzare un sito ‘Femmina Morta’? In Puglia esistono due contrade con questo nome, una tra Canosa e Andria, l’altra tra Gioia del Colle, Putignano e San Michele. Sono i loro nomi legati a lontani fattacci? Verrebbe da pensarlo se non fosse che allo stesso toponimo rispondono quattro montagne, distribuite tra Appennino tosco-emiliano, Sila, Subappennnino laziale e Appennino molisano. Non basta. Femminamorta si chiamano pure una contrada nel territorio di Pazzano, vicino Reggio Calabria, una frazione di Santa Lucia dei Mela in provincia di Messina, una frazione di Marliana che è a due passi da Pistoia e una località nell’agro di Gela. A questi due ultimi luoghi sono legate interessanti leggende. A Marliana si racconta la storia di due innamorati di Serravalle Pistoiese i quali furono costretti a separarsi per volontà dei genitori di lei. Dopo alcuni anni la ragazza venne obbligata dai genitori a sposare un giovane di famiglia benestante. Non gradendo il futuro sposo, la notte prima del matrimonio, la ragazza fuggì verso l’antico amato. Ma la sorprese la tormenta. Invano l’infelice raddoppiò gli sforzi. Il gelo e la stanchezza alla fine ebbero il sopravvento. La neve la seppellì. La ritrovarono solo in primavera. Da allora si volle vedere nel crinale di un vicino monte il profilo di una ragazza dormiente o morta… La leggenda di Gela, che è riportata da Renzo Guglielmino, non spiega perché località Femmina Morta (che rientra in quel territorio) si chiama così ; però da sempre a suo proposito si parla di streghe, di incantesimi… La leggenda narra invece di tale Neli Carduni, un personaggio realmente esistito, un analfabeta, un poveraccio senza lavoro che viveva di lavori saltuari ed espedienti. Un giorno che raccoglieva verdura selvatica a Femmina Morta, improvvisamente si trovò davanti una vecchia. Impaurito, indietreggio, poi si mise a correre. Ma più si allontanava più la vecchia gli si parava dinanzi. Neli si arrestò. Quella gli domandò cosa stesse facendo da quelle parti e nel suo terreno. Il poveretto balbettò che era povero, che stava raccogliendo qualcosa da portare al mercato… La donna cavò da una tasca quattro monete d’oro e le mise nelle mani dell’uomo con una raccomandazione : non dire niente a nessuno di quell’incontro e aspettare Natale per spendere quelle monete. La vecchia sparì, si dissolse lasciando l’altro ancora più sbigottito.Arrivato in paese tutto trafelato e con il cuore che gli batteva forte, Neli chiamò a gran voce la sua Annittina annunziandole che per Natale sarebbero diventati ricchi! La moglie non gli diede retta, scrollò le spalle, conosceva bene il marito, sapeva che spesso rientrava brillo : Ma andasse a dormire, quali monete d’oro. E invece Neli non riusciva a dormire. La sufficienza e la mancanza di fiducia di Annittina lo avevano ferito. L’indomani, in piazza, cercò credito presso gli amici raccontando quanto gli era capitato. Quelli, non credendogli, lo dileggiarono. A questo punto, infuriato, l’uomo corse a casa per prendere le monete e farle vedere a tutti. Giunto a casa, infilò la mano nel sacchetto dove aveva collocato il suo tesoretto e rimase di sasso : aveva raccolto una manciata di sterco di pecora.
Italo Interesse
Pubblicato il 6 Agosto 2019