Il tragico bombardamento di Bari del 2 dicembre 1943
Un eccellente romanzo a cavallo tra sapiente ricostruzione storica e meditazione giuridica o meglio, metagiuridica. Parliamo di: “Fuoco amico a Bari- disaster at Bari” (edizioni Mario Adda), scritto dal noto avvocato barese Elvio Carrieri. Il testo ricostruisce il tragico bombardamento di Bari del 2 Dicembre 1943, quando l’ aviazione tedesca, in un raid, colpì nel porto di Bari le navi degli alleati ango americani. Tra queste, era ormeggiata la Harvey. Il problema. Nella nave vi era un carico di gas iprite (vietato e fuori legge), e tale carico non esta stato neanche dichiarato. L’ esplosione della nave causò la fuoriuscita del gas tossico che causò naturalmente molte morti in città. Ma non basta. Secondo quanto racconta l’ autore, gli americani avevano messo il top secret sulla notizia dell’ iprite. Di questo modo il danno fu doppio: il bombardamento e la mancata comunicazione del carico di gas che determinò l’impreparazione medica a fronteggiare l’emergenza in quanto mancava l’antidoto. E qui viene il lato romanzesco. L’ autore immagina un dialogo con un suo amico e cliente e paventa, dopo la sentenza della Corte Costituziobnale del 2014, una specie di class action risarcitoria contro il governo americano. Siamo certamente nel metagiuridico. Ma lasciamo parlare l’ottimo avvocato Elvio Carrieri, che abbiamo intervistato.
Avvocato Carrieri, perchè questo libro?
“Perchè a quel tempo io fui diretto testimone dell’evento, aveva circa dieci anni e ne rimasi sconvolto. Fu di una violenza incredibile. Ma vi è altro”
Prego…
” Dopo trent’ anni scoprimmo che nel porto di Bari, tra le navi degli alleati e poi colpite, ve ne era una carica di gas iprite che la Convenzione di Ginevra aveva messo al bando. L’ esplosione mise in aria quel gas tossico che uccise tanti concittadini. Forse è stato il solo caso di guerra chimica nella seconda guerra mondiale. I problemi tuttavia furono due. Intanto come dicevo, la non dichiarata presenza a bordo del gas, e successivamente il top secret imposto sulla notizia. Per colpa di quel top secret i medici furono impreparati, senza antidoto. Aggiungo che allora gli americani avevano il controllo del Policlinico e dunque è lecito supporre che i dati siano stati manipolati o comune non precisi. Alle corte: negligenza nel custodire quel gas e mancata comunicazione”.
Nel libro si parla di una possibile azione risarcitoria che emerge in un dialogo tra lei e un fittizio amico cliente…
” Dopo aver letto nel 1977 un libro dell’editore Adda, ebbi l’idea di avviare una causa, ma a quel tempo la giurisprudenza poneva il vincolo del difetto di giurisdizione. Detto vincolo cadde nel 2014 con una sentenza della Corte Costituzionale. Teoricamente, dunque, sarebbe fattibile una causa in favore degli eredi delle vittime contro i governi responsabili e lo dico al personaggio del libro il quale, sempre per finzione, approva. A titolo di risarcimento, nel libro, il governo americano offre di costruire sul luogo dell’ esplosione, il Tribunale. Ma questo è parto di fantasia. Azionare la causa sarebbe difficilissimo, roba metagiuridica”.
Un bel libro, tra storia e diritto. Da leggere.
Bruno Volpe
Pubblicato il 17 Luglio 2019