Il ‘vaticale’ si fa massaro. Poi signore
Ad Andria ‘Porro’ è qualcosa di più del cognome delle povere sorelle trucidate nel marzo del ’46 “per mano di una folla straziata dalla fame ma anche da indirizzi politici rivoluzionari”. E’ quanto grosso modo si legge in quarta di copertina di ‘Una famiglia borghese meridionale. I Porro di Andria’, un libro di Riccardo Riccardi recentemente edito da Rubettino. Con passione e puntiglio lo studioso pugliese si immerge negli archivi là dove la Rete non può arrivare e ricostruisce una saga famigliare. Partita da un self-man, la dinastia Porro ci mette appena due secoli ad ‘arrivare’. In principio (il 1702 ?) fu Giovanni, un ‘vaticale’, cioè un carrettiere analfabeta, però sveglio e intraprendente che presto svela una felicissima vocazione al commercio. Con la sua figliolanza si sviluppano i rami di una ‘casata’ che poco a poco iscrive il proprio nome nella storia dell’Andria che conta. Muovendosi con sicurezza in un dedalo di date, matrimoni, decessi e nascite, Riccardi ricostruisce un’epopea famigliare che scivola in parallelo alla storia cittadina, regionale e nazionale. Il bracciante analfabeta diviene massaro, poi il massaro si fa signore, intanto che Borbone, Savoia, fascisti e repubblicani si passano il testimone in mezzo a complotti e rivolte. Quella dei Porro è vicenda esemplare. Una parabola umana, ancora in corso, che nel bene o nel male è ragione di stupore. Non è cosa di tutti i giorni vedere trasmessa per quattro, cinque generazioni la stessa tenacia, la stessa industriosità. Un disegno ambizioso (emergere!) accomuna uomini e donne che non sanno cos’è il vizio, figure dalla straordinaria capacità di adattamento ai mutamenti sociali e politici, capaci di assorbire colpi tremendi e rialzarsi più determinati di prima. Solo appena l’amore colora unioni pianificate a tavolino e messe in atto anche al prezzo di costringere sorelle a restare nubili e fratelli ad abbracciare la carriera ecclesiastica per non disperdere il patrimonio di famiglia. Masserie, palazzi, mandrie, vigneti e seminati diventano pezzi su una scacchiera. A muoverli è una costante strategia (anche fratricida) di consolidamento e potenziamento attraverso l’accumulazione fondiaria. Notai e avvocati sono il braccio armato di un’ansia di benessere e affermazione destinata a fare scuola. Affetti e altre umane debolezze non sono assenti in questo gigantesco quadro storico, restano però sullo sfondo, a loro volta coprendo il sangue, il sudore e le lacrime dei ‘vinti’, un popolo di cafoni senza il cui sacrificio silenzioso nessun ‘signore’ avrebbe goduto di argenterie e carrozze, di servi e magioni principesche. Davvero un grande sforzo quello di Riccardi, che si muove con prudenza e obiettività. Il suo libro è lezione di storia e sociologia che non si dimentica.
Italo Interesse
Pubblicato il 25 Luglio 2013