Cultura e Spettacoli

Il vecchio di Corico

Si dice che Virgilio abbia composto le Georgiche sedendo sulla riva del Galeso, un brevissimo corso d’acqua che ancora oggi scorre alla periferia di Taranto e che sbocca in parte nel primo seno del Mar Piccolo e che per la restante parte si riversa nel Tirreno sgorgando da un ‘citro’ (polla sorgiva) a una dozzina di metri di profondità. In epoca romana a ridosso di questo fiumiciattolo si levava la rocca di Ebalia. E’ probabile che il poeta mantovano abbia tratto motivo d’ispirazione per il suo celebre poema didascalico da un incontro avvenuto proprio nel punto in cui le torri di quella fortezza si specchiavano nelle acque del Galeso. Nel Libro IV di quell’opera (v. 186-226), che celebra il lavoro dei campi, l’allevamento e l’apicoltura,  Virgilio si sofferma sulla statura morale di un anziano che, pur povero, vive in riva al Galeso con esemplare dignità e pacatezza d’animo : “…sotto le torri, ricordo, della rocca di Ebalia, dove il cupo Galeso bagna biondeggianti coltivazioni, conobbi un vecchio di Corico che aveva pochi iugeri di un terreno abbandonato… non adatto al pascolo, né utile alla vite. Eppure costui, piantando tra gli sterpi pochi legumi e candidi gigli e verbene e papaveri, pareggiava in cuor suo le ricchezze dei re e terminando di lavorare solo all’imbrunire riempiva la sua mensa di cibo che non aveva bisogno di comprare. Era il primo a cogliere la rosa in primavera, ma anche i frutti in autunno ; e quando il fiero inverno ancora spezzava i sassi col gelo e il ghiaccio arrestava i corsi d’acqua, egli già recideva la chioma del delicato giacinto, insultando la stagione per la sua lentezza e i venti primaverili per il loro ritardo. Ronzavano di numerose e feconde api gli alveari da cui egli ricavava miele schiumoso e il suo campo era ombreggiato da tigli e pini odorosi di resina  ; e per quanti fiori spuntavano sugli alberi fecondi tanti frutti pendevano dai rami in autunno. Egli conosceva anche l’arte di trapiantare e ordinare in filari olmi già vecchi, peri, pruni e platani frondosi che già cresciuti facevano ombra”. Chi era questo ‘vecchio di Corico’? Corico, un porto della Cilicia (regione dell’Asia Minore corrispondente alla striscia costiera sud orientale dell’attuale Turchia) all’altezza delle foci del Calicadno, fu importante stazione navale romana. Tra Corico e Taranto molte navi dovettero andare e venire, trasportando una quantità di uomini, animali e cose. Chi poteva venire a Taranto da Corico? Mercanti, patrizi e soldati romani, schiavi… chi altri? Il vecchio senza nome che toccò il cuore di Virgilio non poteva appartenere ad alcuna di queste categorie. Il suo stile di vita indica una statura morale estranea alle figure sopra indicate. Un dissidente, allora, un perseguitato politico, un confinato? … Propendiamo per la figura del pensatore non allineato, del filosofo venuto sul naso a qualche alto rappresentante di Roma e perciò confinato in quel di Taranto affinché non ‘guastasse’ con idee politicamente scorrette i giovani di Corico e di quella città non attentasse all’ordine costituito. Chissà, un giorno lo misero sulla prima nave in viaggio verso l’Italia con l’ordine di non farsi più vedere. E in Italia facesse vedere a tutti cosa valeva la sua filosofia…e qui scherni, lazzi della soldataglia e del non meno ruvido equipaggio. Sbarcato a Taranto, lo sconosciuto obbedì, di lì non si mosse e fece vedere a tutti cosa valeva la sua filosofia. Perciò visse da saggio in riva al Galeso, snobbato da tutti. Non da Virgilio. Gli uomini superiori sanno riconoscersi ad uno sguardo. Chissà che si dissero il grande poeta e il filosofo ‘scomodo’ quando s’incontrarono. Forse l’anziano tacque il proprio nome e Virgilio, capendo il significato di quel silenzio, non osò fare domande. Poi, per mezzo del verso, consegnò alla Storia la superba lezione del vecchio di Corico.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 20 Aprile 2013

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio