Cultura e Spettacoli

Il viandante e il suo doppio: aneliti di vita nella musica di Schubert

Il concerto di martedì scorso, presso l'Auditorio Nino Rota

«Oltre ad una magistrale tecnica musicale della composizione, qui c’è la vita in tutte le sue fibre, il suo colorito, sino alla sfumatura più fine, v’è significato dappertutto». Con queste parole Schumann descriveva la musica di Schubert. Malgrado le difficoltà materiali e le terribili condizioni di salute, la musica dello sfortunato musicista continua a comunicare una vitale aspirazione alla felicità ed una speranza intrisa di giovanile entusiasmo, che però convive con una sensibilità malinconica, con quel senso di amarezza che accompagna l’esistenza. Un omaggio ai capolavori del grande musicista il concerto di martedì scorso, presso l’Auditorio Nino Rota del Conservatorio Niccolò Piccinni di Bari. Secondo appuntamento di una serie di concerti legati all’evento “Il viandante e il suo doppio” coordinato da Giuseppe Gravino. I docenti del Conservatorio di Bari Giovanni Zonno (violino), Nicola Fiorino (violoncello) e Filippo Balducci (pianoforte) si sono esibiti per la gioia di un pubblico attento e partecipe, eseguendo il trio in si bemolle maggiore n. 1 opera 99 e il trio in mi bemolle maggiore per pianoforte “Notturno”, op. 148 di Schubert. «La musica di Schubert è musica allo stato puro. Complessa da interpretare, perché occorre essere molto fedeli allo spartito, che sembra presentare la perfezione dell’ingranaggio di un orologio. La sua musica si colloca subito dopo quella di Beethoven, ma in un certo senso contemporaneamente ad essa. Una scrittura, la sua, personalissima e riconoscibile, musica che inneggia alla vita, nonostante sia sempre presente quel fondo di tristezza», spiega Giovanni Zonno, violinista del gruppo. La musica da camera è l’ambito di elezione in cui sembra rivelarsi la natura più autentica del genio creativo di Schubert, che qui raggiunge le vette più alte della sua profondità espressiva, dispiegando quel contrasto psicologico di fondo che anima tutta la sua produzione. «Ridere e piangere, lachen und weinen, come diceva lo stesso autore. Queste sensazioni animavano lo spirito di Schubert, che era un pianista. Il pianoforte è lo strumento polifonico per eccellenza, e il suo ruolo, in questo caso specifico, è quello di avere la responsabilità del senso della forma, di evidenziare il contributo degli altri strumenti in virtù del raggiungimento di quel valore assoluto della musica in cui i vari strumenti si incontrano, dialogando perfettamente tra loro», aggiunge il pianista Filippo Balducci. Incantevole l’impressione generale di  perfetta sintonia degli strumenti nell’esecuzione dei tre musicisti del famoso Notturno di Schubert, che si contraddistingue per la caratteristica di essere una fantasia molto libera nelle sue divagazioni, aperta da una introduzione di forte tensione espressiva, che si articola tutta su un tema ascendente degli archi sostenuto da affascinanti accordi arpeggiati del pianoforte: atmosfera che ricorda, in ottica romantica, un’ ambientazione notturna, secondo quel modo di creare associazioni immaginifiche che è tipico di Schubert.

Rossella Cea

 


Pubblicato il 13 Marzo 2025

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