Cultura e Spettacoli

Il Villaggio Trieste ricorda il martirio di Norma Cossetto

Per il terzo anno consecutivo, il Villaggio Trieste di Bari in collaborazione con il Comitato 10 Febbraio ha organizzato la manifestazione nazionale “Una Rosa per Norma Cossetto” per commemorare l’eroina istriana trucidata e infoibata dai partigiani comunisti di Tito alla fine del secondo conflitto mondiale. L’evento è previsto domenica 10 ottobre alle ore 11.30 presso la targa posta in largo Don Policarpo Scagliarini al Villaggio Trieste.“Anche quest’anno – dice il presidente nazionale del Comitato 10 Febbraio, Emanuele Merlino – in 170 città italiane ed estere ricordiamo il sacrificio di Norma Cossetto, la giovane istriana sequestrata, torturata, violentata e gettata in una foiba dai partigiani comunisti slavi e assurta a simbolo della tragedia delle foibe grazie alla Medaglia d’Oro al Merito Civile, concessale nel 2005 dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Norma è un’eroina italiana – prosegue – una donna che ha affrontato il martirio pur di non tradire il proprio amore per la nostra Nazione. Sono orgoglioso di constatare che “Una Rosa per Norma Cossetto” sia diventata un’iniziativa straordinariamente partecipata, da nord a sud dell’Italia e anche all’estero. Infatti, si terranno manifestazioni a Dublino, Belfast, Santa Cruz di Tenerife, Washington e New York – conclude Merlino – a testimonianza che Norma Cossetto è conosciuta e ricordata ovunque per la sua tragica vicenda, ma anche per quello che rappresenta e che, come tutti i crimini, va ricordato per evitare che accada nuovamente”. Norma Cossetto nasce il 17 maggio 1920 a Santa Domenica di Visinada in Istria. Il padre era un proprietario terriero, ma ricoprì anche il ruolo di podestà di Visinada, segretario politico del Fascio locale e commissario governativo delle Casse Rurali. Molto amato dai suoi dipendenti e dai coloni, italiani o slavi che fossero.Fino alle elementari Norma studia a Santa Domenica per poi trasferirsi a Gorizia fino al conseguimento della maturità classica. Partecipa a tutte le manifestazioni patriottiche e fa parte delle associazioni studentesche e continuerà a farlo all’università, iscrivendosi alla sezione femminile di Pola del GUF. Nel 1939 si iscrive alla Facoltà di Lettere e Filosofia di Padova dove vive come studentessa fuorisede. È riconosciuta da tutti come ragazza sportiva, allegra e molto portata con le lingue, parla francese e tedesco, suona il pianoforte, gioca a basket e tira con l’arco. L’attaccamento all’Istria la porta a ottenere una tesi dal titolo “L’Istria rossa” – che prende il titolo dal caratteristico colore rossastro che la bauxite dà alla terra istriana – che la porta a girare in bicicletta, da sola, per i paesini e le strade dell’Istria durante la guerra.  Da subito afferma di voler diventare insegnante, sia per l’amore per le giovani generazioni, sia poter aiutare a formare uomini e donne che possano portare il proprio contributo alla crescita dell’Italia. Proprio per questo si propone e ottiene una supplenza al liceo Carli di Pisino e poi al magistrale di Parenzo. Ne ottiene altre, brevi, a Spalato e Albona. L’estate del 1943 cambia tutto per l’Italia e per l’Istria. Dopo la caduta del fascismo, il 25 luglio, l’8 settembre viene annunciato l’armistizio con le potenze Alleate. L’esercito italiano si sfalda e il controllo del territorio viene meno. In questa situazione la resistenza al fascismo e al nazismo, molto accanita in Jugoslavia, si espande in Istria. Ma non solo in funzione antifascista. I gruppi partigiani vengono egemonizzati dalla componente slavo comunista, guidata dal Maresciallo Tito. L’intento è quello di vendicarsi dei, veri o presunti, torti subiti durante il fascismo e allontanare con la forza la componente italiana dall’Istria. Fra l’8 settembre e il 9 ottobre 1943 le violenze partigiane si esprimono contro podestà, impiegati comunali, insegnanti, carabinieri, finanzieri, poliziotti, militari, simboli del caduto regime. Giuseppe Cossetto diviene uno dei principali obiettivi. I partigiani lo cercano a Santa Domenica di Visinada e non trovandolo perché a Trieste, si accaniscono contro la sua famiglia. Arrestano per primi Giovanni ed Emanuele – i suoi fratelli – e poi, il 25 settembre, entrano in casa dei Cossetto e razziano tutto quello che trovano. Il giorno seguente i partigiani portano Norma nella caserma di Visignano. Chiedono notizie del padre e poi le propongono di entrare nel Movimento Popolare di Liberazione, ma Norma rifiuta in maniera molto netta. Tornata a casa, il giorno dopo, viene nuovamente condotta al comando partigiano. Nonostante i tentativi della sorella Licia di liberarla, Norma e gli altri prigionieri vengono trasferiti da Parenzo alla scuola di Antignana. Là comincia l’inferno per le donne e per Norma. Vengono tutte violentate e in particolare Norma, tenuta da parte e legata ad un tavolo, viene seviziata e violentata ripetutamente da 17 aguzzini. La notte tra il 4 e il 5 ottobre 1943 è gettata viva nella foiba di Villa Surani. Il padre, accorso da Trieste per cercarla, cade in un’imboscata insieme al cognato, e viene ucciso da un partigiano a cui aveva salvato la vita pochi mesi prima. Anche il corpo del padre viene infoibato. Con il ritorno dei tedeschi sedici aguzzini di Norma sono catturati e fucilati.Nel dopoguerra, l’8 maggio 1949, il Rettore dell’Università di Padova, Aldo Ferrabino, su proposta del Consiglio della Facoltà di Lettere e Filosofia, conferisce la laurea ad honorem a Norma Cossetto: “Caduta per la difesa della libertà.”  L’8 febbraio 2005 l’allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi concede alla giovane istriana la medaglia d’oro al merito civile.

Maria Giovanna Depalma


Pubblicato il 8 Ottobre 2021

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