Cultura e Spettacoli

Il Villaggio Trieste risponde allo storico Eric Gobetti

<<Bisogna essere uno storico per conoscere bene la storia delle Foibe? I profughi la conoscono perché l’hanno subita>>. C’è amarezza nelle parole degli Esuli residenti al Villaggio Trieste di Bari dopo quanto dichiarato dallo storico antifascista Eric Gobetti in un’intervista su Repubblica in occasione del tour pugliese per la presentazione del suo ultimo libro “E allora le Foibe?” edito da Laterza. In una nota firmata dall’Avv. Paolo Scagliarini – figlio di profughi provenienti dalle ex colonie italiane in Grecia – e presidente dell’Istituto Storico “Don Policarpo Scagliarini” che da anni si occupa di ricordare e tramandare la storia di quanto accaduto agli italiani residenti nelle terre sul confine di nord-est e nelle ex colonie – accolti nel 1956 presso il Villaggio Trieste di Bari per sfuggire alla pulizia etnica del regime comunista jugoslavo di Tito alla fine del secondo conflitto mondiale – si evince lo sdegno per quanto sostenuto, dal gendarme della memoria in questione, su una delle pagine più buie della storia d’Europa. “E allora le foibe? – spiega Scagliarini – è un libro che fornisce lo spunto a Repubblica per tornare a parlare del Villaggio Trieste di Bari. Lo fa senza fare chiarezza su un dramma che prima che storico o politico è umano, ignorando gli sforzi di una comunità, quella del Villaggio Trieste, tesa a riconciliare un popolo dilaniato dalla guerra e dagli strascichi del dopo-guerra. Evidentemente – prosegue – c’è ancora chi questa riconciliazione proprio non la vuole, quasi dalla divisione tragga una ragione di vita, e dunque la storia di quei profughi, di quegli esuli, è bene che finisca nell’oblio, magari inghiottita nella voragine di una foiba. Bisogna essere uno storico per conoscere bene la storia, non un profugo che l’ha subita. Ed Eric Gobetti è proprio uno storico. Uno storico di quelli che, come si legge, esclude a priori ogni possibilità di riconciliazione, contro ogni speranza. Non ci sarà pace per i morti, per i profughi e non ci sarà pace per gli esuli – conclude – almeno fino a quando ci sarà chi marchierà come di parte le commemorazioni che la Repubblica Italiana ha voluto di tutto il popolo italiano con legge 92/2004 ed alle quali, proprio nel Villaggio Trieste, da qualche anno, anche il sindaco di Bari Antonio Decaro, partecipa dando testimonianza di comunanza nel ricordo”. Non proprio un neofascista come sono stati appellati su Repubblica coloro che in occasione del 10 febbraio ‘Giorno del Ricordo’ si recano alla targa commemorativa, posta in memoria di quei tragici fatti, per lasciare un fiore o dedicare un pensiero alle vittime.  Ancora una volta la retorica antifascista marcia indisturbata sulla stampa, nell’università da dove è partito il tour per la presentazione di questo libro, negli spazi pubblici, senza alcun rispetto per la storia, per le vittime, per i sopravvissuti tacciati come ‘fascisti’ e quindi, in quanto tali, meritevoli di subire stupri, torture, persecuzioni e morti atroci. Non proprio un pensiero riconciliante, piuttosto una giustificazione inaccettabile alle persecuzioni subite dalla popolazione italiana, che scelse di restare tale. Un pericoloso rigurgito di quello che negli anni di piombo è stato l’odioso slogan dell’antifascismo militante per il quale <<Il Maresciallo Tito ce l’ha insegnato, usare le foibe non è reato>>. C’è da chiedersi, purtroppo, cosa abbiano ancora da insegnare questi storici, o presunti tali, alle giovani generazioni.

Maria Giovanna Depalma

 


Pubblicato il 8 Ottobre 2021

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