Cronaca

“In appello contesterò la nullità della condanna”

 

L’ex-assessore ai Contratti ed appalti del Comune di Bari, Emanuele Pasculli, ha impugnato il verdetto del giudice di primo grado, Antonio Diella, che a novembre scorso lo aveva condannato a due mesi di reclusione, oltre al pagamento delle spese processuali ed al risarcimento di quattromila Euro a testa alle parti civili, il sindaco Michele Emiliano, denunciante, e Raffaele Magrone, presidente della cooperativa “Opera P” presunta vittima e contemporaneamente testimone del presunto fatto delittuoso. Fatto per il quale Pasculli nell’estate del 2011 era stato indagato dal pm Pasquale Drago e, poi, rinviato a giudizio con l’accusa di tentata concussione, per aver cercato di aiutare un “povero disperato”  a trovare un posto di lavoro, raccomandandolo ad una ditta subappaltatrice del servizio di pulizia degli uffici comunali. Una sentenza di condanna, quella a carico di Pasculli,  che – secondo quanto hanno rilevato preliminarmente in appello i nuovi difensori dell’ex-assessore comunale ai contratti, Michele Laforgia e Graziano Montanaro, (ndr- in precedenza Pasculli era assistito dal compianto avvocato Michele De Pascale, recentemente deceduto) – si tratterebbe di un verdetto processuale “nullo” poiché, ai sensi dell’articolo 522 del ccp (codice di procedura penale), viola “il principio di correlazione con l’imputazione  contestata” all’ex-assessore comunale nel corso del giudizio. In altri termini, la sentenza sarebbe nulla, in quanto la condanna applicata si riferisce ad un’imputazione non conforme a quella per cui si è svolto il processo e l’imputato non è neppure stato messo in condizioni di difendersi dalla nuova accusa, nel corso del procedimento. Come si ricorderà, l’ex-assessore ai contratti della giunta Emiliano, dopo qualche mese di indagini, nell’ottobre del 2011 era stato rinviato a giudizio con l’accusa di tentata concussione, poiché il pm Drago, a seguito di denuncia del sindaco Emiliano, aveva intravisto nella segnalazione di assunzione di un disoccupato, effettuata da Pasculli al responsabile della cooperativa che a suo tempo espletava le pulizie degli uffici del Comune, un indebito tentativo di pressione sull’azienda, al fine ricostringerla a dare un posto di lavoro in cambio della proroga dell’appalto, che per altro non riguardava direttamente la cooperativa, essendo quest’ultima solo una subappaltatrice della ditta Romeo di Napoli. Un rinvio a giudizio che, come è noto, costo poi a Pasculli la perdita del posto in giunta, poiché per il sindaco Emiliano fu anche un  buon preteso per revocare la nomina assessorile all’allora esponente dell’Idv, Pasculli per l’appunto, che nel febbraio del 2011 aveva rinunciato al ruolo di consigliere comunale e di capogruppo dell’Idv per aderire all’invito di Emiliano ad entrare in giunta. Un invito che – secondo Pasculli – era stato verosimilmente effettuato controvoglia dal sindaco e solo al fine di rimuoverlo dal consiglio, poiché sin dall’insediamento della nuova giunta, nell’agosto del 2009, Pasculli si era mostrato molto critico verso certe scelte del sindaco, a cominciare da certi nomi portati nell’esecutivo, come ad esempio quello di Annabella Degennaro, che erano in evidente conflitto d’interesse, essendo la figlia di uno dei titolari della Dec, l’impresa con cui il Comune intrattiene rilevanti rapporti contrattuali. Infatti, l’ex-assessore Pasculli, oltre difendersi dall’accusa di tentata concussione, che appare assurda per avere un posto di lavoro in cambio di una proroga o di un appalto per il quale non aveva competenze e potere, ha sempre sostenuto che la banale vicenda che lo vede coinvolto era stata probabilmente portata all’attenzione dell’Autorità giudiziaria solo per una ripicca di Emiliano nei suoi confronti. Ripicca dovuta – rilevava sempre Pasculli – alle critiche ed ai dissensi mostrati nei confronti di Emiliano, prima da consigliere comunale e, successivamente, da assessore della sua giunta. Sta di fatto che Pasculli, essendo caduta, nel corso del processo dinanzi al gup, l’ipotesi di tentata concussione, è stato poi stranamente condannato per una diversa imputazione, quella di induzione alla corruzione, senza peraltro che, come hanno rilevano i suoi difensori dell’appello, avrebbe dovuto essergli quantomeno contestata in giudizio, in modo da metterlo in condizioni di difendersi da questa nuova accusa. L’appello proposto da Pasculli contro la sentenza di primo grado, oltre all’eccezione di nullità, presenta in subordine anche contestazioni in punto di fatto e di diritto ai motivi addotti dal gup a sostegno della decisione che, lo scorso novembre, ha riconosciuto l’ex-assessore responsabile di una condotta non legittima nell’aver tentato di risolvere un problema occupazionale di un “disperato”. Condanna, però, che appare assurda al comune sentire di molti cittadini, che la ritengono incomprensibile sul piano giuridico, ma ancor di più su quello etico e morale. Una sentenza che alla luce di tutto quanto eccepito nell’atto di appello sembrerebbe stata scritta proprio per emettere comunque un giudizio di condanna a carico dell’ex-assessore Pasculli, che come dichiarato dallo stesso pm a conclusione della sua arringa “La pena non mi interessa, signor Giudice, dia all’imputato tutte le attenuanti  di questo mondo”. E, poi, dopo: “Mi interessa soltanto l’affermazione giuridica che il fatto così come contestato sussiste e che l’imputato l’ha commesso”. E questa conclusione, forse, è esattamente quella che spera il denunciante, cioè il sindaco Emiliano.     

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 5 Giugno 2013

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