In Fdi del barese tutti “meloniani”, ma il partito al suo interno è balcanizzato
Ad un anno dall'elezione unitaria di Michele Picaro a presidente provinciale, il partito della Premier è già diviso in correnti e sottocorrenti personali

Tutte le anime di Terra di Bari del partito della premier Giorgia Meloni, ossia di Fratelli d’Italia, si definiscono “meloniane”, ma in realtà proprio Bari è risultato finora l’unico capoluogo di regione in Italia dove il congresso cittadino si è concluso in modo non unitario. Anzi, si è addirittura chiuso con una vistosa spaccatura per l’elezione della segreteria tra chi voleva confermare la segretaria uscente, Antonella Lella, e che di fatto ci è riuscito e chi invece, alla luce del pessimo risultato conseguito da Fdi alle amministrative di giugno scorso, avrebbe voluto un rinnovamento, portando alla guida cittadina un esponente di cui già il cognome sarebbe stato indicativo della voglia di rivincita che gli elettori del centrodestra barese vorrebbero conseguire nella città che era stata il feudo elettorale di Pinuccio Tatarella, sia ai tempi del Msi nella cosiddetta “Prima Repubblica” che dopo, ossia al tempo del berlusconismo, e quindi di Alleanza Nazionale. Infatti, un partito che nel capoluogo pugliese alle comunali ottiene poco più dell’11%, mentre nelle concomitanti elezioni europee sfiora il 30% dei consensi, sicuramente presenta un vulnus di classe dirigente a livello locale che andrebbe quantomeno contenuto o possibilmente eliminato, per almeno far sperare agli elettori baresi di centrodestra di poter tornare a vincere in futuro anche a livello cittadino. Ma in realtà così non è stato ed al recente congresso cittadino barese di Fdi c’è chi non si è fatto scrupolo neppure di oltraggiare la memoria dello storico leader della destra pugliese e nazionale, scomparso prematuramente ed improvvisamente nel febbraio del 1999, dividendo la platea congressuale per impedire l’ascesa alla segreteria ad uno dei nipoti dello storico leader pugliese del Msi-Dn, prima, e di An dopo. Un giovane che, al di là dell’appartenenza familiare, è sempre stato politicamente fedele al centrodestra e, in particolare, all’anima della destra sociale da cui proviene l’odierna leader di Fdi, Meloni. Però, al di là del presunto “oltraggio” al cognome di colui che nel 1994 a Fuggi fu il fondatore della destra di governo in Italia (e grazie al quale nel 2022 anche un partito di destra, Fdi per l’appunto, ha avuto la possibilità di portare la sua leader alla guida di Palazzo Chigi), ciò che più rileva a Bari, per il partito della Meloni, è che poco più di un anno fa “Fratelli d’Italia” ha celebrato un congresso unitario che vide l’elezione a presidente provinciale di Michele Picaro, divenuto successivamente eurodeputato, e che adesso, a distanza di appena 12 mesi, nella celebrazione del congresso comunale di Bari, ma anche in quelli di tutti gli altri 40 Comuni del barese, si ritrova praticamente balcanizzato, con una frattura interna netta tra chi, nonostante ripetuti risultati scadenti riportati nelle elezioni locali del 2023 3 del 2024, vorrebbe unanimismo di gestione con la cristallizzazione dei ruoli e chi invece vorrebbe un rinnovamento per tentare di dare al popolo locale di centrodestra almeno la speranza che possano un giorno tornare a vincere anche nelle elezioni comunali e regionali. Insomma, il partito della premier Meloni, alla luce dei risultati finora accumulati a livello locale, sia a Bari città che in altri Comuni della provincia, non sembra affatto godere di ottima salute e, da ciò che sta emergendo dai congressi comunali di questa provincia, la situazione interna a Fdi non sembra affatto rosea per i futuri appuntamenti elettorali locali. Infatti, un partito dove i personalismi ed il carrierismo personale prevale sulla linea politica, e financo sulle aspettative di vittoria degli elettori, è destinato verosimilmente a non essere forza politica vincente a livello locale per molto altro tempo ancora.
Giuseppe Palella
Pubblicato il 7 Marzo 2025