In nome del teatro pugliese
L’unione fa la forza. Mai detto tornò più opportuno, adesso, a proposito di teatro in Puglia. Non essendo più tempo di coltivare orticelli, i nostri teatranti serrano i ranghi mettendo da parte rivalità e diffidenze antiche. E il fenomeno, che sta diventando epidemico, non riguarda solo le piccole compagnie. L’ultimo caso è quello di realtà consolidate come Teatroscalo/La Pecora Nera, Malalingua, Skenè e Kokopelli. Accomunate dalla volontà di produrre “onesta cultura”, le quattro compagnie hanno di recente dato vita ad una nuova produzione : ‘In nome del popolo italiano’, un testo scritto e diretto da Michele Bia e tratto dalla sceneggiatura di Age e Scarpelli per l’omonimo film di Dino Risi del 1971. In scena, Franco Ferrante, Marco Grossi, Raffaele Braia, Ivan Dell’edera, Marianna De Pinto, Rossella Giuliano, Maurizio Semeraro ed Enzo Toma. Una formazione di caratura superiore a quella che vedemmo all’opera al Teatro Fava di Modugno quando l’anno scorso il lavoro di Bia andò in scena. Grande curiosità per questo allestimento che nella rinnovata veste debutterà in prima nazionale al Nuovo Abeliano sabato 7 marzo alle 21 (replica l’indomani alle 18). – ‘In nome del popolo italiano’ è formula con cui si aprono le sentenze. Una formula che, oggi più di ieri, va smarrendo significato a misura che i concetti di popolo e di Italia, già latitanti in un paese rimasto immaturo, si annacquano nella realtà globale. Una formula ormai svuotata di significato altrettanto che quell’altra dove si spergiura che nel Belpaese la legge è uguale per tutti. Il soggetto di Age e Scarpelli anticipa di una trentina d’anni l’era dei sospetti pesanti come macigni, delle combine e dei complotti. Nella storia, una magistrato integerrimo, il Dr. Mariano Bonifazi indaga intorno ad un affermato imprenditore dalla coscienza sporca, Lorenzo Santenocito. Ma l’atteggiamento prevenuto del primo verso la classe sociale del secondo inquina le indagini. Il giudice allora si spinge oltre i limiti del dovere e si ritrova dalla parte del torto… Un grande film, passato alla storia sia per il duello attorale fra due mostri sacri del cinema italiano (Tognazzi nei panni del giudice e Gassmann in quelli dell’imprenditore), sia per la sceneggiatura magistrale. Una sceneggiatura tutt’altro che facile da adattare al palcoscenico, vista la morra di personaggi in moto lungo una trentina di location. A suo tempo Michele Bia riuscì nel miracolo comprimendo tutto in trenta metri quadrati. Questa volta può mettere in campo una formazione più forte. E’ lecito aspettarsi molto.
Italo Interesse
Pubblicato il 5 Marzo 2015