Cultura e Spettacoli

In principio fu il Picone

In principio fu il Picone. Questo antico torrente stagionale, già responsabile di tre rovinose inondazioni di Bari nel primo Novecento (vedi immagine) ed oggi messo in sicurezza con la costruzione del Canale Derivatore Lamasinata, un tempo scorreva là dove oggi si estende via Brigata Regina. La foce era collocata dove via Brigata Regina confluisce in Corso Vittorio Veneto, all’altezza del sito noto come contrada Sant’Elia.  Una foce per modo di dire poiché la modesta portata del Picone non riusciva ad avere ragione della resistenza opposta dalle alghe accumulate da uno sfavorevole gioco di correnti, sicché quelle acque dolci s’impaludavano. Ciò non impedì che nell’XI secolo a Sant’Elia si estraesse il sale, come documentato da una pergamena datata aprile 1061. Ma la miniera, assai piccola (un ettaro di estensione, da cui una produzione annua di una tonnellata di sale depurato), dovette durare poco giacché documenti successivi a proposito del sito parlano solo di miasmi talmente estesi da raggiungere la città. A quelle esalazioni provò a porre rimedio nel Cinquecento la Duchessa Isabella d’Aragona finanziando imponenti lavori di bonifica. Ma, vuoi l’insufficienza dei fondi, vuoi le difficoltà tecniche, il progetto abortì. Comunque riconoscente, Bari volle ribattezzare il sito ‘Marisabella’. Si dovette attendere la prima metà del Novecento perché nell’ambito dei lavori di costruzione del nuovo porto il sito venisse bonificato. Alla fine l’ex acquitrino aveva assunto le forme d’una vasta ansa inadatta alla navigazione per la bassissima profondità dei fondali ma che per i pescatori era il paradiso. A Marisabella si pescava da Dio : In un’acqua resa più pura da sbocchi sorgivi abboccavano cefali enormi e anguille, sparlotti, trigliette, occhiate, boghe… Per i soci della Federazione Italiana Pesca Sportiva e Attività Subacquee l’ansa di Marisabella è stata campo di gara per anni. Poi con l’aumento del traffico commerciale degli ultimi trent’anni emerse la necessità di creare un gigantesco parcheggio portuale. Ebbe così origine la Colmata di Marisabella (al cui posto gli ambientalisti invocarono inutilmente la creazione di un’area ‘umida’). Oltre che paesaggistica, la iattura è pure ambientale : I milioni di metri cubi di terriccio sversati in acqua soffocano i collettori delle acque meteoriche. Il risultato è che ora la pioggia ingoiata dai tombini perde velocità snello scorrere verso il mare. Così, quando le precipitazioni si fanno notevoli, la pioggia defluendo lentissima permane sull’asfalto dando vita a pantani rovinosi su Corso Vitytorio Veneto all’altezza della ‘Moscia’ e tra la Pineta di San Francesco e l’Arena della Vittoria. Così non era prima. E gli automobilisti ringraziano. Conclusione, al posto di un quieto specchio d’acqua ora si stende una squallida distesa di catrame e cemento, habitat di mandrie di tir. Così doveva andare, sentenziano i fans della globalizzazione.

Italo Interesse

 

 

 


Pubblicato il 20 Gennaio 2021

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