Primo Piano

In Puglia Emiliano ha già fatto il “Centro” che Renzi ora tenta di creare

L'ex premier si è sganciato da "Azione" ed alle europee tenterà senza Calenda l'impresa di ricostruzione centrista della politica nazionale

Il “terzo polo” di Carlo Calenda e Matteo Renzi, sorto esattamente un anno fa in vista delle elezioni politiche anticipate di settembre del 2022, è ormai “storia” passata che, stante alle ultime dichiarazioni degli stessi leader che avevano dato vita a tale formazione centrista, non esiste già più come entità politica compatta e, quindi, non avrà un futuro per le elezioni europee del prossimo anno. Infatti, già da alcuni mesi i parlamentari eletti nelle fila di “Azione” alle politiche dello scorso anno, sia alla Camera che al Senato, vivono da separati in casa sia nel gruppo di Montecitorio che di quello di Palazzo Madama, ove talvolta le differenze, anche nella linea politica tra “calendiani” e “renziani”, sono sempre più marcate, se non addirittura antitetiche. Quindi, sia Calenda che Renzi sono al lavoro per preparare le rispettive campagne elettorali per il Parlamento europeo. Per questo sono entrambi alla ricerca, in tutte le regioni, di nomi attrattivi da mettere in campo il prossimo anno, per una competizione che non sarà facile da affrontare già per i partiti maggiori e tradizionali, come Pd, Fdi, Forza Italia, Lega ed M5S, a maggior ragione per sigle politiche, come “Azione” ed “Italia viva”, che insieme a settembre del 2022 hanno sfiorato l’8% dei consensi. Da non dimenticare che per il Parlamento europeo la soglia di sbarramento da superare nelle urne, per essere ammessi alla ripartizione dei seggi, nel nostro Paese è del 4%, anche se tra le forze politiche presenti in Parlamento (soprattutto a sinistra) ci sono alcune che vedrebbero di buon occhio una riduzione di tale “barriera” al 3%. Ad ogni modo le europee del prossimo anno non saranno una partita facile in Italia, sia per le forze di centrodestra attualmente al governo del Paese, sia per quelle di opposizione. Ma non lo saranno in generale anche in tutta Europa, per via dei possibili cambiamenti di alleanze e, quindi, degli equilibri politici che potrebbero verificarsi all’interno dell’Unione. In Italia, poi, la prossima tornata elettorale europea sarà sicuramente un test per il governo di centrodestra della premier Meloni e testare, quindi, lo stato di salute delle singole forze che lo sostengono. Ma il test riguarderà anche il fronte interno delle opposizioni e, soprattutto, i rapporti di forza che si determineranno all’interno del centrosinistra, dove già ora esistono problemi di leadership politica, sia per la guida dell’alleanza di opposizione al governo Meloni che all’interno del maggior partito del centrosinistra, ossia il Pd, che – come è noto – all’ultimo congresso si è ritrovato con una segretaria, Elly Schlein, eletta ai gazebo, ma non dagli iscritti. Ed è proprio su tale “anomalia” che l’ex premier Matteo Renzi da una parte e l’ex ministro alle Sviluppo economico Carlo Calenda puntano per creare le loro rispettive fortune politico-elettorali alle prossime europee. A far sperare nella ricostruzione di un “centro” moderato e numericamente forte allo scenario politico delle prossime europee, per Calenda e Renzi, c’è anche la speranza di un’ulteriore contrazione elettorale di Forza Italia che, a seguito della scomparsa del suo leader e fondatore, Silvio Berlusconi, potrebbe perdere lo zoccolo duro dell’elettorato prettamente centrista e moderato che ha sostenuto il partito Azzurro anche alle ultime politiche e che, senza Berlusconi, ritiene Forza Italia un partito non più in grado nel centrodestra di bilanciare gli estremismi di Fdi e Lega. In Puglia ad agitare le acque della politica locale, oltre alle prossime amministrative di Foggia, Bari e Lecce, sullo sfondo c’è anche lo spettro delle europee del 2024 che influenzeranno non poco anche lo scontro politico e le possibilità di alleanze a livello locale. A cominciare dalle possibilità di collocazione di alcuni movimenti civici regionali che, in cambio del sostegno alle europee, potrebbero chiedere di aver maggior peso nelle intese locali, a cominciare dalla Regione Puglia, dove il Pd detiene una preminenza numerica conquistate nel 2020 a discapito di ben 10 liste civiche che nella coalizione di centrosinistra non riuscirono a superare lo sbarramento del 4%. Quindi, non è da escludere che ora alcuni civici chiedano di potersi rifare con “presenze pesanti” per le amministrative di Foggia, Bari e Lecce. Ma qui a pensare verosimilmente ad una “presenza pesante” nel contesto politico nazionale è anche il presidente della Regione, Michele Emiliano, che dalla Puglia potrebbe tentare di portare nel Parlamento europeo anche qualche diretto esponente espressione di qualche movimento civico regionale a lui vicino. Infatti, il centrosinistra pugliese – come si ricorderà – nel 2019 non riuscì a riconfermare l’eurodeputata uscente del Pd, Elena Gentile, per cui perse l’esponente a Bruxelles. Nel 2024 il Pd pugliese sicuramente tenterà di recuperare tale assenza ma, se riuscisse, di certo non sarebbe comunque un’espressione diretta di Emiliano e, quindi, il suo peso nello scenario nazionale resterebbe inalterato. Ben diverso sarebbe, invece, se il governatore pugliese riuscisse anche nell’impresa di far eleggere un eurodeputato rappresentativo del mondo civico a lui vicino. E lo spazio per tale impresa paradossalmente potrebbe essere proprio al “Centro” che Calenda e Renzi si contendono la ricostruzione, ma che Emiliano in Puglia ha già realizzato tempo, senza che nessuno sia ancora accorto realmente, solo perché il governatore, pur essendo fuori, continua a restare il vero “padrone” del Pd locale.

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 22 Agosto 2023

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio