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In Puglia l’8,4% delle famiglie ha rinunciato alle prestazioni sanitarie

I dati, ripresi dalle minoranze sui banchi della Regione Puglia, sono stati diffusi dalla Fondazione privata Gimbe

In Puglia l’8,4% delle famiglie nel 2023 ha rinunciato alle prestazioni sanitarie, dato superiore alla media italiana (7,6%) e in aumento rispetto al 2022 quando la percentuale si attestò al 7,5%. E’ quanto emerge dal settimo rapporto della fondazione Gimbe sul servizio sanitario nazionale. L’aspettativa di vita alla nascita è pari a 82,8 anni (media Italia 83,1 anni); per quanto riguarda il personale sanitario, in Puglia sono presenti 1,97 medici dipendenti ogni mille abitanti (media Italia 2,11); e 4,66 infermieri dipendenti ogni mille abitanti (media Italia 5,13); il rapporto infermieri/medici dipendenti è pari a 2,37 (media Italia 2,44).
Per quanto riguarda l’attuazione del Pnrr sanità, secondo il rapporto Gimbe, su 121 Case della comunità da realizzare entro il 2026 “non è stata dichiarata attiva alcuna, la percentuale pertanto è dello 0% (media Italia 19%)”. Anche delle 40 centrali operative territoriali non ne risulterebbe attiva ancora nessuno, mentre degli ospedali di comunità ne sono stati aperti 7 su 38. Su queste cifre attaccano a testa bassa i consiglieri pugliesi di Fratelli d’Italia Caroli, De Leonardis, Gabellone, Scatigna e Spina. Ma per loro è anche un altro il dato che allarma ancor i più ed è la realizzazione del Piano Nazionale Ripresa e Resilienza (PNRR/Sanità), sempre secondo Gimbe, su 121 Case della comunità da realizzare entro fine giugno 2026 <non è stata dichiarata attiva alcuna, la percentuale pertanto è dello 0% (media Italia 19%)>. E dire che il grande piano di ripresa e resilienza serve alla Puglia per recuperare il divario con la Sanità del Nord: sarà per questo che l’Autonomia differenziata fa così paura a Emiliano e al suo centrosinistra – domandano i fratelli d’Italia nostrani – in quanto incapaci di governare e utilizzare i finanziamenti?” Più in generale, nelle sue ultime relazioni, il presidente dell’Ordine dei medici Filippo Anelli, ha evidenziato come, sul fronte del giudizio sulla qualità dell’assistenza sanitaria “una larga fetta della popolazione italiana, il 41%, ritiene che in questi anni sia peggiorata”, Discorso a parte, poi, quelle disuguaglianze in sanità che hanno ancora numeri importanti, con otto cittadini del Sud Italia che sentono forte il problema della migrazione sanitaria e sempre più numerosi -stante anche la impossibilità pratica di mettere soldi da parte – rinunciano a curarsi, dinanzi a malattie più lievi o facilmente controllabili. Magari con l’assistenza di quei medici di base che, però, anche loro diventano sempre meno numerosi, tanto che in Calabria, tanto per dirne una, sono stati costretti ad accogliere, dare una casa e assumere medici di nazionalità sudamericana. Di contro le buone intenzioni e i manifesti dei vertici di una sanità sempre più impigliata in scogli e marosi e che sventola ai quattro venti d’essere pubblica, partecipata, adeguatamente finanziata, con un numero congruo di professionisti e, infine, organizzata per rispondere efficacemente agli obiettivi di salute dei cittadini. (Andelu)

 

 


Pubblicato il 9 Ottobre 2024

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