Cultura e Spettacoli

In Vallisa le proiezioni dei cortometraggi “In Luce Stories”

Può una verità essere un’altra faccia della falsità, o il buio rivelare la luce, oscillando tra il bianco e nero, due principi necessari l’uno all’altro? Il buio nasconde e la luce rivela, ma è vero anche il contrario: nel buio un sogno può prendere forma e luce e il falso somigliare tanto al vero da fondersi ad esso, il bianco e il nero quindi, sono altrettanto accecanti. Cos’è dunque l’odio? Qualcosa di più comodo, di più contemporaneo, di più pratico, ma sostanzialmente di inutile. Queste le riflessioni che anime sincere e timide ci suggeriscono quasi a fil di voce attraverso il racconto di esperienze di vite sospese nell’ombra, senza una collocazione precisa che conferisca loro un’etichetta e in contesti indefinibili, come foglie sbattute dal vento, che si dipanano nella semplicità più assoluta ed emotivamente coinvolgente dei bellissimi corti proiettati in Vallisa nel corso di un evento ospitato da Bibart, Biennale internazionale d’arte di Bari, che come ogni anno ha dato spazio anche in questa edizione alle tematiche del sociale. Si è tenuta la presentazione di tre cortometraggi di video art realizzati attraverso le esperienze di pazienti psichiatrici dal Circolo “In Luce Stories” Laboratorio Permanente di Autobiografia e Fotografia Terapeutica del Centro di Salute Mentale 2 di Altamura – Gravina in Puglia – Poggiorsini A.S.L. Bari


“Un territorio delicato da esplorare e raccontare, fatto di sfaccettature complesse e tematiche difficili a cui rapportarsi, quello delle storie di persone con problematiche psichiatriche, ma accomunate dal coraggio di mettere a nudo la propria fragilità e di farne condivisione costruttiva, di guardare in faccia le proprie debolezze profonde per scoprire che si può convivere con esse “ ha dichiarato Domenico Semisa, psichiatra e direttore del dipartimento di salute mentale della Provincia di Bari, introducendo la proiezione del video Art “L’ora giusta”, del Cortometraggio “Storie di condomini e di balconi”

(Storie di vita vissuta al tempo del lockdown) e quella del video “Negli occhi dei pazzi” realizzato da Valerio Bispuri, fotoreporter internazionale che collabora con numerose riviste di prestigio e che ha curato reportage in Asia, Africa e Sudamerica.

“Per girare questo corto ho passato con loro molto tempo, giocando a carte e condividendo occupazioni quotidiane, nel tentativo di indagare su quello che è cambiato negli ultimi anni: era importante capire a fondo cosa sente e chi è oggi il malato mentale, una persona che ha molte difficoltà a venire a patti con le proprie emozioni”, ha spiegato il noto giornalista presente in collegamento via internet. Un’esperienza di condivisione importante dall’alto valore terapeutico, che grazie all’arte permette di rielaborare gli aspetti difficili e negativi che la sofferenza psichica comporta e a sublimarli in qualcosa di positivo. “ Siamo felici di constatare un grande riscontro e interesse di pubblico per questo genere di eventi, probabilmente il periodo del covid ha portato maggiormente la gente a riflettere su questioni esistenziali che accomunano l’essere umano in generale e quindi tutti noi. L’arte e la fotografia hanno il potere straordinario di permettere l’immedesimazione anche da altri punti di vista esterni, portando alla comprensione ad un livello più profondo.” Ha aggiunto Maurizio Cimino, educatore professionale del centro e coordinatore del progetto, nonché esperto in fotografia terapeutica, presentatore per l’occasione dell’evento, di fronte a un pubblico numeroso ed attento.

“Si tratta di un’esperienza che ha origini consolidate all’interno delle nostre strutture territoriali, poiché riteniamo che oltre alla cura farmacologica unire a sostegno una qualche forma artistica di condivisione abbia un indubbio valore terapeutico che aiuta il paziente, quindi promuovere iniziative che abbiano a che fare con la condivisione delle proprie esperienze può essere di grande aiuto nel momento in cui a livello sociale non vi è un riconoscimento dell’individuo perché, come purtroppo

sappiamo, il paziente psichiatrico vive sempre in una condizione di emarginazione a tutti i livelli. È terribile constatare che sono sempre di più le persone molto giovani che si rivolgono a noi per un aiuto specialmente in questo periodo di pandemia, ma in generale anche per l’andamento della nostra società troppo fortemente competitiva che non lascia spazio alla riflessione e alla condivisione costruttiva e che quindi tende a schiacciare le personalità più deboli.” Ha specificato Maria Giuseppa Santoro, Dirigente Medico Psichiatra e Referente U.O.S.

“L’arte è in grado di compiere questa sorta di magia terapeutica e la video art in particolare, come mezzo espressivo privilegiato, può veicolare messaggi di questo tipo. Toccare le tematiche sociali con la videoart è un’esperienza molto particolare. In ogni edizione della biennale abbiamo sempre toccato queste tematiche dando spazio a queste forme di arte importanti. Non è sempre semplice riuscire a maneggiare certe istanze complesse con il dovuto rispetto e senza retorica. Felici di dare spazio a chi riesce a farlo con delicatezza e valore artistico.” Ha concluso Miguel Gomez, direttore artistico e organizzatore di Bibart.

Rossella Cea

 

 

 


Pubblicato il 22 Luglio 2021

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