Cronaca

In via Calefati il cuore delle prossime elezioni comunali

A Bari, comunque vada, in via Calefati alla fine delle prossime amministrative si festeggerà l’elezione del nuovo sindaco. Infatti, se non si verificheranno sorprese, il candidato a sindaco di una delle due maggiori coalizioni sarà probabilmente eletto Primo cittadino. E sia che diventi sindaco Domenico Di Paola (Impegno civile), sia che lo diventi Antonio Decaro (Pd), i primi festeggiamenti avverranno verosimilmente su Calefati, dove entrambi questi candidati hanno aperto il proprio comitato elettorale cittadino. Uno quasi dirimpetto all’altro, come usualmente fanno i venditori ambulanti in concorrenza tra loro nei mercati settimanali, che espongono su fronti stradali contrapposti la stessa mercanzia e tentano di attrarre la clientela con slogan diversi, pur sapendo bene che i loro rispettivi prodotti sono praticamente identici, per qualità e prezzo. E dove, quindi, i potenziali clienti si lasciano convincere all’acquisto, da uno o dall’altro dei venditori, solo sulla base di convincenti slogan e promesse che li rassicurano sulla scelta ritenuta migliore. Al momento, però, pur essendo già partita la campagna elettorale per le amministrative tra Di Paola e Decaro la ‘vendita’ vera e propria delle ‘mercanzie elettorali’ non è ancora iniziata, ma siamo ancora nella fase dei preparativi. E quindi della ‘pre-vendita’. Infatti, dopo aver posizionato le rispettive ‘bancarelle elettorali’ in via Calefati, Di Paola e Decaro non hanno ancora cominciato a reclamizzare la loro mercanzia ma, per adesso, mentre preparano le ‘bancarelle’ si punzecchiano l’un l’altro a colpi di sfottò e paragoni personali, che verosimilmente non interessano affatto la stragrande maggioranza degli elettori baresi, perché nulla hanno a che vedere con i programmi e propositi amministrativi per il futuro della città. E così Decaro da Facebook, che è la moderna ‘piazza mercato’ virtuale, fa sapere a Di Paola che lo ritiene ormai “troppo vecchio” per fare il sindaco, in quanto ha l’età del padre. Poi, ancora da Facebook, il candidato sindaco del Pd replica al risentito antagonista nella corsa per la poltrona più alta a Palazzo di città: “Mi spiace che Mimmo Di Paola si sia sentito offeso dalle mie esternazioni sulla sua età. Chi mi conosce sa che ho profondo rispetto per lui, proprio perché è molto più grande di me. Il paragone con mio padre non era affatto ironico”. E Di Paola, a stretto giro di battute e controbattute, replica: “Voglio rassicurare il politico anziano Antonio Decaro che non mi sono sentito affatto offeso dal paragone con il padre. Cavalcare il giovanilismo a tutti i costi e’ un errore logico nel quale si vuole far cadere l’opinione pubblica. Che per quanto la si voglia incantare, mi piace pensare che sia ancora capace di resistere a certe forme di promozione politica. L’errore sta nel far credere 1) che l’avere 44 anni voglia dire essere giovani. 2) che essere giovani voglia dire automaticamente essere bravi. 3) che essere giovani all’anagrafe cancelli l’anzianità politica. Nulla di più demagogico”. E tra una punzecchiatura e l’altra, per fortuna ci si ricorda pure di affrontare saltuariamente  anche questioni politiche ed amministrative, che possono interessare certamente di più agli elettori baresi. Di Paola, infatti, nella sua ultima esternazione rileva: “Quello che sfugge a Decaro e, per la verità non mi meraviglia affatto, è il tema vero di questa campagna elettorale: Bari e i suoi problemi. Problemi che anche il candidato di centrosinistra e membro dell’amministrazione uscente ha contribuito a non risolvere in 10 lunghi anni di governo della città. A cominciare dal TRAFFICO nel quale i baresi continuano ad annegare, per continuare con il LAVORO (i cittadini stanno ancora aspettando i 30 mila posti promessi 5 anni fa) passando per la SICUREZZA con rapine, sparatorie e scippi all’ordine del giorno e finendo con l’ ECONOMIA (il commercio è in
ginocchio, l’artigianato sta morendo, l’industria licenzia per restare a galla). Questo è il tema del dibattito, il resto è fuffa da propaganda”.  Come si evince dalle ultime dichiarazioni, dopo le schermaglie personali, Di Paola si è finalmente ricordato di mettere in evidenza fatti concreti per i baresi. Infatti, continua dicendo che: “Decaro dice di conoscere le procedure dell’amministrazione. Io mi chiedo come mai allora queste conoscenze non siano state messe al servizio dei baresi in questi anni. Conoscere le procedure, inoltre, non vuol dire affatto conoscere la città. Se la conoscesse come dice, si accorgerebbe del degrado, della sporcizia, dell’incuria a cui la sua amministrazione ha condannato molti quartieri del capoluogo. Basti andare nelle periferie, in quei quartieri dove al fallimento urbanistico si associa il fallimento delle politiche sociali, per chiedersi dove sono state le istituzioni cittadine in questi anni. Mentre gli anziani della politica come Antonio Decaro erano impegnati ad occupare poltrone nelle istituzioni regionali e nazionali, io da imprenditore producevo e soprattutto distribuivo ricchezza. Bari ha bisogno di una inversione di rotta e di essere finalmente amministrata dopo 10 anni di ininterrotte campagne elettorali”.

Poi – sempre Di Paola – conclude con una evidente considerazione: “I baresi sono stufi di guardare le scalate politiche per il palazzo di città, per il palazzo della Regione, per la Camera dei Deputati. Sono stufi di vedere scalare classifiche che non li riguarda. L’unica vetta che ai baresi interessa è quella della classifica della qualità della vita. E qui il cammino è lungo. Tutto il resto è fuffa elettorale”. Ma Decaro non sta certo solo a sentire le accuse del suo competitor e prontamente replica, ripagando Di Paola sulla stessa linea polemica: “Lui dice che Renzi ha scelto Padoan, un signore di 65 anni, a fare il ministro dell’economia. Bene, seguendo il suo ragionamento, Di Paola dovrebbe fare l’assessore al bilancio, e io il sindaco. Ma se si vuole proporre per questo ruolo, dovrebbe votarmi, prima”.  E – sempre Decaro – all’accusa di essere politicamente un vecchio rileva che la sua “E’ in realtà esperienza amministrativa” e continuando afferma: “Faccio da nove anni politica e mi sono sempre cimentato con i problemi di Bari e della Puglia. Conosco a menadito l’amministrazione e le sue dinamiche. Sicuramente meglio di lui che invece da circa trenta anni riceve incarichi dalla stessa classe politica dalla quale cerca di prendere le distanze”. Poi termina con una considerazione che, però, è sicuramente a doppio taglio: “Lui candida le stesse persone che questa città la amministrano da più di 20 anni”. Infatti, quest’ultima considerazione, detta da un esponente politico di quel centrosinistra barese, che negli ultimi dieci anni di amministrazione comunale ha portato in giunta nomi come quello di Emanuele Martinelli (ex Dc) e Filippo Barattolo (ex Psi), sembrerebbe più una battuta autoironica a chi, nel 2004, lo ha chiamato a fare l’assessore ed ora lo sponsorizza a suo successore, piuttosto che un appunto alla controparte. E qualche cittadino, stufo di queste sterili polemiche personali, si chiede non affatto divertito: “Ma, prima del 24 maggio, proposte serie e programmi concreti riusciremo a sentirle da questi candidati a sindaco?”. E per fortuna siamo solo all’inizio della campagna elettorale. E di tempo ce n’è ancora abbastanza, per discutere di problemi della città. Ma per questo bisognerà, forse, aspettare che i due “venditori” finiscano di sistemare meglio le loro “bancarelle” al mercato della politica di via Calefati, visto che la loro mercanzia è verosimilmente la stessa.         

Giuseppe Palella

  

         


Pubblicato il 8 Marzo 2014

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