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Incostituzionale per Decaro il limite di secondo mandato?

Il Primo cittadino ipotizza profili di incostituzionalità della norma in vigore, verosimilmente inesistenti

Il Primo cittadino di Bari, Antonio Decaro (Pd), sull’abolizione del limite dei due mandati consecutivi per i sindaci dei Comuni superiori a 15mila abitanti è forse, ormai, patetico. Infatti, intervenendo in qualità di Presidente dell’Anci (Associazione nazionale dei Comuni italiani) ad un convegno organizzato alla Camera per il trentennale della legge di elezione diretta dei sindaci, la n.81 del 1993, il Primo cittadino barese è tornato a chiedere al Governo ed al Parlamento l’abolizione del limite dei due mandati consecutivi. Il sindaco barese e Presidente Anci, nel suo intervento, ha ipotizzato addirittura l’incostituzionalità della norma che vieta la candidabilità ai sindaci reduci da due mandati consecutivi, poiché “I due mandati – a detta di Decaro – sono un limite al diritto costituzionale di elettorato attivo e passivo che non vale per nessun’altra carica elettiva e per nessun altro livello di governo, e non esiste in nessun altro Paese”. Inoltre, per il Primo cittadino barese “limitare a due mandati l’impegno di un sindaco significa limitare la possibilità di un’amministrazione di programmare”, poiché “prima di mettere in cantiere e realizzare interventi sulle città ci vogliono 7 anni” e questo è un procedimento che – sempre secondo Decaro – “richiede molto tempo”. In realtà, l’eliminazione del limite dei due mandati è un problema che riguarda personalmente Decaro come sindaco di Bari e di altri Primi cittadini di Città metropolitane che alle prossime amministrative non saranno rieleggibili, avendo già espletato per due volte consecutive il ruolo di sindaco. Se poi si aggiunge, in particolare per Decaro, ma anche per altri sindaci nelle sue stesse condizioni, qualche rischio nel potersi immediatamente ricollocare politicamente alla fine del mandato, allora non è difficile comprendere il motivo dell’insistenza del Presidente barese dell’Anci nel chiedere ultimamente, in maniera forse ossessiva, l’abolizione dell’incandidabilità per un terzo mandato consecutivo ed oltre. Ma davvero presenta profili di incostituzionalità la norma in questione? Non è una problematica di cui possono disquisire i cittadini profani in materia, come pure non è di certo un tema su cui può “emettere” verdetti di incostituzionalità un sindaco ingegnere dell’Anas, trattandosi di materia squisitamente giuridica e sulla quale, pertanto, non ha alcuna competenza tecnica al riguardo. Però, a molti cittadini non sfugge il fatto che la norma tacciata di incostituzionalità da Decaro è in vigore da trent’anni e nessun operatore qualificato in materia ha finora ravvisato profili di incostituzionalità. Ma c’è di più! Il sindaco Decaro è Presidente dell’Anci dal 2016 e non pochi cittadini si chiedono: “Solo ora Decaro, dopo quasi sette anni da quando rappresenta la principale associazione dei Comuni italiani, si è ricordato di palesare un possibile profilo di illegittimità costituzionale della norma che rende incandidabili i sindaci per un eventuale terzo mandato consecutivo?” E’, quindi, di tutta evidenza che, sul citato tema sollevato da Decaro, “Cicero pro domo sua”! Ovvero che il Primo cittadino barese, ora che è interessato direttamente alla possibilità di terzo mandato consecutivo, sta tentando in tutti i modi per far rimuovere una incandidabilità  che, in mancanza di altre immediate e poco rischiose prospettive politiche personali, che attualmente gli impedisce di riproporsi per terzo quinquennio da sindaco di Bari. Situazione analoga per altri sindaci di Comuni capofila di Città metropolitane, per cui il direttivo dell’Anci ha assecondato Decaro nel chiedere al Parlamento l’abolizione del limite del secondo mandato. Ed anche su questo c’è chi, tra i comuni cittadini, ha qualche rilievo da effettuare nei confronti dell’Anci a guida Decaro. Infatti, anche tra gli stessi addetti ai lavori della politica, oltre a qualche comune cittadino, non è sfuggito il fatto che, da quando alla presidenza dell’Anci siede Decaro, l’Associazione dei Comuni italiani è forse più attenta alle “questioni” di coloro che rappresentano l’ente che di quelle dei Comuni, ossia delle collettività rappresentate. Infatti, come è noto, Decaro da presidente dell’Anci si sta rivelando molto attento alle problematiche personali dei sindaci che a quelle collettive dei cittadini. Ed al riguardo è sufficiente ricordare le “lamentele” a suo tempo sollevate da Decaro sulle indennità dei Primi cittadini e che hanno poi portato l’ex governo Draghi ad aumentarle di quasi il 100% in tre anni (dal 2002 al 2024) per i sindaci di città capoluogo di regione, come Bari, o la richiesta al Parlamento dell’eliminazione per i sindaci del reato di abuso d’ufficio e, da ultimo, la richiesta di modifica per un possibile terzo mandato consecutivo. Contro, invece, il presidente dell’Anci, Decaro, ha finora omesso di portare all’attenzione del Governo e del Parlamento alcune questioni importanti per la finanza comunale, tra le quali sicuramente figurano gli spechi di risorse in taluni Comuni, tra i quali figura sicurante anche Bari, per tali Organi politici di un decentramento spesso inutile o addirittura inesistente. Infatti, la legge istitutiva del decentramento comunale, sia pur riveduta e corretta nel 2010, è vecchia ormai di quasi 50 anni (è del 1976!), ossia di quando i meccanismi elettivi di sindaco e giunta era totalmente differenti da quelli entrati in vigore con la citata e tanto decantata, dallo stesso Decaro, legge n.81 del 1993. Una legge, quest’ultima, che almeno per i Comuni di dimensioni inferiori al mezzo milione di abitanti, come lo è Bari, ha sicuramente reso anacronistico l’istituzione di organi politici di decentramento comunale. Però, tornando al “non c’è due senza tre” che Decaro da Presidente dell’Anci vorrebbe fosse introdotto, ci sarebbe sicuramente da rilevare il fatto che la posizione assunta al riguardo dal Primo cittadino barese è sicuramente in contraddizione con la linea politica della neo-segretaria del suo partito, Elly Schlein, che mira verosimilmente ad un rinnovamento e ad alternanze anche nei nomi per le candidature e gli incarichi istituzionali, oltre che nei programmi. Ma forse a Decaro, essendo un “bonacciniano”, anche quest’ultimo aspetto sul tema “terzo mandato” potrebbe essere sfuggito. Come potrebbe essere sfuggito sicuramente il dibattito politico-parlamentare che precedette l’approvazione della legge elettorale del 1993 di elezione diretta dei sindaci e delle motivazioni per fu introdotto il limite dei due mandati consecutivi. Inizialmente, infatti, la durata dei mandati per i sindaci eletti direttamente era di 4 anni, successivamente ripristinati a 5 anni. Per la storia, è sufficiente forse ricordare che neppure durante il ventennio fascista i podestà erano mantenuti in carica per 15 anni consecutivi. Ed all’epoca di certo non ci sarebbero stati problemi di favorire alternanza democratica e buon andamento dell’amministrazione pubblica, quindi di costituzionalità, se ciò fosse avvenuto. E’ però da presumere, che nel caso del sindaco Decaro, il potere logora chi sta per perderlo o che una permanenza al potere già per  dieci  anni consecutivi rischia di far perdere il senso del ridicolo. O, più probabilmente, che detto senso il Primo cittadino barese non lo abbia mai avuto per le questioni di carattere giuridico-costituzionali.

Giuseppe Palella


Pubblicato il 23 Marzo 2023

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