Cronaca

Indagini della Digos sulle amministrative baresi

Che ci fosse “qualcosa” di poco chiaro sulla dinamica del voto alle recenti amministrative baresi era stato ipotizzato da alcuni analisti politici subito dopo gli scrutini elettorali. Infatti, le divergenze riscontrate in maniera pressoché omogenea, tra i voti ottenuti alle europee da alcune liste nazionali e quelli conseguiti dalle stesse liste a livello comunale e municipale, fanno presumere ad inspiegabili anomalie nella formazione della volontà elettorale di molti baresi, che nella cabina elettorale hanno contestualmente manifestato differenti ed antitetiche espressioni di voto nel passare da una scheda all’altra delle tre sulle quali erano chiamati ad esprimersi. In altri termini, in quasi tutti i circa 350 seggi del Comune di Bari gli elettori locali alle europee hanno distribuito complessivamente circa un 68% dei voti tra M5S, Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia, lasciando il restante 32% alle altre sigle politiche presenti sulla scheda, di cui poco più del 20% al Pd. Mentre alle comunali i risultati risultano completamente ribaltai, visto che il sindaco uscente, Antonio Decaro del Pd, è stato eletto con circa il 67% dei consensi. E, guardando nei dettagli i dati elettorali, si scopre che il M5S nel passaggio alle amministrative perde oltre i 2/3 dei voti ricevuti alle europee; analogo andamento ha riportato Forza Italia, mentre la Lega e Fratelli d’Italia li dimezzano. Insomma, appare paradossale, oltre che incomprensibile il fatto che un elettore possa aver votato contemporaneamente per l’invocata chiusura dei porti portata avanti dal partito di Salvini alle europee e, qualche istante dopo, per l’apertura dei porti che invece invoca il sindaco Decaro, presente sulla scheda delle comunali. Di certo le divergenze di linee politiche e dei risultati di domenica 26 maggio scorso sono troppo eclatanti per essere sottaciute ed il fenomeno sottovalutato e spiegato unicamente con motivazioni di natura politica o promozionali, perché verosimilmente risultati così discordanti non possono non nascondere anche fattori di natura clientelare, se non addirittura illegale nella ricerca e formazione del consenso elettorale. E qualcosa in tal senso, stante ad alcune notizie di cronaca, forse già emergendo. Infatti, si parla già di un’inchiesta che la Procura della Repubblica barese avrebbe aperto a carico di ignoti per presunti “voti di scambio” alle recenti amministrative baresi. I reati ipotizzati sarebbero stati commessi nel corso della recente campagna elettorale da esponenti di diversi schieramenti politici. Per questo la Digos  avrebbe ascoltato gli autori delle “denunce circolate sui social” anche prima delle elezioni. Invece, altre segnalazioni sarebbero giunte direttamente in Questura, in forma anonima o di esposti firmati. Diverse le ipotizzate utilità ricevute da moltissimi elettori baresi in cambio di voti che vanno dagli usuali metodi di pagamento direttamente in denaro (“dai 30 ai 50 euro” a voto) o attraverso camuffati rimborsi a rappresentanti di lista, il cui unico scopo era quello di assicurare un predeterminato numero di voti di preferenza, o attraverso effettuate promesse di lavoro o collocazioni lavorative già avvenute. Avviati controlli anche per il rispetto della legge Severino sull’incandidabilità o l’ineleggibilità per aver commesso reati, e su consiglieri eletti con molte preferenze concentrate in maniera pressoché uniforme in seggi dello stesso plesso e in diversi plessi di uno stesso quartiere. Sui sospetti e le innanzi citate anomalie del voto barese delle amministrative, il deputato barese Giuseppe Brescia del M5S e presidente della Commissione Affari costituzionali di Montecitorioha preannunciato un’interrogazioneal ministero
dell’Interno, Matteo Salvini. Infatti, la candidata a sindaco di Bari del M5S, Elisabetta Pani, risultata eletta solo a consigliere,ha dichiarato: “In campagna elettorale ho più volte segnalato il pericolo di voto di scambio”. “Un pericolo che – secondo Brescia e Pani – coinvolgeva le procedure di reclutamento dei rappresentanti di lista o che più semplicemente si concretizzava in promesse di benefici economici o materiali di varia natura”. E, proseguendo, hanno aggiunto: “Le denunce dei cittadini rappresentano un primo grande passo verso la difesa della democrazia”, perchè “troppo spesso queste prassi di corruzione elettorale sono state percepite come normali, nell’inconsapevolezza della gravità del reato. Rimane il dubbio
che tutta la tornata elettorale (ndr – a Bari) possa essere stata inficiata e falsata da
un fenomeno probabilmente fuori controllo”. Per cui, Brescia e Pani hanno concluso: “Attendiamo con fiducia gli esiti delle indagini”. Anche se in premessa i due esponenti baresi del M5S, dopo aver ringraziato “i cittadini che hanno trovato il coraggio di denunciare alle Autorità competenti la compravendita di voti”, in base ai quali sono state avviate le indagini innanzi citate, hanno formulato l’auspicio che “uguale coraggio, se non decenza, abbiano quei consiglieri comunali eletti attraverso un chiaro reato. Si autodenuncino e collaborino alle indagini della Procura”. Ma quest’ultima aspettativa, però, appare alquanto improbabile, se non addirittura impossibile a verificarsi. Infatti, è assai inverosimile che chi abbia beneficato di “voti” procacciati in maniera illegale  possa poi pentirsi, auto-denunciandosi. Invece, è più probabile che possano essere le Autorità preposte ad accertarlo. Sempre che ciò sia possibile a posteriori e che la Digos abbia questa volta gli “elementi” giusti per poter stabilire con certezza cosa sia realmente accaduto nelle ultime amministrative baresi. E chissà che ciò che politicamente e razionalmente risulta difficile da spiegare, non lo sia invece assai più facile dal punto di vista investigativo.

Giuseppe Palella


Pubblicato il 7 Giugno 2019

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