Cronaca

Inquinamento Pertusillo: l’UE ha avviato da tempo un’indagine

Pertusillo acque in movimento, specie dopo che il 3 febbraio scorso nell’invaso della Val d’Agri erano state avvistate ampie chiazze di colore marrone che avevano suscitato paura e preoccupazione tra la popolazione lucana e pugliese. La Commissione europea ha così chiesto chiarimenti alle autorità italiane sulla situazione delle acque del lago ribadendo, come ha ricordato l’europarlamentare Piernicola Pedicini, che sull’invaso del Pertusillo c’è già da circa due anni un’indagine in corso della stessa Ue per fare chiarezza sul rischio-contaminazione. Rischio tuttora in piedi coi pericoli causati dagli impianti petroliferi dell’Eni presenti a poca distanza. Le ultime notizie sono contenute nella risposta che l’organismo esecutivo di Bruxelles ha dato a un’interrogazione presentata, un mese fa, dagli eurodeputati del Movimento 5Stelle Piernicola Pedicini e Rosa D’Amato, a seguito –come detto all’inizio – dell’ultimo allarme inquinamento del lago del Pertusillo. La Commissione ha anche specificato, nella risposta a Pedicini e D’Amato, che “nel valutare il rispetto delle norme di qualità delle acque nell’ambito della pertinente legislazione dell’Ue, la Commissione si basa sui dati e le informazioni comunicate dalle autorità competenti degli Stati membri sulla base di parametri specifici stabiliti dalla pertinente normativa nazionale (decreto legislativo n. 152/2006). Nel caso specifico dell’invaso del Pertusillo, – ha aggiunto la Commissione Ue – la risposta delle autorità italiane indicava che nel 2016 questi parametri erano stati pienamente rispettati”. Nell’interrogazione dei due eurodeputati era stato evidenziato che “l’Eni il 3 febbraio scorso aveva fatto sapere che all’interno del perimetro del Cova (Centro Oli Val d’Agri) alla profondità di sei metri era stato identificato del liquido con presenza di idrocarburi, riconducibile ad una perdita da un serbatoio di greggio dell’impianto petrolifero. Contemporaneamente nelle acque dell’invaso del Pertusillo, a valle del Cova, si erano materializzate delle macchie di liquido anomalo scuro simile ad olio minerale. Inoltre, era stato fatto presente che la diga del Pertusillo è un lago artificiale le cui acque vengono utilizzate per uso potabile da circa tre milioni e mezzo di cittadini delle regioni Basilicata, Puglia e Calabria, nonché per l’irrigazione di oltre trentacinquemila ettari di terreno”. La miccia sui rischi corsi dall’acqua del Pertusillo, forse non tutti lo ricordano, s’era infiammata poco più d’un anno fa dopo gli interventi in consiglio regionale pugliese del consigliere Nino Marmo. Era stato proprio quest’ultimo a rimettere in primo piano l’ordine del giorno lo aveva impegnato il capo della giunta pugliese a fornire i dati sulla qualità dell’acqua del bacino. Ed al Governatore pugliese che credeva di ave stroncato sul nascere la guerra dell’acqua, arrivavano altre legnate dalla vicina Basilicata, alla quale la Regione Puglia deve ancora pagare 55 milioni di euro per l’utilizzo dell’acqua dei suoi invasi da destinare principalmente alla tutela di sorgenti ed invasi. Fatto sta che restano inspiegabili brutti fenomeni come la moria di pesci e la presenza di metalli pesanti nelle acque del Pertusillo, rimasti a mezz’aria dopo che i presidenti Pittella ed Emiliano si erano chiariti aggirando tutte le denunce rimaste senza risposta dell’ex tenente della Polizia Provinciale di Potenza, Giuseppe Di Bello. Tornando agli europarlamentari Pedicini e D’Amato che hanno infine chiesto alla Commissione di spiegare perché, a seguito di tre precedenti interrogazioni dove già si chiedeva alla Ue di intervenire in merito alla comprovata contaminazione delle acque del Pertusillo a causa delle estrazioni petrolifere, l’organismo esecutivo di Bruxelles non avesse ancora agito concretamente in difesa del diritto alla salute dei cittadini e per la tutela dell’ambiente.

 

Antonio De Luigi


Pubblicato il 4 Aprile 2017

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