Insieme contro la violenza sulle donne
Nella settimana che vuole ricordare le donne abusate, venerdì 24 novembre, presso la “Sala delle Muse” del Circolo Unione di Bari – Teatro Petruzzelli -, si è svolto l’incontro “insieme contro la violenza sulle donne – dal linguaggio della sopraffazione al femminicidio”, evento patrocinato da: Comune di Bari, Croce Rossa Italiana, Penelope, Lilt, Inner Club Wheel Club Bari.Il Circolo Unione, pertanto, si è tinto di rosa, per parlare di donne. Donne maltrattate, violentate, scomparse e persino trucidate e uccise; ma anche donne-coraggio che hanno alzato la testa e hanno detto basta, non solo con la parola ma con fatti concreti.Alla presenza di ospiti illustri e in una sala gremita, molte sono state le testimonianze che si sono succedute e che ancora una volta hanno indotto alla riflessione. Si è parlato di femminicidio, una parola troppe volte abusata, proprio come le vittime di tale reato, una parola che nasconde un mondo di violenza che annienta, una parola che nasconde tante realtà che lasciano il segno perchè tutte sempre troppo dolorose.Dopo i saluti di rito di Maria Wanda Valente, imprenditrice nel settore della Sanità e di Irma Melini, consigliere del Comune di Bari, che hanno fortemente creduto e voluto questa serata, si sono alternati gli illustri relatori, moderati da Enzo Magistà, direttore TG Norba.Magistà, nel corso della serata, ha costantemente sottolineato lo sfruttamento della figura femminile anche nel mondo televisivo e dello spettacolo, un fenomeno tristemente diffuso in Italia. Nel nostro Paese, a causa di un retaggio culturale fortemente arretrato, la donna viene ancora vista come “oggetto da sfruttare” e troppo spesso accade che si preferiscano ragazze seminude deputate a far aumentare l’audience a donne che alla bella presenza riescono ad unire competenza e professionalità.In seguito sono intervenuti: Carmine Esposito, Questore di Bari, Antonio Maria La Scala, Presidente Associazione Penelope Italia e Gens Nova, Valeria Pirè, direttrice della Casa Circondariale di Brindisi, Maria Giovanna Tomasino, Psicologa e Psicoterapeuta, Centro Antiviolenza del Comune di Bari.Il Questore, che troppe volte nella sua carriera ha dovuto gestire fenomeni di femminicidio, ha voluto racchiudere il suo intervento con la frase che una sua sottoposta gli ha proferito trenta anni fa e che riassume lo stato d’animo di tutte le donne vittime: “voglio denunciare l’uomo che mi ha rubato i sogni”. È proprio così che si sentono tutte le donne che hanno creduto e investito tempo e sentimenti nel loro compagno “di vita” e che da questo sono state offese.Caterina Rotunno ha portato la sua testimonianza di donna medico spesso deprivata della sua libertà e offesa nel suo ruolo e nella persona, proprio mentre presta servizio all’intera comunità. La sua è stata la voce di tutte le donne medico che durante il servizio di guardia medica vengono oltraggiate e violentate da pseudo-uomini, senza ricevere nessuna protezione o forme di difesa da parte delle istituzioni.Giovanna Tomasino ha raccontato la sua esperienza nel Centro Antiviolenza del Comune di Bari, luogo in cui si recano donne impaurite e prive di futuro, con la speranza di ricevere consigli utili per riappropriarsi delle loro vite. Queste donne di solito hanno già perdonato troppe volte il loro carnefice, hanno già cercato di recuperare il loro rapporto “malato”. Sono state spesso giudicate dai loro stessi parenti e non sanno più cosa fare per salvarsi e per salvare i propri figli e cercano nel centro l’ultimo barlume di speranza.Molto emozionante anche l’intervento di Antonio Maria La Scala, il quale ha sottolineato che una donna non “scompare” quasi mai per scelta. È difficile che decida di abbandonare deliberatamente e consapevolmente la sua prole. Le donne scomparse sono purtroppo nella maggior parte dei casi le vittime di un femminicidio. Proprio come Elisa Claps, la prima ragazza scomparsa di cui si è occupata l’Associazione Penelope, nata dalla volontà dei suoi familiari, associazione che continua ad operare in difesa delle donne.La serata si è conclusa con la consapevolezza che non bastano una sola giornata o una settimana di riflessione per fronteggiare questo triste fenomeno e finché ci sarà ancora almeno una donna che non si sente “libera” di essere donna, il femminicidio sarà ancora una triste realtà.
Marina Basile
Pubblicato il 28 Novembre 2017