Cronaca

Interporto: arrivano i fondi per sbloccare gli appalti, ma restano i dubbi

Ci siamo: l’infrastruttura entrata in funzione da tempo allo scalo ‘Ferruccio’ del quartiere San Paolo, a Bari, solamente una piccola porzione dell’opera che, invece, quando sarà terminata doterà il capoluogo d’un vero ‘hub internazionale in grado di gareggiare con i più grandi scali europei, sta per beneficiare dei cospicui fondi regionali. Un’opera in eterno ritardo che doveva essere completata ed entrare a pieno regime già da parecchi anni, ma che adesso pare tirare un sospiro di sollievo con i fondi concessi dalla giunta regionale guidata da Vendola poco prima di passare le consegne a Michele Emiliano. Fondi che serviranno anche agli appalti per la  fornitura  di  materiale  necessario all’armamento ferroviario. Appalti che, pur essendo stati banditi da una società ormai totalmente privata, beneficia di cospicui finanziamenti pubblici, rientrano nel campo di applicazione, appunto, sugli appalti pubblici ed ammontano a 1.229.700 Euro la prima gara, 1.648.802 Euro la seconda, 1.311.944 Euro la terza, 2.244.773 la quarta, per un ammontare complessivo di circa 6 milioni e mezzo di Euro. Insomma, per ora l’Interporto regionale della Puglia, società per azioni presieduta da Lello Degennaro, politico e imprenditore capo dell’omonimo gruppo edile, riprende a macinare chilometri di strada ferrata per completare il grande progetto di mettere Bari, come detto, al centro dei collegamenti su rotaia e gomma. Degennaro sta portando avanti il suo progetto per una struttura che si estenderà su una superficie di 500mila metri quadri (di cui 90mila coperti) all’interno della quale ci sarà uno scalo ferroviario intermodale di circa 6 chilometri con un investimento da ben 120 milioni di euro. Un investimento sostenuto da capitali privati e pubblici, con in prima fila la Regione Puglia di Nichi Vendola e Guglielmo Minervini, l’ex assessore pugliese ai Trasporti. Infatti “Interporto Regione Puglia Spa”, società privata controllata interamente da una finanziaria della stessa famiglia Degennaro, in questi anni ha beneficiato di oltre 60 milioni di euro di finanziamenti ministeriali, regionali ed europei e realizzato una scia di capannoni ad uso logistico, serviti da trasporto su gomma. E ora, una volta affidati i lavori per i collegamenti su rotaia, la società  spera di completare il suo progetto e ampliare finalmente il suo raggio d’azione, dopo anni di perdite e bilanci in passivo, ma utili per far squillare le trombe attorno alla decantata interportualità. Un progetto ambizioso, dunque, con una lunga serie di magazzini per stipare le merci trasportate, come detto, gomma e ferro, con tanto di centro direzionale, attrezzature per le merci, officine, celle frigorifero, impianto per il lavaggio e, se tutto andrà bene, albergo e mensa. Tanti i servizi che offrirà l’Interporto dei Degennaro, quando sarà completato e a regime: bar e ristoranti, ma anche sportelli bancari e postale per un’unica area intermodale che sarà in grado di raddoppiare l’attuale, un primo stralcio costituito da 22mila metri quadri coperti e 130mila metri di piazzale. E il resto? Quando entrerà in funzione quel collegamento col porto di Bari che, tra l’altro, l’ex assessore Minervini ha assicurato più volte essere uno dei suoi obiettivi prioritari, nodo centrale dell’imprenditoria barese e pugliese? In effetti, a sette anni dall’inaugurazione, l’Interporto Regionale della Puglia, beneficiario di oltre 73 milioni di euro di fondi pubblici (gran parte dei quali europei), non potrebbe essere neppure considerato un vero e proprio interporto, mancando della connessione alla rete ferroviaria, bensì una semplice piattaforma logistica utilizzabile solo via gomma. Tante, troppe le promesse a vuoto dell’ex assessore e sindaco di Molfetta sulla messa in opera del raccordo fra Interporto e ferrovia, anche per colpa delle cifre da capogiro che girano e che non reggono il confronto dinanzi al bilancio di Interporto, società controllata per oltre il 99% da una finanziaria di famiglia dei Degennaro: per il secondo esercizio consecutivo, infatti, il 2010 si è chiuso con una perdita di circa 2,8 milioni di euro, con un’esposizione debitoria che ha superato gli 85 milioni di euro. Tanto che la società incaricata della revisione del bilancio KPMG, ha messo nero su bianco che “il presupposto della continuità aziendale è soggetto a molteplici significative incertezze”. Troppe ombre, come ammettono gli stessi amministratori di quegli uffici regionali dove l’ex capo dell’Avvocatura Nicola Colaianni anni fa ricevette incarico dall’assessorato ai Trasporti di procedere all’accertamento di alcuni passaggi amministrativi e burocratici sull’Interporto, piuttosto dubbi. Ma di quella indagine e successiva relazione, semmai fu firmata e portata a termine, s’è smarrita ogni traccia….

 

Francesco De Martino 

 


Pubblicato il 25 Luglio 2015

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