Intorno, 53 bossoli di moschetto
Vittoriano Cimmarrusti era nato a Canneto il 18 febbraio 1912, quando la futura Adelfia consisteva in due centri abitati (l’altro era Montrone) divisi dall’alveo asciutto di un antico corso d’acqua. Diciannovenne, si arruolò nell’Arma. All’inizio delle ostilità con l’Etiopia chiese di partecipare alle operazioni di guerra. Il 24 aprile 1936 era in località Gunu Gadu, nella regione dell’Ogaden, nei pressi di Sassabaneh. In quella zona rocciosa e ricca di anfratti dove gli etiopi erano ben trincerati si svolse lo scontro decisivo. A contrastarli erano reparti di fanteria leggera dei Carabinieri Reali appoggiati da una coorte di Milizia Forestale di artiglieria e truppe coloniali indigene. La vittoria fascista spianò la strada verso Giggiga, preludio alla successiva resa etiope (la proclamazione dell’impero avvenne di lì a due settimane, il 9 maggio). Fu una vittoria pagata a carissimo prezzo. Le fortificazioni di Guni Gadu, realizzate grazie all’aiuto di consiglieri militari belgi, consentivano un micidiale tiro incrociato. Contro quelle fortificazioni pressoché imprendibili si sacrificarono i nostri. Numerosi gli atti di eroismo, specie fra i Reali Carabinieri. A morire eroicamente furono il Capitano Antonio Bonsignore e due carabinieri : Mario Ghisieni e Vittoriano Cimmarrusti. Nel furioso scontro il giovane pugliese fu colpito ad un braccio da una pallottola esplosiva, solo dietro comando del suo ufficiale di reparto, abbandonò la prima linea per farsi medicare nella Sezione di Sanità operativa nello retro linee. Col braccio fasciato, invece di restare tra i ricoverati, volle tornare al suo posto. Ferito una seconda volta, questa volta all’inguine, continuò a sparare. Rimasto senza munizioni, proseguì la lotta lanciando bombe a mano contro una formazione etiope che, realizzata una sortita, stava per sorprendere di fianco lo schieramento italiano. Colpito al capo, infine, cadde. Quando i commilitoni recuperarono il suo cadavere gli contarono intorno 53 bossoli. Cimmarrusti venne decorato alla memoria con la medaglia d’oro al valor militare. Di lui i parenti conservano due lettere : La prima è datata 30 marzo 1936, la seconda risale a due soli giorni prima della morte (per ironia del destino la missiva partì per l’Italia cinque giorni dopo la battaglia di Gunu Gadu…). Nella prima il figlio scrive alla madre rassicurandola sulla sua condizione di salute, che definisce “ottima” ; si raccomanda che con i risparmi spediti la famiglia possa festeggiare “adeguatamente” la Pasqua ; si duole di non aver ricevuto risposte da casa ; si scusa con fratelli e sorelle se non riesce a inviare a tutti una cartolina ; raccomanda di non spedire telegrammi al Comando per reclamare sue notizie. La seconda missiva si distingue per l’animosità con cui Vittoriano smentisce le “bugie” in circolazione ad Adelfia circa “presunte difficoltà” nell’andamento della campagna d’Africa ; il giovane carabiniere elogia i Superiori, così “buoni e premurosi come padri di famiglia” da fargli preferire la condizione di soldato a quella di civile in Italia (a parte “l’eccesso di caldo”). A lui sono intitolate tre caserme, a Latina, Lecce e Cittadella (Padova). La sua città gli ha dedicato una Piazza.
Italo Interesse
Pubblicato il 24 Aprile 2015