Cronaca

Invasi di Puglia, la risorsa turistica sottovalutata

L’estate volge al termine, il caldo sta attenuando la sua morsa, si aspetta la pioggia e si tira un sospiro di sollievo. Lo spauracchio dell’emergenza idrica, che pure all’inizio di questa primavera le Cassandre di turno avevano agitato, non c’è stata. Una volta di più diciamo grazie agli invasi costruiti ai confini della nostra regione e che sfruttano i pochi corsi d’acqua di cui la Puglia dispone. Se il lago artificiale di Occhito si è formato per effetto di un’imponente diga sul Fortore, quello di Locone ferma le acque dell’omonimo torrente. La differenza tra i due invasi consiste in questo : il primo rappresenta una realtà a sé stante, l’altro rientra in un più vasto sistema idrico che considera altri sei e più piccoli invasi (Lampeggiano, Rendina, Capaciotti, Osento, Saetta e Conza), cui corrispondono altrettanti terrapieni elevati lungo il corso di affluenti dell’Ofanto. La diga di Lampeggiano (legata all’omonimo torrente) si leva all’altezza di Toppo di Francia nel Potentino. Quella di Rendina, tra Lavello e Canosa, interrompe il corso del torrente Olivento. Nel cerignolano, lungo il torrente Marana, troviamo la Capaciotti. Nel territorio di Aquilonia, nell’avellinese, la diga Osento spezza il flusso del torrente Osento. Nei dintorni di Pescopagano (PZ) davanti al torrente Ficocchia si leva la diga Saetta. Infine, a Conza di Campania, ancora in provincia di Avellino, la diga Conza causa un invaso direttamente sull’Ofanto. Parliamo di laghi artificiali le cui dimensioni non possono concorrere con le realtà di Locone e Occhito ma che rivestono grande importanza strategica sul piano dello sfruttamento della risicata disponibilità idrica di un territorio storicamente sitibondo. Tra l’altro la creazione, abbastanza recente, di questi specchi d’acqua ha dato vita in loco a un nuovo microclima. Sicché la fauna e la flora tipiche della zona e prossime a sparire hanno ritrovato vigore. Per di più, uccelli e mammiferi in fuga da aree troppo antropizzate e falcidiate dai pesticidi hanno trovato qui rifugio. Siamo al punto che intorno agli invasi di Puglia è ormai facile individuare rapaci d’ogni genere e uccelli di palude, scoiattoli, martore, tassi, donnole, scoiattoli, testuggini…. Nell’acque degli invasi, poi, sono stati immessi pesci, per cui a Lampeggiano come a Capaciotti, Saetta o Conza è normale pescare tinche, carpe, trote. Il tutto sta mutando  questi bacini in oasi floro faunistiche di notevole interesse. Peccato che raggiungerle sia problematico. Le strade sono disagevoli, le indicazioni del tutto latitanti. Inconvenienti che possono esaltare cicloamatori, pescatori incalliti e fotografi dell’estremo, non classi di studenti o turisti placidi.

Italo Interesse


Pubblicato il 4 Settembre 2012

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio