Cronaca

“Io medico-burocrate, costretto a usare più inchiostro, che bisturi…”

Quanto tempo passa un medico dentro un ospedale a compilare carte, documenti e cartelle? Tanto, davvero tanto tempo. E quanto incide tutto ciò sulla sua preparazione e capacità di dedicarsi immediatamente dopo (…ovvero immediatamente prima) nella corsia di quello stesso ospedale ai suoi pazienti? Tantissimo, davvero tantissimo. Troppo. Ma vediamo subito quali sono quei compiti imposti dalle norme in vigore al “burocrate – medico” nelle corsie dei nostri ospedali, come se non ci fossero già tanti problemi da affrontare ogni santo giorno. E non parliamo solo dell’azienda sanitaria di Bari. Allora, prima di tutto c’è da preparare le schede di dimissione ospedaliera, per cui al nostro camice bianco tocca scrivere la diagnosi e la terapia, scegliendo dei codici cui fare riferimento caso per caso. In base a questi codici, tanto per chiarire, vengono riconosciuti i rimborsi alla stessa azienda sanitaria e se il nostro medico/burocrate usa un codice sbagliato, rischia che un intervento complesso venga rimborsato meno del dovuto. Ergo, meno soldi al reparto e meno ancora al personale che lavora, in quel reparto. Possibile che nessun impiegato o funzionario amministrativo della stessa Asl non sia in grado di tramutare su carta quanto sopra detto, ovviamente su indicazione scritta, ma solo nei dettagli fondamentali, del medico? Ma come non bastasse, a quella pila di documenti da non molto si sono aggiunti altri fogli per compilare e cioè le cartelle. Che vanno numerate pagina per pagina, senza vidimazione della direzione sanitaria, per cui lo stesso medico che sente di aver commesso qualche ‘leggerezza’ –diciamo così…- può benissimo sostituire quel foglio, magari per mutare alcuni aspetti giuridici dell’intervento. Poi alla fine del ricovero, giusto per capire di cosa parliamo, c’è una pagina per compilare, la cosiddetta “check list” dove mettere l’elenco degli esami eseguiti. E tutto questo, vale la pena ribadirlo, comporta tanto tempo, ma veramente tantissimo tempo. Nicola Orlandini (nome inventato) è un medico che opera all’ospedale ‘Di Venere’ di Bari/Carbonara, non certamente un avvocato, un giurista o un giureconsulto. Eppure vede nella sua pratica quotidiana di medico-chirurgo gli stessi meccanismi più indicati per un laureato in legge, piuttosto che in medicina e chirurgia. Qualche tempo fa, stufo di avere a che fare più con le scartoffie, che coi suoi pazienti che passavano a decine anche dal Pronto Soccorso, quand’era di turno –e capitava sempre più spesso, data la cronica carenza di personale – ha scritto pure a un quotidiano locale, lamentando come «la burocrazia conta più del malato». «Certo, da medico-chirurgo ritengo giusto che il medico sia il primo responsabile di quanto accade in sala operatoria e descriva nei minimi particolari prendendosi la responsabilità dell’intervento eseguito, verbale che contiene diagnosi, check list e tutto il resto. Ma è semplicemente assurdo che poi io debba pure ricopiare sulla scheda di dimissioni quanto è già contenuto in quel documento. E così per tutti i copia, ricopia, taglia e incolla che ci è chiesto di fare, anche una dozzina di volte a intervento. Pile di carte e documenti che sottraggono tempo a chi è in cura e non parliamo dell’aggiornamento professionale, che in questo ospedale può dipendere perfino da qualche caposala». I sindacati del ‘Di Venere’, che pure abbiamo provato a interpellare, semplicemente non esistono, anche se si tratta di affrontare tematiche meno gravi some i posti/auto riservati ai disabili occupati da abusivi o un ascensore che non funziona per settimane e settimane. E così mansioni amministrative e burocratiche che servono ai controlli, non certo ai pazienti, vengono scaraventati in capo ai medici che dovrebbero occuparsi di ben altro, mentre si continua solo a parlare di cartelle cliniche elettroniche, che dovrebbero rendere automatico tutto il processo descritto. Processi affidati all’informatica che alla Asl di Bari e in Puglia restano una chimera, nonostante i milioni di euro investiti col mastodontico sistema ‘Edotto’…

 

Francesco De Martino


Pubblicato il 6 Novembre 2018

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