Cultura e Spettacoli

Irrevocabile pollice verso sul film “Il giovane favoloso” di Mario Martone

Qualche settimana fa “rai 3” ha mandato in onda il film di mario martone ”il Giovane favoloso”. Sulla Vita di Giacomo Leopardi ? Non direi proprio, in quanto il film ha, didascalicamente, illustrato quanto di falso, superficiale i manuali scolastici hanno ammannito a un numero incalcolabile di scolari: Leopardi alle prese, sempre, con i suoi guai fisici e dintorni; innamorato pazzo di silvia, di nerina, di aspasia, “alias” fanny targioni tozzetti; morto a napoli in casa del benefattore ranieri (poi, Sapremo chi dei due fosse il Vero, Autentico Benefattore) nell’afoso giugno del 1837 per una congestione determinata da un “mix” di confetti di sulmona (di cui sarebbe stato, secondo antonio ranieri, ghiottissimo, per non dire di dolci, in generale, di gelati), inviati a Lui dall’Amata Sorella Paolina,  con una brodaglia; sepolto nella chiesa di “san vitale” a “fuorigrotta” (poi, Saremo Messi a Parte della causa scatenante la morte del Poeta e dove, certamente,  fu sepolto), ecc., ecc., ecc.. Il contenuto stantio degli ecc., ecc., ai giovincelli dispensato dall’altrettanto stantia scuola italiettina, ieri, oggi, domani, cattolicamente, alle prese, ognora, con la spada di damocle della censura clerico – fascista, istituzionalizzata dai “patti lateranensi” che ordinavano, senza remore, senza pudore, che l’educazione degli italiettini, dalla prima infanzia sino alla conclusione degli studi universitari, dovesse svolgersi all’insegna del Vangelo (???), “glossato”, ovviamente, dagli interpreti, organici alla curia vaticana. Ahh, dimenticavo, Leopardi nel film ci viene, ancora, scolasticamente, presentato come un inguaribile misantropo, misogino e, “dulcis in fundo”, sulla scorta di alcune lettere, dalla fanny targioni tozzetti inviate ad amici, conoscenti, ma, soprattutto, ad antonio ranieri, accolto nel suo letto, come un  uomo che aveva poca cura della sua persona. Le lettere della fanny insistono sulla scarsa amicizia di Leopardi con l’acqua; sulla di lui persona malaticcia; sul fatto che (cosa non vera) fosse un ”camorro” (persona uggiosa e seccante) e, con un’ ”excusatio non petita” da ranieri, la donna afferma che non fosse  il suo ”carattere tale da prendersi gioco d’un infelice e d’un brav’ uomo come lui (Leopardi); che fosse assillata dal dubbio di aver potuto dare ”trista idea di se stessa a persona tanto disgraziata”. Bene, anzi male: dall’Analisi del Vissuto di Leopardi, di cui la scuoletta italiettina e i suoi addettucoli hanno enfatizzato le epifanie meno eleganti (mettiamola così),  non si può dire che Esso sia stato unidimensionale o unidirezionale, anzi, a questo proposito, MI Viene in Mente un Eloquente Brano di J. Kerouac che Immagina un Dialogo tra Due Personaggi. Uno dei Due Chiede all’Altro; ”Qual è la tua strada amico ?” e l’Altro Gli Risponde: “La strada del santo, la strada del pazzo, la strada dell’arcobaleno, la strada dell’imbecille, qualsiasi strada. E’ una strada in tutte le direzioni, per tutti gli uomini, in tutti i modi”. Leopardi fu l’Uomo Capace di Comprendere, Afferrare  Cose Tanto Superiori alla sua Natura, a quella della umanità intera e, nel contempo, Abbracciò, Contenne col suo Pensiero l’Immensità dell’Esistenza e delle Cose.”Tamen”, sarebbe stato, anche, l’uomo del quale si diceva che puzzasse! Raccontava, infatti, Matilde Serao d’aver conosciuto, da giovinetta, la fanny targioni tozzetti, che di tanta passione, secondo gli accademici, avrebbe acceso  Leopardi, e di averle chiesto, con fanciullesca sfrontatezza, il motivo per il quale avrebbe rifiutato le profferte erotiche di Giacomo; l’etera di ranieri le aveva risposto con  ingenerosa nettezza: ”Perché puzzava!”. Pure, fu Leopardi  l’Uomo assiduo frequentatore di taverne in napoli; fu in, sia pure casto, commercio con prostitute; fu felice di farsi spintonare, di farsi dare voci di dileggio, non maligno, nei mercatini partenopei, da pescivendoli e scugnizzi che Lo degnavano dell’agile appellativo di “ranavuottolo” (ranocchietto), mentre a recanati, al suo passaggio, la maldisposta gioventù locale strillava, grugniva: ”Gobbus esto /fammi un canestro, /fammelo cupo, gobbo fottuto”.”Tutto ciò – Proclama Francesco Flora – riguarda la biografia del Leopardi e tocca solo della sua vita mortale… La poesia del Leopardi sollevandosi sulle piccole vicende quotidiane, è sublimazione di un alto dolore e soprattutto di quella gioia del mondo che, invano negata, fu il più umano desiderio del poeta, e diede ala al suo canto. Anche Aspasia è un’invenzione lirica che sorge su un desiderio di gioia”. Aspasia, con cui  viene identificata, assimilata fanny targioni tozzetti, fu amante, poi, moglie di pericle e ispiratrice della sua politica finalizzata a proteggere le Lettere e le Arti. In “Aspasia” Leopardi Canta l’Amore e la fine dell’Amore non con egri accenti da  misantropo o da misogino, che mostra avversione per le donne, ma con il Sorriso Disincantato di Colui che di Tanto S’E’ Elevato sulle umane miserie, che più non Desidera essere schiavo del Sentimento per cui Vale la Pena Lottare e Soffrire: l’Amore: ”Cadde l’incanto…/E spezzato con esso a terra sparso /Il giogo: onde m’allegro…/Qui neghittoso immobile giaccio, /il mare e la terra e il cielo miro e sorrido”. Che Dire di Silvia, altro Mito Leopardiano della Gioventù Bella e Fuggitiva? La vita e il destino degli uomini, durante il loro “primo vere”, scorrono nell’attesa fiduciosa di ineludibile Felicità, che la Natura matrigna “non rende”: “ Che pensieri soavi, /Che speranze, che cori, o Silvia mia! /Quale allor ci apparia /la vita umana e il fato”. Che Dire, ancora, di Nerina, per il Poeta, Simbolo dello svanire inoppugnabile delle speranze e dei sogni e adombra l’alternarsi di memoria e di rimpianto ne “Le ricordanze”: “O Nerina… /ma rapida passasti; e come un sogno fu la tua vita”. Alcuni critici hanno contato ben 17 donne di ogni “status” sociale, che Leopardi avrebbe Amato, mentre altri critici ci hanno invitato a cercarle: ”Chi fossero cercatele, purtroppo, non le troverete!” Donne, quindi, dai Nomi di Origine Letteraria (Nerina, Aspasia), Tratti dagli Antichi o dall’ ”Aminta” (Silvia) di Tasso, nate nelle adolescenziali infatuazioni ideali del Poeta (di Silvia non si ha la certezza che sia esistita), Focalizzano Generalizzazioni Poetiche, Filosofiche, Problemi di Poetica Leopardiana. E, drammaticamente, Esistenziali! Addirittura, il Flora Ipotizza che Leopardi Fantasticasse di Innestare la sua Anima nel corpo di fanny, sessualmente, colto dal suo Amato Ranieri: ”…o perché il corpo di Fanny doveva servire all’anima di Leopardi ?”. Perché “favoloso” il giovane (Leopardi) di martone ? Intanto, non vorrei che martone abbia usato l’aggettivo, terminante in “oso”, per ammiccare al “petaloso” del bambino matteo, a sua insaputa, creatore di un neologismo, che ha avuto l’ ”imprimatur” dall’Accademia della Crusca, come, a sua insaputa, bergoglio ha creato il neologismo “nostalgioso”. “De minimis”, a sua insaputa, anche, la chiesa bergogliana si rinnova, ascoltando i “rumors” della cronaca! Molteplici sono i significati dell’aggettivo ”favoloso”: “leggendario, fantastico, irreale, incredibile”. Nella Vita di Leopardi non c’è niente che non sia, umanamente, spiegabile! La severità del padre monaldo, che Gli aveva messo a disposizione la sterminata Biblioteca, fornita di Libri Antichi e Rari, per l’acquisto dei quali aveva dissestato il patrimonio famigliare, costringendo la moglie, adelaide, dei marchesi antici (ragguardevole nel film di martone l’Idea di Rappresentare la Natura con le sembianze di questa bigottona dagli occhi celesti di ghiaccio. Avrebbe desiderato che i suoi figli morissero prima della pubertà ché la curiosità adolescenziale sulle possibilità erotiche dei loro corpi non li portasse ad atti, per lei, innominabili), a trasformarsi in cane da guardia delle  rimanenti sostanze patrimoniali e delle spese famigliari; gli “studi matti e disperatissimi”, le ”sudate carte”; gli esercizi di traduzione degli Autori Classici (Era Leopardi Solito Ripetere che per Essere Poeti, Bisogna Tradurre i Poeti Classici e non solo) ai quali Lo sottopose il suo Precettore, erano intervenuti ad accelerare lo scatenamento di molte malattie, “in nuce”  nel fisico dell’Adolescente Leopardi, Bellissimo (cosa che, anche, martone ribadisce nelle sequenze iniziali del suo film), vivace nella corsa, bestemmiatore accanito con i Complici Germani, Carlo e Paolina, nel Trasgredire le ferree regole della pedagogia controriformistica dei loro genitori. Ma Leopardi, invischiato nei presupposti fisici, famigliari, psicologici, pedagogici, di cui s’è detto, sarebbe rimasto un illustre sconosciuto, uno sconosciuto secchione erudito, uno sconosciuto malato, se con Sovrumana Volontà, dalla duplice gabbia della sua famiglia e del “borgo selvaggio”, in cui era incatenato, non Si Fosse con la sua Immaginazione, col suo Pensiero, Materia Pensante, che Lo Abitava (gli uomini comuni sono solo materia; i Grandi sono Stati e Sono Materia che Pensa. Materialista, quindi, Leopardi, ma non gretto, come tanti suoi contemporanei, e non solo, che negavano e negano il Pensiero. Come avrebbe, mai, potuto Leopardi tollerare una Natura che scorre nel Tempo, con indifferenza selezionando le sue creature, privilegiando le più forti, le più attrezzate ai suoi scossoni a danno delle più deboli con le quali Egli Si Sentiva, Fraternamente, Sodale?) Innalzato alla Visione di una cosmica infelicità e sofferenza connaturata a tutto ciò che l’Uomo Può nel Mondo e nell’Universo Osservare. Non pessimismo pregiudiziale, ancorato alla sua malattia (in una scena del film di martone Leopardi rovescia la sua rabbia contro alcuni critici, Gridando: ”Non attribuite alla mia malattia responsabilità che sono della mia mente”. Ma lo Spettatore avvertito si chiede: ”Se l’intenzione di martone era quella di fare un Film su Leopardi che Realizzasse una Discontinuità nel Modo di Narrare la Vicenda Umana del Filosofo -Artista Recanatese, come mai con una iteratività, ripetitività ossessiva egli nel suo film insiste sulla figura claudicante aggobbita del personaggio Leopardi, sì da renderlo, maledettamente, ridicolo?), ma Pessimismo, machiavellianamente, Effettuale: il Pessimismo è ”Cosmico” perché il dolore colpisce ogni essere vivente, comprese piante ed animali: ”Entrate – Spiega Leopardi – in un giardino di piante, d’erbe, di fiori. Sia pur quanto volete ridente. Sia nella più mite stagione dell’anno. Voi non potete volger lo sguardo in nessuna parte che voi non vi troviate del patimento. Tutta quella famiglia di vegetali è in stato di “souffrance”, qual più, qual meno.… In verità questa vita è trista e infelice, ogni giardino è quasi un vasto ospitale… e se questi esseri sentono, o vogliamo dire sentissero, certo è che il non essere sarebbe meglio che l’essere”. Nel Mirare il maestoso ”sterminator Vesevo”, Leopardi, pur non rinnegando che la Natura non fa sconti ad alcun essere vivente; che, linneamente, “non facit saltus”dall’animale all’uomo, Prorompe in un moto di Speranza e Affida all’Ultimo Suo Canto, “La Ginestra”, il suo Verbo che Si Fa Utopia di Vita, il più possibile Redenta dalla sofferenza e dal dolore: non l’uomo contro l’uomo; l’uomo, a differenza degli animali e delle piante, dotato di Discernimento Razionale, Deve Convincersi, Persuadersi a Costruire con i suoi Simili quella “social compagnia”che gli Permetterebbe: di Lottare contro la Natura,  e, con Umiltà Indagando la Problematicità della Vita, di Comprendere  che la Necessità della Solidarietà è il Risultato del Riflettere Incessante sul Dramma Austero e Doloroso dell’Esistenza. “Non ti vedo più”, furono le Supreme Parole di Leopardi a Ranieri, l’Amico che aveva Amato. Svaniva, Si Dileguava, in  Leopardi Morente, la Percezione dell’ Idea della Bellezza Incarnata in  Ranieri, ma, ancora, più apocalittica che nel/ del passato remoto si rivelava nell’Immaginazione del Poeta la forza  distruttrice del ”Vesevo”, ”longa manus” di morte della Natura matrigna, alla quale gli uomini Possono Opporsi con la Fraternità, la Compassione, Sentimenti che Illuminano e Consolano la Vita. Un Leopardi dimidiato, ché censurato, nella Sua Identità Affettiva e nella Ereticità, Inattualità del Suo Pensiero, nel film ”Il Giovane favoloso”. Sarebbe stato più onesto, finalmente, una volta per tutte, da parte di martone, Dichiarare che Leopardi Amava Ranieri e che nel triangolo che s’era formato a firenze tra il Poeta, fanny targioni tozzetti e ranieri, la fanny non era altro per Leopardi che una specie di donna dello schermo, per non alimentare ulteriore discredito sulla “strana coppia” tra lui e ranieri. A ranieri a napoli ritornato, Leopardi da firenze Scriveva Lettere che non danno adito a dubbi sui Forti e Diversi Suoi Sentimenti nei Riguardi del suo Bellissimo Amico: “… tu  disporrai le cose in modo, che noi viviamo l’uno per l’altro, o almeno io per te, sola ed ultima mia speranza”. “…almeno io per te”, ché Leopardi aveva Capito che ranieri non Lo Amava o non avrebbe, data la sua “forma mentis” di “tombeur des femmes”, potuto AmarLo; che ranieri accettava il  chiacchierato “ménage” con Lui per prostituta, parassitistica convenienza, in quanto era Lui  che pagava i conti, era Lui che manteneva ranieri e non viceversa, come il conte napoletano nel suo Libello,”Sette anni di sodalizio con Giacomo Leopardi”, scritto 43 anni dopo la morte di Giacomo, aveva, falsamente, fatto intendere ai suoi contemporanei e ai posteri. Come aveva fatto, falsamente, intendere che Leopardi fosse morto non per il colera, in napoli imperversante, ma per una congestione gastrointestinale e che egli, corrompendo la polizia borbonica, aveva fatto seppellire Leopardi in “san vitale” a “fuorigrotta”, mentre era stato gettato in una fossa comune Colui che, a detta di ranieri (inaffidabile quanto si voglia, ma non s’era fatta sfuggire, come vuole la vulgata scolastica, la Grandezza di Leopardi), aveva Rappresentato l’inferno con le Parole del Paradiso; che aveva Fantasticato, Raziocinando. Infine, Leopardi era Eretico in quanto detestato dagli ambienti cattolici, che in napoli impedirono la pubblicazione delle “Operette Morali”, da essi ritenute sovvertitrici dei pubblici costumi. Inattuale ché: non Vedeva le masse felici, essendo composte da individui infelici; Riteneva che la scienza e la tecnica,  miti dei positivisti dell’800, non avevano, assolutamente, Migliorato, dal punto di vista Etico, le relazioni tra gli uomini; Valutava, “pasoliniamente”, il consumismo, incentivato dalla seconda rivoluzione industriale, ”moderno sviluppo economico senza Progresso Etico”, appunto. Film lento, noioso, senza ritmo, senza taglio originale, fatto di citazioni dalle “Operette morali, dai Pensieri, dalle Lettere; manca in esso l’Approfondimento della Interiorità di Leopardi, il Suo Essere in Anticipo sui tempi, la Spiritualità Umana non religiosa. Al “the end” del  film, Imitando Osvaldo degli “Spettri” di Ibsen, ho Urlato: ”Mamma, damMI il Sole”, a causa della penombra, se non dell’oscurità, in cui i personaggi sono stati ripresi nel film, forse, per mettere in consonanza la Natura con l’”Eros”, a Leopardi non corrisposto da ranieri, e Thanatos, la Morte che Leopardi, ungarettianamente, Scontava, Vivendo. Ma si combatte e si muore all’alba o sotto il Sole della controra; e si muore sulle rive d’un rio dalle limpide acque e davanti al mare, che il vento non increspa. La Natura  imperturbabile, lontana, quieta si posa, dolce e chiara, su ciò che crea!

Pietro Aretino, già detto Avena Gaetano         

     


Pubblicato il 24 Gennaio 2017

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