Cultura e Spettacoli

Isabella d’Aragona duchessa di Bari

Isabella d’Aragona, la cui vicenda umana e politica si intreccia con la storia stessa del ducato di Bari ch’essa reggerà per oltre vent’anni, dal 1501 al 1524, era figlia di Alfonso II d’Aragona re di Napoli e vedova di Gian Galeazzo Sforza duca di Milano. Protagonista, tra le più rappresentative del nostro Rinascimento, preso possesso a Bari del vecchio castello normanno-svevo, dopo averlo ampliato adattandolo ai nuovi tempi, diede un grande impulso alla vita barese completando le opere di pubblica utilità già iniziate e intraprendendone di nuove. Creata la “sua” corte secondo il modello delle signorie del tempo si circondò di letterati ed artisti cercando di ricreare il fervore artistico aragonese. Fortificò il castello, che assunse l’aspetto che conserva tutt’ora, restaurò il palazzo della Dogana in piazza Mercantile, ripristinò la Porta Regia e il Fortino, ingrandì il porto e fece costruire un grande canale attorno alla città per difenderla dagli attacchi turchi e spagnoli. Intervenne efficacemente anche sulla vita sociale di Bari, difendendo i cittadini nelle controversie nate con le città vicine, mantenendo buoni rapporti con gli amministratori dell’Università, riuscendo a comporre le frequenti rivalità insorte tra nobili e popolani e fra i due cleri dissidenti del Duomo e della Basilica di San Nicola, reprimendo con forza gli illeciti amministrativi di cui si erano macchiati alcuni funzionari e sgravando i contadini dai dazi del ducato. Figura autoritaria che spesso esercitava un potere forte e assoluto, la duchessa fu comunque un’instancabile promotrice culturale e assecondò le iniziative dirette a creare nuove scuole cittadine, tra cui l‘Accademia degli Incogniti, con una cura attenta per l’istruzione pubblica secondo le necessità di una popolazione in forte espansione. Non fu insensibile ad un incremento delle attività economiche e produttive cittadine, favorendo con delle agevolazioni l’arrivo di commercianti dal nord, specialmente milanesi. Essi s’insediarono nella via francigena ed ottennero la chiesa di S. Pelagia, che ristrutturarono e dedicarono a S. Ambrogio, affidandola agli Eremitani di S. Agostino. Furono questi i primi segnali di un rilancio urbanistico della città, non solo attraverso un’attività costruttiva edilizia, ma anche attraverso una redistribuzione del patrimonio immobiliare, come per gli acquisti operati da Giosuè di Ruggiero, tesoriere di Isabella, il quale nel 1509 acquistò molte case dirimpetto al castello e costruì numerosi palazzi a Bari. Notevoli furono anche i lavori che essa intraprese diretti all’apertura di un canale con solidi argini destinato alla navigazione, dal lido a ponente, a circa mezzo chilometro dalle mura, dove numerosi ponti avrebbero dovuto consentire l’accesso alla città. I lavori iniziarono ma furono interrotti alla morte di Isabella, oggi ne resta solo l’ansa detta Marisabella. Nel 1517, dopo lunghe trattative con la corte polacca, Isabella maritò la figlia Bona con il re di Polonia assicurando un trono alla sua discendenza. Ammalatasi di idropisia, morì a Napoli nel 1524 e fu sepolta nella sacrestia di S. Domenico. Non tutti gli storici hanno espresso un giudizio positivo su Isabella, alcuni accusandola di esoso fiscalismo e rigore giudiziario, ma coloro che le hanno attribuito un governo oppressivo dimenticano il periodo storico segnato da continue guerre di conquista. Ciononostante la duchessa riuscì a dare a Bari il ruolo di seconda capitale del Regno, dopo Napoli, e il prestigio di una splendida corte.

Renato Russo ex sindaco di Barletta, storico, giornalista ed editore, fondatore e direttore della Casa Editrice “Rotas”, da oltre trent’anni si occupa della divulgazione della cultura, della storia millenaria e della valorizzazione del patrimonio artistico locale, offrendo ai lettori l’opportunità di conoscere le vicende di un territorio che nei secoli è stato teatro di eventi di notevole valenza storica, politica e culturale, che hanno dato vita a personaggi veri e propri “giganti” della Storia.

 

Maria Giovanna Depalma


Pubblicato il 8 Gennaio 2021

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