Cultura e Spettacoli

Isola del Campo, la storia dimenticata

A metà strada fra l’isola di Sant’Andrea e Gallipoli si stende l’Isola del Campo. Estesa non più di un ettaro, disabitata, spoglia e pochissimo elevata, si presenta così anonima da far apparire spropositato l’appellativo di ‘isola’. Di fatto è un scoglio, un piccolo pianoro che durante le burrasche viene totalmente sommerso dai marosi ; il che ha sempre impedito alle forme vegetali di attecchirvi. Eppure l’Isola del Campo ha una sua storia. Quando transitano nei suoi pressi alcuni pescatori (e solo i più anziani), usano segnarsi. Un tempo lo facevano tutti gli uomini di mare. Addirittura persino i passanti lungo quel tratto di costa usavano farsi il segno della croce dopo aver lanciato uno sguardo all’isolotto. Il perché di questa forma di devozione è nel nome stesso di quell’affioramento. Perché quel ‘Campo’ è contrazione di ‘camposanto’. In epoca imprecisata sull’Isola del Campo sono stati rinvenuti numerosi scheletri. Era quello l’antico cimitero di Gallipoli? Verrebbe da rispondere di no, e per due motivi : l’assenza di resti di un luogo di culto (immancabile quando si parla di necropoli) e la necessità di dover impiegare barche per trasportare sia defunti che visitatori, quando le condizioni del mare non lo vietavano. Ma a quest’ultimo proposito intervengono remotissime testimonianze : una striscia sabbiosa collegava la terraferma allo scoglio ; una striscia sabbiosa che potrebbe essere sprofondata o che la furia dello Ionio portò via poco a poco. Resta il limite dell’assenza di una seppur minima cappelletta. A meno di immaginare quello dell’Isola del Campo come un cimitero di fortuna, una necropoli allestita in fretta e rimasta priva degli inevitabili ‘corredi’ che contraddistinguono questi mesti siti sulla base di un semplice ragionamento : Nessuno si sarebbe spinto sino alla punta di quella penisoletta per piangere morti che tutti volevano ben più emarginati di quanto già assicuri un comune camposanto. Si pensi ad una pestilenza, un’epidemia di colera. In questi casi, in passato, si rinunciava ad inumare nelle chiese o nei cimiteri.  Si ricorreva a luoghi appositi, aree fuori mano, magari acquitrinose o altrimenti non ambite dall’agricoltura (qualche volta per liberarsi delle salme sono stati usati persino gli inghiottii di cui il nostro territorio è ricco). Quando potrebbe essere successo tutto questo? Nel 1656 la Puglia, come tutto il Regno di Napoli, patì un’atroce pestilenza… In ogni caso è disdicevole che l’Isola del Campo non ospiti nemmeno una croce. O forse c’era e gli agenti atmosferici la sgretolarono. La si poteva comunque ripristinare, a memoria della preziosa funzione che quello scoglio svolse, anche se da molto tempo quei poveri resti mortali sono stati asportati e collocati in chissà quale ossario.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 19 Maggio 2018

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