Istituti di pena e detenuti sempre più fuori controllo in Puglia
Incendio al carcere di Bari: agenti, medici e infermieri finiranno sotto processo, e il detenuto?
<<L’unica certezza che abbiamo nel nostro Paese è avere fiducia nella magistratura poiché se così non fosse il sistema democratico salterebbe. Eppure tanti dubbi assalgono noi e la gente comune che non capisce come mai i cosiddetti detenuti psichiatrici vengono lasciati nelle carceri praticamente senza cure insieme agli altri detenuti, con licenza di aggredire, picchiare, mandare all’ospedale tantissimi poliziotti. E a Taranto stavano sequestrando una dottoressa e una psichiatra con delle lamette>>, attacca il segretario pugliese del sindacato degli agenti penitenziari (Sappe) Federico Pilagatti nel suo ‘jaccuse’ dopo l’episodio d’un incendio scoppiato al cercare di Bari che poteva finire in tragedia, lasciando sotto la scure del giudizio di giudici e magistrati solo chi lavora in divisa o col camice bianco.
Allora, da dove cominciare, per cercare di capire perché gli istituti di pena in Puglia sono oramai sulla via del collasso, senza rimedio?
<<La domanda meglio sarebbe: perché nessuno si prende la briga di andare a vedere le responsabilità di chi ha messo quel detenuto in una sezione ove non doveva stare, in quanto giunto a Bari da altre carceri, a seguito di analoghe situazioni di pericolo create dallo stesso? E perché questo detenuto che ha messo a ferro e fuoco altre carceri, oltreché quella di Bari, continua a stare in un carcere – a Taranto, per intenderci – invece di essere ristretto in un posto adeguato per curare i suoi disturbi? Sia chiaro: chi ha sbagliato deve pagare, ma non meritano nessuna attenuante quei lavoratori che nel pieno della notte si sono trovati ad affrontare una situazione di grande pericolo che poteva provocare una strage, compresa la morte del detenuto stesso?>>
Non sarà che i capi-dipartimento del settore carcerario non hanno mai il quadro ben chiaro, sulle nostre carceri?
<<Certo chi non ha mai vissuto quei momenti e quello ‘stress’, seduto a una scrivania, difficilmente può immaginare cosa voglia dire trovarsi in pochi uomini a causa della carenza di organico, eppoi dover gestire 450 detenuti, con tutta una sezione detentiva invasa dal fumo determinato dall’incendio del detenuto torturato, con circa 130 ristretti che svegliatisi nel cuore della notte gridavano e sbattevano i letti contro le porte delle loro stanze per uscire fuori, poiché avevano paura di morire avvelenati per colpa di un fumo che diventava sempre più denso. In questo bailamme gli “aguzzini torturatori” mettendo a rischio la sicurezza propria e quella del carcere, hanno aperto tutte le stanze della sezione e portato i detenuti fuori nei passeggi, fino quando il fumo non è diminuito, per poi riportarli nelle loro stanze. Eppoi è alquanto strano che lo stesso detenuto sarebbe stato salvato dai suoi stessi torturatori, che lo avrebbero tirato fuori(con forza) dalla stanza rischiando di rimanere avvelenati dai fumi>>.
Insomma, un’altra situazione affidata alla buona sorte, in un istituto di pena pugliese?
<<Sicuramente dopo tanta tensione i nervi sono saltati – e a chi non salterebbero, non sono robot…- e si è assistito a qualcosa che non dovrebbe mai accadere, ma per favore non chiamiamoli torturatori poiché è gente che non va a lavorare per compiere atti di sadismo, ma servitori dello Stato che per 1600 euro al mese cercano di compiere il proprio dovere al fine di assicurare alle loro famiglie i mezzi di sostentamento. E se quei poliziotti, vista la loro inferiorità, come prevede la legge, si fossero preoccupati di lanciare l’allarme avvisando anche i loro superiori e avessero aspettato i rinforzi, forse ora parleremmo di una tragedia con rivolta di oltre un centinaio di detenuti che avrebbero spaccato ogni cosa. E di un detenuto psichiatrico forse morto a causa dei fumi che lui stesso aveva provocato… ma tutto ciò sembra non interessare a nessuno…>>
Cosa accadrà adesso?
<<Il dubbio che non ci abbandona e che lascia straniti è che da una parte la vita lavorativa di tante persone non esiste più, con gravi ripercussioni sulle famiglie e con tutte le conseguenze che scaturiranno dal processo, mentre chissà se il detenuto che ha dato il via a questa emergenza in altre carceri, eppoi a Bari e chissà in quale altro posto, verrà mai giudicato per la gravità degli atti compiuti>>.
Francesco De Martino
Pubblicato il 9 Maggio 2023