Cronaca

Italia penalizzata dalla Ue non solo nel settore bancario

 

Non è soltanto nel settore bancario che l’Unione europea penalizza l’Italia, ma è anche nel comparto olivicolo ed oleario che le direttive comunitarie (come è ormai consuetudine per questo importante settore produttivo dell’economia nazionale) anziché favorire l’alta qualità dell’olio extra vergine di oliva italiano, lo mettono in difficoltà danneggiando produttori e potenziali consumatori. Infatti, ancora una volta il Governo italiano ha recepito il diktat di Bruxelles facendo approvare in via definitiva, qualche giorno fa, dalla Camera alcune norme sull’etichettatura dell’olio d’oliva che penalizzano fortemente le produzioni di qualità, come quella nazionale, oltre che rendono difficoltosa, e quindi incerta, trasparenza e tracciabilità per i consumatori di olio d’oliva. “Sembra che il governo Renzi si diverta ad impallinare gli agricoltori italiani che, con enorme fatica e tanti sacrifici, continuano a produrre un olio extravergine d’oliva di altissima qualità” ha dichiarato in una nota di denuncia il capogruppo dei “Conservatori e riformisti” alla Regione, Ignazio Zullo, che unitamente agli altri 4 esponenti (Erio Congedo, Luigi Manca, Renato Perrini e Francesco Ventola) del gruppo, inoltre, ha commentato: “La nuova norma approvata alla Camera rincorre un’insensata deregulation, schiacciando non soltanto gli imprenditori del settore, ma anche le tutele dei cittadini-consumatori”. E, proseguendo, ha spiegato: “Eliminazione della data di imbottigliamento, meno vincoli per consentire la perfetta tracciabilità del prodotto e tanto altro ancora, per accettare supinamente le direttive dell’Unione europea”. “Si tratta dell’ultimo colpo di grazia alla produzione ‘made in Italy’ che – ha sottolineato il capogruppo di CoR – andava tutelata e sostenuta. Dopo le importazioni massicce di olio tunisino senza alcun dazio, pensavamo che la misura fosse colma. E, invece, no. Anche l’ennesima trovata Ue irrompe in Italia con l’appoggio del Pd. Se gli ignari consumatori acquisteranno olio rancido di mesi e mesi prima, nessuno se ne occuperà”. In fine, Zullo  ha rigraziato i parlamentari di CoR per l’impegno profuso alla Camera nel tentativo di arginare la miopia della norma, sebbene i numeri non abbiano consentito di superare la pervicacia del Pd, per poi concludere con un invito al Presidente della Regione. “La Puglia – ha infatti affermato Zullo – è in testa alle classifiche italiane per produzione di extravergine e ci aspettiamo da Emiliano uno scatto d’orgoglio, facendo valere le ragioni dei consumatori e degli onesti imprenditori contro un governo sempre proteso a favorire i poteri forti e a sottoscrivere in silenzio le decisioni europee, anche quando la prima Nazione a rimetterci è proprio l’Italia”. Però, a denunciare le conseguenze negative della decisione governativa di accogliere un’ennesima direttiva Ue penalizzante per il comparto olivicolo ed oleario italiano c’è anche un comunicato della Copagri-Puglia (Confederazione produttori agricoli) che considera l’eliminazione della data obbligatoria di confezionamento dell’olio d’oliva “un altro schiaffo” alle produzioni nostrane. Infatti, il presidente di Copagri-Puglia, Tommaso Battista, ha dichiarato: “E’ stata approvata una norma che favorisce lo smaltimento di olio vecchio mentre numerosi studi hanno dimostrato che con il tempo l’olio d’oliva perde progressivamente tutte le sue qualità organolettiche. Ma soprattutto è stato inferto un altro duro colpo all’olio extravergine d’oliva ‘made in Puglia’ che è la principale regione produttrice”. Ma il responsabile pugliese di Copagri, nel comunicato, ha pure criticato l’abolizione del colore differente delle etichette delle miscele di oli comunitari per distinguerli da quelli made in Italy. Infatti, Battista ha detto: “Era proprio il colore diverso dell’etichetta che rendeva riconoscibile dai consumatori il prodotto nazionale da quello proveniente da altri paesi”, per poi concludere che: “Andavano e andrebbero, invece, reintrodotti gli obblighi di indicare in etichetta la data di scadenza e di imbottigliamento e non favorire le lobby commerciali”. Invece, il consigliere ed ex assessore regionale all’Agricoltura Nino Marmo di Forza Italia, commentando il via libera della Camera alla norma che elimina per l’olio extravergine di oliva l’indicazione in etichetta della data di imbottigliamento, sostituendola con un generico “da consumarsi preferibilmente entro il…..”, parla di “beffa” per produttori olivicoli e consumatori. Infatti, l’esponente regionale di Fi ha commentato: “Anziché tutelare in maniera feroce l’agroalimentare italiano di qualità, il governo Renzi ed il Pd si inchinano succubi ai diktat della Ue e delle lobbies affaristiche straniere, penalizzando non solo la vastissima platea di consumatori di extravergine, ma indirettamente anche i tantissimi piccoli e medi produttori di extravergine di qualità”. “Ci si aspettava in materia – prosegue Marmo – un irrigidimento della disciplina, con vincoli precisi in materia di data certa di imbottigliamento, data certa di scadenza, tracciabilità, garanzia delle qualità organolettiche e sanzioni per i trasgressori ed invece  il Governo consente in pratica la messa in circolo di olio vecchio, e magari rancido, ben oltre i 18 mesi di conservazione! Quando ormai anche gli alunni delle scuole elementari hanno imparato che con il tempo l’extravergine di oliva perde progressivamente le proprie prerogative organolettiche, nutrizionali e salutistiche”. Alla fine, il consigliere regionale forzista afferma: “In sede di dibattito parlamentare forte è stata, ma vana, la voce di Forza  Italia contraria alla sciagurata decisione del Governo. Ma la battaglia è destinata a proseguire in ogni sede e ci vedrà impegnati al fianco dei consumatori e dei produttori capaci ed onesti”. E nei prossimi mesi la questione è sicuramente destinata a far discute ancora, soprattutto se i prezzi di mercato dell’olio extravergine di qualità dovessero scendere ulteriormente proprio a causa della scarsa tutela riservata al settore da parte del Governo italiano, oltre che dalle Autorità comunitarie. Difatti non c’è da sorprendersi poi se i cittadini, quando sono chiamati ad esprimersi (come è avvenuto recentemente in Gran Bretagna con il referendum sulla Brexit,  nelle urne  preferiscono bocciare le logiche europeiste che penalizzano gli interessi nazionali, torturando con provvedimenti assurdi fino all’inverosimile quegli stessi cittadini di taluni Paesi dell’Unione, proprio come sta avvenendo da tempo in Italia per il comparto olivicolo ed oleario. E non solo.

Giuseppe Palella


Pubblicato il 2 Luglio 2016

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