Kirill Gerstein al Petruzzelli, il viaggio musicale attraverso il fiore
Una performance musicale da ricordare quella di domenica scorsa
Una performance musicale da ricordare quella di domenica scorsa al teatro Petruzzelli, del pianista internazionale Kirill Gerstein, che si è esibito in un concerto unico nel suo genere, regalando al pubblico suggestioni armoniche di grande raffinatezza e fluidità. Un programma estremamente ricercato quello proposto, da Schumann a Ravel, passando per Adès e Rachmaninov, attraverso una gradevolissima sintesi di epoche e stili musicali diversi, alternando passato e contemporaneo, lirismo romantico e sperimentazione moderna, in grado di generare una riflessione autentica sul senso evanescente della musica. Il filo conduttore dei brani scelti è l’elemento floreale, simbolo di freschezza fugace, ma anche di bellezza del cosmo, in un metaforico bouquet musicale di brani che esaltano la delicatezza, ed altri che sfidano le convenzioni ritmiche e armoniche. Il concerto è iniziato con Blumenstück op. 19, un brano breve del periodo maturo di Robert Schumann, scritto nel 1839. Una piccola, delicatissima e intensa parentesi di episodi descrittivi, più vicini all’improvvisazione, che sembrano dissolversi con leggerezza come il profumo di un fiore, nell’atmosfera introspettiva e sognante tipica di Schumann. Dal Romanticismo di Schumann, Gerstein ha poi virato con disinvoltura sul contemporaneo Thomas Adès, con Az ág (The branch), una specie di piccolo bocciolo musicale di poco più di un minuto, dalle sonorità che oscillano come un ramo, che però non si spezza. Personalissima la musica di Adès, dai timbri che vibrano tra assonanze luminose e sorde dissonanze. Schumann è stato poi ripreso nel Carnaval op. 9, una raccolta di 22 pezzi brevi per pianoforte che rappresentano un immaginario ballo in maschera, popolato da personaggi della commedia dell’arte (Pierrot, Arlequin, Pantalon et Colombine), figure autobiografiche (Eusebius, Florestan), omaggi all’amata Clara Wieck (Chiarina), Fryderyk Chopin, Niccolò Paganini. Un’opera complessa, in cui il compositore in questione sembra mettere in scena il proprio mondo interiore, dialogando attraverso personalità in contrasto tra loro, attraverso una musica a tratti di intensità concitata, come anche di introspezione malinconica. Oltre a Lilacs di Sergej Rachmaninov, brano raffinatissimo dal lirismo avvolgente, tratto da una raccolta di liriche per voce e pianoforte composta tra il 1900 e il 1902, un’altra deliziosa miniatura degna di nota che dura poco più di un minuto, eseguita durante il concerto, è stata Flowers we are…, che il compositore ungherese vivente György Kurtág trae dalla raccolta Játékok (Giochi), una serie di pezzi per pianoforte che ha avuto inizio negli anni’70 ed è ancora in via di sviluppo. Brani sperimentali che studiano le potenzialità dell’improvvisazione, ispirandosi all’approccio che i bambini hanno verso il pianoforte. Flowers we are… è un brano caratterizzato da un emozionante lirismo evanescente, e da una melodia che si esprime ad intervalli che sembrano interrompere la musica creando interstizi di riflessione.
Rossella Cea
Pubblicato il 11 Marzo 2025