Cultura e Spettacoli

La banda e lo sberleffo

La banda? Vallo a mettere in capo all’uomo della strada che qui non si sta parlando di un complesso orchestrale ‘minore, che banda non vuol dire solo Carabinieri in alta uniforme, casse armoniche avvolte da luminarie, Santi oscillanti in processione e cortei funebri modello Mezzogiorno d’Italia. Banda è invece universo inesplorato (non però dai Maestri dello spartito) che giustifica curiosità e passione. Ovvero i sentimenti con cui Domenico Coduto si è avventurato dentro questo territorio pressoché vergine. Ne ha fatto ritorno arricchito da un ‘idea. Raccolto e sviluppato da Raffaello Fusaro e Livio Minafra, lo stesso spunto evolve in spettacolo. “Scorribanda” è show refrattario a definizioni ed etichette. L’incontro tra un irridente musicista jazz (Minafra), un attore versatile (Fusaro)  e un promettente complesso bandistico (Davide delle Cese) dà vita ad una ‘scorribanda’ musical-teatrale che sembra procedere su un canovaccio ipiuttosto che su un testo definito. Uno spettacolo senza precedenti, che sa di festa di piazza, dove gag, monologhi brillanti ed espressioni di frenesia bandistica si rincorrono e si attorcigliano in una corsa senza fiato. Una cosa fuggente, sfuggente, appassionante, che torna ostico racchiudere in un giro di parole. Benché in apertura Fusaro parli di “Spettacolo di automedicazione dell’umore”, poiché “con la banda vanno in carosello i pensieri”. Belli questi testi in cui si occhieggia ora al cabaret ora all’arte del puro intrattenimento ; davvero spassoso l’affresco casereccio che magnifica una possibile Bitonto caput mundi, toccante il canto dell’amor morente sulle note di una struggente marcia funebre, tenero il racconto del reduce, commosso l’omaggio finale ad un’Italia che nessun italiano vuol più amare. E poi c’è Minafra, fisarmonicista e direttore, giullare incontenibile, pazzariello da podio, personaggio dissacrante. Chiude il cast la simpatia del Davide delle Cese, questa nutrita formazione dalla disciplina eroica nel rispettare lo spartito in mezzo a scherzi, trovate ed altre amenità che il severo codice  bandistico non contempla, almeno in pubblico. Ma “Scorribanda” si può permettere tutte le trasgressioni che vuole, nascendo da un pensiero libero e col quale rimane coerente dall’inizio alla fine. Un leggero senso anarchico attraversa questa scorribanda che suona come uno sberleffo all’accademismo, che omaggia fra le righe Fellini, Collodi e il Totò più surreale, una sagra della musica (buona) e della caricatura in musica, un crescendo esagerato e festoso sino al quasi orgiastico parossismo conclusivo. Unanime il consenso del pubblico che venerdì affollava il Traetta.
italointeresse@alice.it
 
 
 
 


Pubblicato il 1 Marzo 2011

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