Cultura e Spettacoli

La beffa dei rimborsi fu figlia della ragion di Stato

Dati affidabili (fonte : emigrati.it) indicano in 5.257.911 unità gli italiani che tra il 1876 e il 1900 abbandonarono il nostro paese per cercare fortuna all’estero. Di questi, 50.282 venivano dalle Puglie : una percentuale pari all’1,04%. Il dato può tornare utile per stimare in modo presuntivo la presenza di gente della nostra terra in tutti questi viaggi della speranza. Anche di quelli non andati a buon fine. Consideriamo di questi il caso Utopia. La sera del 17 marzo 1891, dunque esattamente 122 anni fa, l’Utopia, un piroscafo inglese della Anchor Line andava a fondo nel porto di Gibilterra, dove aveva da fare rifornimento (nonostante la scarsa visibilità e la presenza di troppe navi in porto, la nave forzò l’ingresso in rada, ma la deriva la spinse verso una nave da guerra, la Anson, ormeggiata ; la virata fu tardiva e la Utopia, pur scansando la Anson, non ne evitò il micidiale rostro da speronamento sporgente a prua per sei metri e totalmente sommerso). Diretta verso le Americhe, l’Utopia era partita da Trieste il 7 marzo. Fatto il primo carico di disperati a Messina (7 adulti), aveva poi messo la prua sulla rotta di Palermo (altri 57 passeggeri fra adulti e ragazzi) prima di fare tappa – l’ultima – a Napoli, dove erano saliti a bordo 661 uomini, quasi tutti contadini, 85 donne, 55 giovinetti e 12 poppanti. Poiché l’Utopia non fece sosta in alcuno scalo pugliese, è ragionevole pensare che gli emigrati pugliesi dovettero raggiungerla a Napoli. Ciò significa che quella percentuale (l’1,04%) va applicata al numero complessivo di passeggeri che la nave imbarcò a Napoli : 727 anime. Ovvero : i pugliesi a bordo erano circa sette, l’equivalente di un gruppo famigliare. Così fosse, quanti di essi si sarebbero salvati? A bordo dell’Utopia erano 877 passeggeri e 59 uomini di equipaggio. Mettendo in conto qualche clandestino, si arriva a poco meno di 950 persone. Poiché la tragedia portò via tra le 562 e le 576 vite a seconda delle fonti, si può ipotizzare che il gruppetto pugliese si assottigliò a cinque infelici. Chissà quanti pianti i famigliari. E appresso al dolore anche la beffa del risarcimento : La relativa vicenda si trascinò a lungo e in mezzo a scontri giudiziari così violenti da spingere il Regno d’Italia e l’impero britannico a un passo dalla rottura diplomatica. Alla fine prevalse la ragion di Stato. L’Italia si era da poco affacciata sul panorama coloniale e non poteva fare a meno del consenso delle grandi potenze. Inimicarsi la Gran Bretagna voleva dire addio ai sogni di conquista in Africa orientale, peraltro già compromessi dalla sconfitta di Adua del 1896 e a seguito della quale il Regno d’Italia aveva dovuto momentaneamente mettere da parte ogni mira espansionistica in Abissinia. L’Italia così chinò il capo e i parenti di quei cinque infelici pugliesi, come i parenti di centinaia di altre vittime anch’esse provenienti dal nostro Mezzogiorno, dovettero accettare rimborsi irrisori.

 

Italo Interesse

 


Pubblicato il 17 Marzo 2021

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