Cronaca

La beffa del falso ambulatorio: l’ira delle associazioni locali

Mola di Bari in subbuglio per il suo ambulatorio: è trascorso ormai già più di un anno da che fu chiuso il punto di primo intervento. E la manifestazione popolare del 2 novembre 2018 contro la decisione di adottare quel provvedimento di chiusura, sebbene e purtroppo non affollata (e disertata da diversi movimenti e partiti politici), sortì comunque un effetto immediato: la convocazione del sindaco Colonna da parte del Direttore Generale della Azienda Sanitaria di Bari e la promessa che di lì ad un paio di mesi si sarebbe aperta una struttura infermieristica per i piccoli interventi. Tutto ciò in attesa della strutturazione di un consorzio dei medici di base per assicurare le prime prestazioni mediche per interventi minimi, da codice bianco, e le prestazioni post/cure ospedaliere e diagnosi primarie. Tutte quelle promesse non hanno  trovato riscontro. Infine la doccia fredda dell’altro giorno, precisamente martedì 5 novembre. Con una circolare inviata ai Medici di Base, infatti, si annuncia l’attivazione dell’ambulatorio presso la locale RSA. <<Parrebbe il raggiungimento del risultato tanto atteso, seppur minimo e tardivo, invece è ben altro>>, attaccano le associazioni e i comitati della cittadina a sud di Bari. L’inganno? “Al suddetto ambulatorio il cittadino potrà accedere previa  prescrizione di ricetta medica  (medico  di  base o  specialista) e relativa prenotazione attraverso il sistema CUP-TICKET” e sarà possibile erogare soltanto  limitate  prestazioni: medicazione  ferita  dermatologica o da Pronto Soccorso, fasciatura semplice, rimozione punti di sutura, posizionamento/sostituzione catetere vescicale e valutazione protesi stomale, con l’avvertenza. E per questi due ultimi casi, che il paziente dovrà presentarsi in ambulatorio munito di busta in sua dotazione, mentre per lo stomizzato, munito della placca e sacca in dotazione. Insomma, la montagna partorisce un topolino! Da tempo sembra proprio respirarsi aria di rassegnazione e di rinuncia, in paese ed anche mantenere un presidio medico con tutti i crismi sembra un obiettivo passato in second’ordine. <<Bisogna far arrivare forte e chiaro in Regione il segnale della nostra ferma volontà di tutela della salute dei cittadini, a cominciare dai nostri rappresentanti istituzionali locali>>, attaccano dall’associazione che si è già battuta per combattere i veleni della discarica Martucci. Al motto: “Il  nostro  punto  di  emergenza  urgenza, come Lazzaro, deve resuscitare”.

 

Francesco De Martino

 

 


Pubblicato il 7 Novembre 2019

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