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La “beffa” della Ue allo stoccaggio privato dell’extra vergine italiano

Ennesima “beffa” dell’Unione europea agli operatori olivicoli ed oleari italiani e, in particolare, pugliesi. A denunciarla è “Confagricoltura-Bari” che, in una lunga nota diffusa ieri, fa la cronologia  dei prezzi dell’olio extra vergine di oliva a partire da gennaio del 2019, fino all’attuale situazione di collasso del mercato, per fronteggiare la quale l’unica misura finora adottata da parte degli organi nazionali e comunitari preposti a salvaguardare il comparto è stata quella di aprire i bandi di aiuto allo stoccaggio privato di olio d’oliva sfuso, in modo da sottrarre quantità di prodotto alla disponibilità immediata di mercato, per evitare di ingolfarlo e, quindi, di prolungare ed esacerbare ulteriormente la caduta dei prezzi al di sotto dei costi di produzione. “A gennaio 2019 – rammenta Confagricoltura-Bari nella nota – il listino prezzi dell’olio extra vergine sfuso della CCIAA di Bari quotava € 6,10/kg ed alla data del 12 novembre 2019 quotava € 3,80/kg”. Quindi, “una discesa secca quasi del 50% in 10 mesi” che “non si era mai registrata” negli ultimi decenni. In realtà, ha rimarcato l’associazione barese degli imprenditori agricoli, nei mesi successivi a novembre 2016 l’olio extra
vergine sfuso ha continuato a scendere fino a raggiungere gli attuali prezzi di € 2,70/kg. E la citata data del 12 novembre non è stata scelta a caso da Confagricoltura, perché a decorrere da tale periodo è stato attivato lo strumento comunitario straordinario che, in caso di crisi dell’olio d’oliva, interviene a sostegno del settore. Vale a dire l’ammasso, ossia lo stoccaggio privato finanziato dalla Ue. Infatti, –  ha sottolineato l’Associazione imprenditoriale della provincia di Bari – in data 8 novembre 2019, quando cioè la picchiata verso il basso dei prezzi dell’olio italiano era nota, viene pubblicato il regolamento di esecuzione (Ue) n. 1882/2019, con cui la Commissione europea ha aperto le procedure di gara per l’importo dell’aiuto all’ammasso privato di olio di oliva. Per Confagricoltura risulta particolarmente “interessante” soffermarsi sulla premessa di detto regolamento, che testualmente riporta: “Considerando quanto segue: prezzi degli oli di oliva vergini sui mercati
spagnolo, greco e portoghese sono rimasti costantemente bassi”. Di qui l’interrogativo di Confagricoltura-Bari: “In Italia l’olio extra vergine di oliva scende in picchiata quasi del 50% in 10 mesi e la Commissione europea pubblica un regolamento in cui nelle premesse si citano solo Spagna, Grecia e Portogallo?” Fatto, quest’ultimo, che fa sorge a Confagricoltura il fondato dubbio che gli europarlamentari di tali Paesi, sulla problematica in questione, siano stati molto più attenti di quelli italiani e, quindi, più interessati al benessere dei loro connazionali che operano nel comparto olivicolo. Ma i dubbi dell’importate Organizzazione barese di categoria non si fermano qui. Infatti,  nella nota la stessa riferisce: “Non demordiamo e, presi dalla voglia di fare, informiamo le aziende associate della possibilità di accedere comunque agli aiuti per l’ammasso privato, evidenziando ai potenziali fruitori che si tratta di una gara, che bisogna fare un’offerta e che è solo la Commissione a scegliere ed a fissare il prezzo”. E di fronte alle perplessità degli operatori che chiedevano: “Su quale base la Commissione adotta il prezzo?” Ed ancora: “Si tiene conto dei prezzi di mercato e dei costi di
produzione?” Confagricoltura prende atto che “nessuno sa dirci quali siano, di fatto, i criteri” Quindi, “è una gara, ma non si conoscono le regole”. Ben due gare – rileva Confagricoltura-Bari – non registrano la partecipazione di alcun operatore pugliese e, forse, nazionale. Infatti, ha rilevato Confagricoltura, “non è dato di sapere quali sono le aziende ed i Paesi di provenienza
dell’olio ammesso all’aiuto, ma il sospetto che si tratti principalmente di olio spagnolo appare abbastanza chiaro”. Ma l’aspetto più importante è che nel bando non era stato proprio previsto aiuto per lo stoccaggio dell’extra vergine. Ed allora un’altra domanda è: “Come mai l’olio di maggiore qualità e che avuto la maggiore picchiata di prezzi non fruisce di aiuti o non ci sono offerte?” Confagricoltura avanza, infatti, il sospetto “che sia stato scritto un regolamento di esecuzione per aiutare (ndr – essenzialmente) l’olio spagnolo”. Solo alla terza gara della Ue si registra sia la partecipazione di un operatore italiano, sia la presenza della voce “olio extra vergine di oliva” inclusa tra le voci di prodotto ammesse all’ammasso privato incentivato. Di qui le conclusioni di Confagricoltura-Bari che, nella recente nota di lamentele diffusa ieri, ha sarcasticamente affermato: “Ancora una volta il nostro Paese ha posto scarsa attenzione ad una problematica riguardante un prodotto mediterraneo. Ancora una volta i nostri parlamentari europei hanno dimostrato di essere distanti dallo svolgere un’attività politica comunitaria a favore della nazione”. In definitiva, per Confagricoltura Bari, “ancora una volta si è persa occasione per poter alleviare una pesante situazione di mercato, gravante su un prodotto pugliese, utilizzando al meglio le possibilità offerte dai sistemi comunitari”. Ma si è proprio sicuri che le responsabilità di ciò che accade nel comparto olivicolo ed oleario nazionale siano esclusivamente della classe politica che rappresenta l’Italia negli Organi della Ue e non anche, invece, di coloro che rappresentano la categoria e che, quindi, dovrebbero difendere nelle sedi competenti con le “unghie” e con i “denti”, al pari degli spagnoli, greci e portoghesi, le eccellenti produzioni dei nostri oli d’oliva nazionali? Ma questo è tutto un altro discorso, perché ora quel che è certo per gli olivicoltori italiani, in particolare, pugliesi e che, prescindendo dall’ammasso poco ortodosso della Ue, alla gelata atmosferica del 2018 è seguita la gelata 2019/2020 dei prezzi all’ingrosso dell’olio di qualità, senza che né il Governo nazionale, né tantomeno le OO.SS. di categoria abbiano saputo porvi rimedio. E – come è ormai consuetudine in questo settore – a farne le spese sono sempre e solo i “poveri” operatori della filiera olivicola nazionale che ancora credono fermamente nella superiorità delle proprietà e nelle potenzialità dell’olio d’oliva “Made in Italy”.

 

Giuseppe Palella

 


Pubblicato il 5 Febbraio 2020

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