Cultura e Spettacoli

La bellezza avrebbe potuto, potrebbe ancora salvare il mondo

Una pagina di una trasmissione mattutina del tg1 di sabato, 30 novembre 2013, che aveva per titolo ”Primo applauso”, CI fece Richiamare alla Memoria la trasmissione dal medesimo titolo, condotta dal povero Enzo Tortora. Non ricordiamo se i protagonisti di ”Primo Applauso” di Enzo Tortora fossero  messi in competizione e se ci fosse, alla fine della trasmissione, un vincitore, mentre è certo che in “Primo Applauso” del tg1 la competizione tra i Protagonisti c’era e, alla fine dell’esibizione di Essi, c’era pure il televoto (per fare business) che avrebbe proclamato il vincitore tra Essi. NOI, letteralmente, schifati degli autorucoli della pagina televisiva e dei dirigenti rai, non abbiamo voluto conoscere il nome o i nomi dei vincitori della competizione musicale, ché la competizione medesima e il televoto avevano spazzato via tutta la culturale temperie che si era Creata, grazie all’Arte, alla Musica Classica che, raramente, dalla rai viene somministrata al popolo bue, conoscendo “i capataz” di essa i gusti non Artistici, non Musicali (con la M maiuscola) di esso. Ad onor del vero, prima di andare oltre, in merito alla “buetudine” dell’italiettino popolo, bisognerebbe riprendere la annosa storiella se è l’uovo a precorrere la gallina o viceversa. Cioè, se il popolo è bue ché così lo vuole il potere tramite i mezzi pubblici e privati di  comunicazione di massa, anche asserviti agli interessi, alle miserabili esigenze degli “sponsor” delle trasmissioni, dei programmi radiofonici e televisivi o è il popolo italiettino che conserva da sempre il “virus” inestirpabile della “buetudine”. Noi siamo convinti che la responsabilità vada addebitata, in ugual misura, alle due protuberanze del dilemma cornuto. Ma è tempo di tralasciare di occuparCI della meschinità, della miseria “humanarun rerum” e Parlare dell’Estasi in cui siamo di peso Caduti nell’Assistere, Stupefatti, alla Esecuzione di Brani di Musica Classica da parte di Ragazzi Frequentanti gli Uni (un Duo di Pianoforte e Violino) il Conservatorio di cagliari, gli Altri (un Trio di Pianoforte e Violino e Violoncello) il Conservatorio di Viterbo. Il più Anziano di questi Musicisti in erba poteva avere non più di 16 anni, gli altri di meno, non, tuttavia, molto di meno. I Giovanetti sono tutti bellissimi! Non a caso Platone Riteneva nei suoi Dialoghi che l’Unica Idea visibile e fruibile da parte degli Uomini (non di tutti, però, non della folla infettata di normale “buetudine”, “sed” di quelli tra Essi eletti per eccezionale Spiritualità, Sensibilità) fosse l’Idea della Bellezza in quanto incarnata nei Giovanetti. Ora i Ragazzini, che, Suonando i loro strumenti, sabato mattina CI hanno Sorpreso, Eseguendo Brani Classici, TrasportandoCi per qualche attimo in un’aura di Sogno, facendoCI Lievitare sul magma mefitico in cui siamo costretti pur ad Esistere, a Vivere, a Essere nella nostra sofferta Quotidianità, non erano Belli ché ancora nella primavera della loro Vita. Tali erano ché quelle Mani che, come brezza dolce, soave, serena su un giglio, su una margherita, su una rosa, Si  Posavano sui tasti del pianoforte, del violino, del violoncello, erano l’Epifania di una Bellezza interiore, dai Ragazzini Maturata, Sviluppata, Coltivata, Leggendo e Studiando le Pagine Immortali di grandi Compositori di Musica, altrettanto, Immortali. Ché non sono così tutti i ragazzini ? Proprio stamane da “La Gazzetta del Mezzogiorno.it” leggevamo che una baby gang di giovanissimi hanno devastato, preso d’assalto i locali della dismessa stazione ferroviaria di lagonegro (pz). Con un “raid” notturno hanno vandalizzato qualsiasi cosa abbiano incontrato sulla loro strada. Presi dai carabinieri si sono difesi col dire: ”E’ stata una bravata!”. Nell’apprendere siffatte notizie di cronaca criminale, i  cui interpreti sono giovani e, non di rado, minori, la prima Riflessione che CI frulla nella Mente è codesta: “Raid notturno”? E i genitori di codesti ”malnati” a letto? Come si fa a chiudere gli occhi, sapendo che non tutti i componenti della famiglia, minori, giovanissimi, per di più, non sono rientrati a casa, non sono in casa ? Uno dei topolini, che il ’68 del secolo scorso ha prodotto, è stato una sorta di carnevalesco scambio dei ruoli che, però, non ha intaccato ma, anzi, ha vieppiù dato rinnovata linfa al “machismo”, al maschilismo esasperato dell’italiettino medio, soprattutto. Sarebbe stata  per i padri “d’antan” una proposta, oltremodo, indecente e lesiva della loro severa autorità chiedere loro di farsi un giro per il borgo o per il quartiere, tirandosi dietro la carrozzina con il bebè incorporato. Dal ’68 in poi, grazie alla molto formale equiparazione dei ruoli all’interno della famiglia italiettina, lo scarrozzamento del bebè o dei bebè è un onere che il “pater familias” s’è assunto ”libenter”, anche perché, “trofeizzando” ”coram populo” il bebè o i bebè”, dimostra con “macho” orgoglio, se non superbia, l’unico motivo d’orgoglio e di superbia del 90% dei maschi italiettini, d’essere stato, d’essere capace con i suoi veloci spermatozoi di produrre carne da macello, non importa se poi essa non è resa umana dal crisma della Intellettualità. Sembra, quasi, che con la carrozzina tra le mani e il bebè inghirlandato dentro il maschio italiettino abbia voluto, voglia sottoporsi a un’ “ordalia”, non metafisica (ché quella medioevale era il giudizio di dio), al terreno giudizio del popolo sovrano, a cui si sobbarcava la sposa d’ ”antan” che il mattino seguente la prima notte di matrimonio esponeva, per il presente e per i posteri, le lenzuola del nuziale talamo macchiate di sangue ché tutti vedessero e sapessero che vergine l’aveva lo sposo penetrata e deflorata. Tanto ci Racconta Vitaliano Brancati nel suo Romanzo, Pubblicato nel 1949, “Il bell’Antonio”, il quale, poiché la sua sposa, per Citare Guido Guinizzelli,” più che stella diana” splendeva e pareva e “a ciò ch’è lassù bello a lei” somigliava, non riuscì a consumare il pasto degli angeli che avrebbe permesso alla sua giovanissima consorte, se fosse stata una popolana (E sì! A certi obblighi, a certi rituali, a certe liturgie, a certi pregiudizi morali è il volgo soggetto ché anche con i mezzucci dozzinali di una sessualità dall’alto regolata si può controllarlo. I codici morali sono elaborati dalle classi egemoni per fare di ogni allocco subalterno, che li accoglie, acriticamente, quasi frutto di una volontà superiore, divina, il carabiniere del suo simile allocco, altrettanto), di dare pubblica visualità della sua impenetrata vagina “ante nuptias”, sbandierando lenzuola insanguinate. Così, anche con le simil – “ordalie” il ’68 ha stabilito la, Ripetiamo, formale parità tra il maschio e la femmina dello stivale! Tale è la diligenza che il “macho” dispensa nel nuovo ruolo di scorazzatore di poppanti che pare una rondine in veste di pedagogo nell’atto di ammaestrare il suo rondinotto a volare. Sembra, ma il papino d’oggidì, quale che sia la sua classe, il suo ruolo sociale, non ha niente da insegnare al parto della sua sposa, da lui ingravidata; non ha altro da palesare, non gli preme di altro testimoniare al popolo bue se non la sua “taurinità, tant’è vero che, appena, il suo pargolo riesce a gattonare, in pompa magna gli consegna le chiavi di casa, ché, “cotidie”, non sia condizionato dalle ore piccole di lui, e, fiero di aver dato il suo contributo all’aumento della popolazione mondiale, tranquillo, sereno in morfeo si sprofonda, e tale si sveglia, a meno che durante la notte i carabinieri non gli rompano i maroni, per avvisarlo che suo figlio è rinchiuso in una bara o è in uno dei patrii alberghi, dislocati per la penisola in quanto, di ritorno da amsterdam, ha spacciato uno “stock” di marijuana, colà acquistato, egli incensurato ventenne studente universitario, figlio di due insegnanti (c’informa ancora “La Gazzetta del Mezzogiorno.it”. Cosa avranno da insegnare ai figli degli altri costoro che non hanno saputo insegnare niente al loro pargolo?), ai “segaioli” (agg.e s.m. in Dizionario Garzanti: si dice di maschio che si masturba abitualmente o solamente, Aggiungiamo NOI), come lui. Malato di “ubuismo”, cioè di “autoritarismo svergognato, ridicolo, senza Dignità” il postsessantottino papino! Così l’avrebbe Stigmatizzato Michel Foucault con riferimento alla Commedia dal titolo “Ubu le roi” di Alfred Jarry. Infatti “Padre Ubu” è una grottesca marionetta umana, avida di potere e di denaro, ingorda, cinica, brutale, paurosa che rappresenta il piccolo – borghese di tutti i tempi (Pasolini aveva bollato come criminale quello italiettino), affascinato dal potere e dalla gloria, ma al cospetto di essi vile. Se i genitori di codesti malnati di notte sono a letto, la scuola di mattina dov’è ? Cosa fa ? I dirigenti centrali e periferici, gli operatori in essa e di essa sanno che solo l’Arte e la Bellezza, di Essa il Frutto Sublime, avrebbero potuto, sono tuttora in grado di Salvare il Mondo? Se la Scuola fosse stata, fosse il Dominio della Parola e del Suono di Orfeo, che le bestie Addomesticava! Del resto, la Parola bella ché vera è Suono armonico e Ingenera Armonia in coloro che L’Ascoltano, ai quali è Indirizzata. Ma la Parola, ché possa Produrre Situazioni di estatico Godimento, Fruizione e, nel contempo, essere, pedagogicamente, culturalmente, Autrice (da augeo: che fa crescere, arricchire) di Arricchimento umano, in quanto Arricchimento umanistico, filosofico, scientifico, deve essere Detta, Pronunciata da una Voce, come uno strumento musicale, accordata, allenata, allertata a MetterSI in Consonanza con il Divino a cui la Poesia Eleva Chi Può ché Vuole. Abbiamo altre volte Parlato e Scritto della Scuola in napoli di Basilio Puoti, Frequentata dal grande Critico Francesco de Sanctis. In questa Scuola de Sanctis ebbe modo di Conoscere Giacomo Leopardi, la cui Apparizione nell’aula dove Egli e i suoi Compagni Studiava, Ricordando fatti, episodi della sua Giovinezza,  ci Racconta. Com’è noto, il grande Giacomo trascorse gli ultimi anni della sua vita in Napoli, Ospite del conte francesco ranieri nella cui casa Morì. Come è anche noto, Leopardi non amava curare il suo aspetto, il suo “look”, sì che all’Apparire suo, sofferente nel Corpo e trasandato  nelle vestimenta, suscitò nei Giovani Discepoli di Puoti un moto di stupefatta ilarità. “Tamen”, bastò che Egli incominciasse a Profferire la sua Parola che, tosto, Si Diffuse nell’aula un vivo Silenzio ove la Parola di Lui, Poesia Dissolta in un’Armonia di Suoni, Riusciva a far Dimenticare ai fruitori di Essa la Figura di Giacomo, martoriata dagli “studi matti e disperatissimi”, per Stampare nella mente e nel cuore di essi non un’anima, ma l’Anima. Quando Si Dice l’Anima S’Intende Quella Infinita del Cigno di Recanati! I preadolescenti, gli adolescenti, i giovani hanno bisogno di essere Scandalizzati, Folgorati dalla Bellezza; hanno bisogno di Percepire, Guardare, Vedere, Ascoltare, Leggere la Bellezza per non essere i facchini che trasportano il passato nel futuro. Per essere l’autentica Speranza, da non affondare nel futuro, la non apodittica, la presunta fisiologica, Diremmo,  Discontinuità col presente e con il passato hanno bisogno di (dis)onorare i loro padri e le loro madri, di non essere pietosi nei loro riguardi. Come enea, chiamato il pio, ché dalle fiamme di troia s’incaricò di portare sulle spalle fino alle coste laziali il padre anchise, cioè un passato di guerre, di stragi, di giovani vite spezzate, di sofferenze, di ingiustizie; non a caso quel passato si riversò nei millenni in cui in roma per libidine di potere e di avarizia tenne, costantemente, aperte le porte del tempio di giano. Cos’è infatti la “pietas”? E’ il sentimento di acritica, abitudinaria devozione nei riguardi degli dei, dei genitori, dei morti, una triade fatta di strumenti del potere, di servi del potere, di polvere in cui tutte le forme storiche del potere si  sono dissolte, si dissolvono per risorgere con e attraverso le nuove generazioni che ad esso si sono, stronzamente, inchinate, s’inchinano. Dalla scuola italiettina cacciamo i ruffiani di una fede religiosa, screditati dalla Storia e dall’attualità, gli inutili assegnatari di “palle” a indifferenti scolari durante le loro ore, nei “curricola” scolastici etichettate di “educazione fisica” e Assumiamo appassionati Attori che Modulino con la loro Voce le Variazioni delle Emozioni che in Dante Suscitò l’eterno Femminino. Non poteva Esso non Trascinare la Mano di Dante e non CostringerLo a Scrivere l’assoluta Bellezza dell’”Inno alla Vergine” (Paradiso, canto XXXIII), di cui Trascriviamo i seguenti Versi: “Nel ventre tuo si raccende l’amore / per lo cui caldo nell’etterna pace /così è germinato questo fiore /…/In te misericordia, in te pietade, /in te magnificenza, in te s’aduna /quantunque in creatura è in te bontade”. Cacciamo dalle televisioni i sacerdoti alla fazio fabio della robaccia pseudomusicale o della cultura media musicale prodotta dagli sting (citiamo a braccio), dai celentano, dai baglioni, dai de gregori, dagli jannacci, dai ramazzotti, dai guccini,ecc., ecc., ecc., ecc.; zittiamo i grugniti della pausini et “similia” e Organizziamo Concerti di grande Musica, non pop, non rock, non leggera, c’è l’imbarazzo della scelta degli insigni Autori; focalizziamo gli occhi dei ragazzi sul “David” e sulla “Pietà” do Michelangelo; la Bellezza di David che Si fa Tormento da Disanimare Stendhal e quella di Tadzio da essere Olocausto per lo Scrittore Gustav Von Aschenbach in “Morte a Venezia” di Thomas Mann. I cinque giovanissimi Musicisti di “Primo applauso” di rai1? Non solo Motivi di Diletto estetico! Per Menzionare e Parafrasare il finale di una Lettera di C.E. Gadda a A.Arbasino: ” Ne riparleremo, vorrei sperare”. Ve ne Riparleremo!

Pietro Aretino, già detto Gaetano Avena

pietroaretino38@alice.it       


Pubblicato il 6 Dicembre 2013

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio