Cultura e Spettacoli

La Bestia che non t’aspetti

Quando nel 1953 Steno, pseudonimo di Stefano Vanzina, traspose sul grande schermo ‘L’uomo, la bestia e la virtù’, gli eredi di Pirandello insorsero contro lo stravolgimento che a loro dire l’opera del Maestro aveva subito. L’indignazione di costoro si spinse al punto da ottenere il ritiro dell’opera dopo appena qualche mese di proiezione. Divenuto introvabile per quarant’anni, il film fu scovato nel 1993 e trasmesso dalla Rai (chi ne abbia curiosità, lo trova in Rete). In quella ingiustamente osteggiata pellicola l’ipocrita Paolino è interpretato da Totò, mentre il ruolo del Capitano è ricoperto (sorpresa!) da Orson Welles. Benché non ancora quarantenne, Welles all’epoca si avviava a raggiungere la taglia monumentale che avrebbe reso celebre la sua figura nei successivi ‘L’infernale Quinlan’ e ‘Falstaff’. Nel film di Steno, Welles tocca la perfezione : Barbuto e solido (volendo, è ravvisabile in lui un’anticipazione di Bud Spencer), temibile e sgradevole, Orson Welles è la migliore personificazione della Bestia pirandelliana. Il ricordo di quella pellicola ci è balzato alla memoria mercoledì scorso alla Vallisa, dove è in corso la XIII edizione di ‘Le direzioni del racconto’, la storica rassegna a cura della compagnia Diaghilev. In cartellone (e lo spettacolo in questione vi resterà fino a dopodomani), uno ‘studio’ de ‘L’uomo. la bestia e la virtù’, per la direzione di  Paolo Panaro ; produzione Diaghilev. Un allestimento tanto essenziale quanto convincente, che si colloca tra la mise en espace e la prova generale, che odora d’embrione e strizza l’occhio a Brecht. Tutto è a vista. Non c’è bisogno di quinte. Su un elevato e stretto praticabile, seduti e schierati come ‘panchinari’, attori in livrea nera e copione in mano attendono il momento di entrare in scena. E i movimenti di ingresso, come quelli di uscita, sfruttano bene le risorse architettoniche del ‘contenitore’. Uno spettacolo subito gradevole e che in virtù di un buon cast si conferma costante nel colore sino all’irrompere della Bestia (lo stesso Panaro). Con l’arrivo del Capitano il lavoro conosce un’impennata : aumenta il ritmo, si alzano i toni, l’elemento ironico va in accelerazione e si ride, anche molto. Un barbuto e massiccio Panaro è un orco gustoso che alternando felicemente irascibilità e bonomia sembra fare il verso a Welles. Intorno a lui si muovono i ben applauditi Altea Chionna, Deianira Dragone, Alessandro Epifani, Francesco Lamacchia, Mario Lasorella e Riccardo Spagnulo. – La rassegna prosegue mercoledì 13 novembre con ‘John Cage, l’eversore sorridente’, dagli scritti di John Cage e Mark Rothko ; musiche di John Cage ; voce recitante : Paolo Panaro ; al pianoforte, Domenico Di Leo.

Italo Interesse

 

 


Pubblicato il 8 Novembre 2019

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