La biblioteca scolastica dedicata alla missionaria bitontina Lia Speranza
La “Caiati-don Tonino Bello” di Bitonto
Intitolare la biblioteca della scuola primaria dell’I.C. “Caiati – Don Tonino Bello” (Via Traetta, 99) a Lia Speranza, missionaria bitontina in Africa, scomparsa nel 2010, è un’iniziativa lodevole che va al di là della mera retorica del beau geste istituzionale o del patrocinio morale. Una biblioteca, una scuola e un mirabile esempio di vita sono tre fondamenta su cui poggiare un edificio di profonde riflessioni sui tempi che corrono.
La scuola, ancella della famiglia in crisi ed essa stessa in difficoltà rispetto ai nuovi compiti formativi posti dalle moderne tecnologie, rimane ancora oggi, per dirla con Ferrarotti, un’efficace cinghia di trasmissione di valori sociali condivisi: questa sua “missionarietà” ha bisogno di luoghi e strumenti ideali d’azione, specie quando il teatro di rappresentazione è nelle sempre più ricorrenti periferie educative e culturali. Ecco allora la biblioteca, non solo come servizio incentrato sul libro ma anche come idea, come materia dello spirito capace di promuovere competenze creando così i presupposti del costituzionale “svolgersi” della personalità umana. Essendo luogo d’incontro, la biblioteca rende possibile l’intreccio tra politica culturale e welfare comunitario. In un certo senso, essa riproduce un microcosmo di ciò che Popper ha definito Società Aperta, cioè plurale e ben disposta verso la conoscenza ed il cambiamento possibile.
Lia Speranza ha trovato la dimensione della sua missionarietà, come via e verità, cercando tra gli scaffali più alti e più scomodi della sua personale biblioteca, in una babele angolana in cui si è insinuata la luce della sua opera di missionaria al servizio di disagio e fragilità. Intitolarle la biblioteca della scuola primaria significa custodire nel nome la memoria delle sue molteplici iniziative umanitarie in quell’angolo di mondo tra i più negletti. È questa, in fondo, la funzione precipua della biblioteca, e del libro: essere “testimone” di un’esperienza, di una storia di vita, di un’idealità da non disperdere, di quel sapere che Borges, seguendo la scala spirale, vedeva “inabissarsi e innalzarsi nel remoto”.
È il dovere della memoria, con le sue proporzioni multidimensionali e i suoi parametri storici, che nella serata celebrativa del 17 Gennaio scorso a Bitonto, si è incarnato nella splendida performancecanora di Carla Regina, nota cantante Mezzo Soprano, figlia di Lia Speranza, e poi ha preso corpo nelle parole della dirigente scolastica prof.ssa Filomena Di Rella nel passaggio in cui invita a farsi « in ogni atto educativo e nelle piccole cose di ogni giorno, fautori di dimensioni di senso, di visione, di idealità…», ed in quello in cui riferisce con emozione « la frase di Lia Speranza: “Quanta Africa c’è anche qui nel mio paese…”, che ci ricorda quanto c’è di nostro in Africa, qual è la nostra quota di colpa… A noi il dovere morale di memoria».
Nell’ottica del doveroso ricordo della missionaria bitontina sono anche le parole del Sindaco Francesco Paolo Ricci e di Mons. Francesco Savino, che, ricordando Lia Speranza e citando don Tonino Bello, ha parlato di convivialità delle differenze e di forza della profezia.
Allo storico Michele Muschitiello, infine, è stata affidata la presentazione del libro: “Lia Speranza e il gene della solidarietà”, da lui curato in collaborazione con Carla Regina. L’evento, moderato dal giornalista Mario Sicolo, ha vissuto anche alcuni momenti musicali affidati al Maestro Nicola Cotugno che ha diretto la Fanfara dell’Aeronautica Militare Comando Scuole III Regione Aerea.
Tornando al dovere della memoria, sono, questi, i giorni in cui si staglia sulle coscienze il buio Memento dell’Olocausto, delle persecuzioni e dei mostri del passato. La Shoah ci ammonisce e ci invita alla testimonianza, alla memoria viva.
Una vita esemplare come quella di Lia Speranza è il lascito migliore, ed un libro può esserne il vestigio: in una società che non impara sempre dalla Storia gli educatori siano i bibliotecari dei libri mai scritti, la conoscenza dell’inconosciuto e la speranza di un futuro migliore.
Felice de Sario
Pubblicato il 22 Gennaio 2025