La birra di Torre Guaceto. Forse
Nella necropoli della Riserva Naturale qualche giorno fa sono stati ritrovati vasi destinati a contenere bevande fermentate a base di cereali
A Torre Guaceto continuano a emergere sepolture della fase avanzata dell’età del Bronzo (XII-XI secolo a.C.). E’ dal 2019 che si scava all’interno della Riserva Naturale estesa sull’Adriatico fra Carovigno e San Vito dei Normanni. L’attuale campagna di scavo, la quarta, è in corso dal 29 maggio scorso grazie al sostegno del Consorzio di Gestione di Torre Guaceto e al benestare della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le Provincie di Brindisi e Lecce. Complessivamente, sono più di cinquanta le sepolture emerse in questi quattro anni di lavoro. In una di esse, qualche giorno fa sono stati ritrovati vasi del tipo destinati a contenere bevande fermentate a base di cereali. Cose come il sidro di mele o di pere, ad esempio, oppure la birra. A Torre Guaceto si parla di birra … Per meglio dire, dell’antenato della birra. Si hanno testimonianze di produzione della birra già presso i Sumeri. Proprio in Mesopotamia sembra sia nata la professione del birraio e testimonianze riportano che parte della retribuzione dei lavoratori veniva corrisposta in birra. La produzione e le vendita della birra, che fosse d’orzo o di farro, era regolamentata dal Codice di Hammurabi. Nella cultura mesopotamica la birra aveva anche un significato religioso: veniva bevuta durante i funerali per celebrare il defunto ed offerta alle divinità per propiziarsele. Analoga importanza aveva questa bevanda nell’Antico Egitto, dove la popolazione la beveva fin dall’infanzia, considerandola anche un alimento ed una medicina. Addirittura una birra a bassa gradazione o diluita con acqua e miele veniva somministrata ai neonati quando le madri non avevano latte. Si parla di birra anche nella Bibbia e negli altri libri sacri del popolo ebraico come il Talmud ; nel Deuteronomio si racconta che durante la festa degli Azzimi e durante la festività del Purim si mangiava per sette giorni il pane senza lievito e si beveva birra. In Sardegna i Nuragici producevano birra sin dal 1350-1200 avanti Cristo. Ceramiche ritrovate nel sito nuragico del nuraghe Arrubiu hanno trattenuto al loro interno le molecole e gli acidi grassi delle sostanze che venivano cucinate. Gli esami hanno stabilito che alcuni di queste sono tipici della birra. Benché orientati più sul vino, Etruschi, Greci e Romani non disdegnavano la birra. Con Germani e Celti la qualità della birra salì di livello. Ancora meglio si misero le cose quando anche i monaci, col loro rigore, si dedicarono alla produzione di questa bevanda. Ma il vero salto di qualità si registrò con l’avvento della rivoluzione industriale. L’avvento di densimetri e termometri mutò radicalmente la fabbricazione del prodotto. Inoltre, sempre nello stesso periodo, studi specifici sull’impiego del lievito permisero di produrre la birra a bassa fermentazione, ad oggi di gran lunga la più diffusa nel mondo.
Italo Interesse
Pubblicato il 1 Agosto 2023