Cultura e Spettacoli

La canzone di Passannante

In ‘Il canto Anarchico in Italia nell’ottocento e nel Novecento’ (edizioni Zero in condotta, Milano – 2009) di Santo Catanuto e Franco Schirone sono raccolte due filastrocche pugliesi raccolte dagli autori a Massafra nel 1980. La prima recita così : “Na giacchète de vellute / pe sé carrine l’agghie vennuùte / p’accattà lu pugnalette / p’ammazzà le rré Umbèrte. / Passànnante ére uagliòne / mettéve lu péte sus’u staffòne / che nu picchele pugnalétte / per’ammazzà lu rré Umbérte. / Passànnante sus’cangèlle / gridava Allarme! la sentinélle / Passànnante non chiaànge cchiù / lo rré no règne cchiù.” Ovvero : Una giacchetta di velluto ho venduto per sei carlini per acquistare il pugnaletto con cui uccidere re Umberto / Passannante era un ragazzo, metteva il piede sul predellino (della carrozza su cui viaggiava il Re – ndr) / armato di un piccolo pugnale con cui uccidere Re Umberto. / Passannante in cima al cancello / lanciava l’allarme la sentinella / Passannante non piange più / il re non regna più”). Dello stesso canto, affermano gli autori, esiste una seconda versione, cantata nel barese : “Passavande ère uagglione, / se mbegnò le pandalòne /Iàmme a lucchèse, iàmme a lucchèse / Passavande uccìse o rrè – Passavande non ghiangènne chiù / la pèlle auuànde ca se n’è sciùte /Iàmme a lucchèse, iàmme a lucchèse / Passavande uccìse o rrè”  : Passannante era un ragazzo che si impegnò i pantaloni (per acquistare il pugnale – ndr)… intraducibile… Passannante uccise il re … intraducibile… acchiappa la pelle che se n’è andata… intraducibile… Passannante uccise il re… Non ci risulta esistano incisioni per chitarra o sola voce di questo canto anarchico. Il re in questione è Umberto I, che 144 anni fa (il 17 novembre 1878) rischiò di morire pugnalato a Napoli dall’anarchico Giovanni Passannante. Ma gli uomini di scorta arrivarono in tempo e il Savoia se la cavò con una leggera ferita al braccio sinistro. Quanto al suo attentatore, Passannante fu  condannato a morte, poi la condanna venne commutata in ergastolo, che si protrasse per trentadue anni. Unica mesta ‘consolazione’ di Passanante fu l’essere sopravvissuto dieci anni al monarca, il quale, già sfuggito a Roma al coltello di un secondo attentatore anarchico – Pietro Acciarito – nel 1897, non sfuggì alle pallottole sparategli a bruciapelo nuovamente da un anarchico, Gaetano Bresci, questa volta a Monza il 29 luglio 1900. La giacchetta e i pantaloni cui si fa cenno in questa doppia versione sono gli indumenti che il poverissimo Passannante dovette vendere, o impegnare, per acquistare l’arma, un coltello dalla lama lunga 12 cm. – Nell’immagine, l’anarchico ritratto nel 1896 nella fortezza di Portoferraio. Tre anni il mancato regicida venne trasferito nella Villa medicea dell’Ambrogiana, il manicomio criminale di Montelupo Fiorentino, dove si spense il 14 febbraio 1910. Il suo cadavere, in ossequio alle teorie dell’antropologia criminale dell’epoca, miranti ad individuare supposte cause fisiche alla «devianza», fu sottoposto ad autopsia e decapitato. Mentre del suo corpo non si hanno più notizie, il cranio e il cervello, quest’ultimo immerso in una soluzione di cloruro e zinco, furono conservati nel manicomio di Montelupo Fiorentino prima d’essere trasferiti nella Scuola Superiore di Polizia associata al carcere giudiziario Regina Coeli di Roma. Nel 1936 i poveri resti vennero trasferiti presso il Museo Criminologico dell’Amministrazione Penitenziaria del Ministero della Giustizia di Roma, ove rimasero in macabra esposizione sino al 2007, anno di tumulazione nel paese d’origine dell’anarchico : Savoia di Lucania, un piccolissimo centro del potentino (prima del gesto di Passannante, quel paesetto si chiamava Salvia ; nel 1879 il nome fu mutato in Savoia di Lucania come “gesto riparatorio” nei confronti di casa Savoia).

 

Italo Interesse


Pubblicato il 18 Novembre 2022

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio