‘La carità’, vetta del pathos
Il Museo Civico di Troia occupa il piano terra e il seminterrato di Palazzo D’Avalos, in via Regina Margherita. Inaugurata nel 1981, la vasta raccolta è divisa in cinque sezioni. In quella contemporanea sono raccolte alcune opere di uno scultore troiano, Nicola Fiore (1881-1976), del quale ricorre oggi il 138esimo anniversario della nascita. Si tratta degli studi in gesso, tutti donati dalla figlia Lucia, che Fiore adoperò per realizzare bronzi (statue, busti, arredi ecclesiastici e monumenti funebri). Nato da “famiglia notabile” e primogenito di sei figli, Nicola Fiore frequentò le scuole elementari e il ginnasio (sino al quarto) nel locale seminario. Presto mise in luce il suo talento, che non sfuggì ad uno zio materno, il quale sollecitò caldamente Pasquale Fiore, padre di Nicola, affinché avviasse il ragazzo agli studi artistici. Nicola poté così scriversi, prima all’Istituto di Belle Arti di Napoli, poi, nel 1902, all’Istituto di Belle Arti di Roma. Dopo i primi riconoscimenti, verso la fine del terzo anno di Accademia fu chiamato a Troia dal vescovo Bergamaschi, che gli affidò la decorazione di un salone del vescovado. Terminati gli studi romani, dietro suggerimento di molti docenti, si trasferì a Milano, dove si fece presto un nome e da dove, come ogni ‘emigrato’ di successo, si può dire non si sia mai spostato. Nel capoluogo lombardo mise su famiglia (dalla moglie, Antonietta Landini, ebbe cinque figli) alternando l’attività di scultore a quella di docente (nel 1930 gli venne anche affidato il prestigioso incarico di Ricognitore per le opere d’arte di Brera e della Lombardia). Morì a Milano il 1° marzo 1976 a Milano. Autore a vocazione un po’ retorica, Fiore si distinse scolpendo il monumento ai Caduti di Grosio, vicino Sondrio, e quello di Boffalora Ticino, nel milanese. La stessa enfasi caratterizza le quattro statue collocate nella chiesa di San Lorenzo a Lazzate (provincia di Monza a Brianza) nonché la scultura di Santa Giovanna D’Arco (Duomo di Milano). Quasi in contraddizione con questa magniloquenza, Fiore si dedicò anche a piccoli bronzi delle dimensioni di un fermacarte o di un sopramobile e pieni di una grazia fresca, perfino civettuola (in Rete è possibile apprezzare Lo scugnizzo, La fioraia, La dama e La separazione). Ma il meglio di sé l’artista pugliese lo diede nell’arte funeraria. Numerose opere ornano sepolcri del Cimitero Monumentale e del Cimitero Maggiore di Milano. Su tutti, svetta il gruppo della ‘Carità’ (vedi immagine). A Nicola Fiore la sua città ha dedicato una via, che collega Corso Umberto I e Via Regina Margherita.
Italo Interesse
Pubblicato il 18 Giugno 2019