“La città metropolitana per Bari? I Comuni non ci stanno”
“La città metropolitana? No grazie!” Rispondono così alcuni sindaci e molti consiglieri dei 41 Comuni del barese alla notizia di qualche giorno fa che il governo Monti, a proposito del decreto sulla spending review, avrebbe deciso di abolire la Provincia di Bari dal primo gennaio 2014 per istituire, al posto dell’Ente di via Spalato, l’area metropolitana del capoluogo pugliese. Una decisione, questa, che non è stata accolta con favore sia dalle popolazioni, che da tanti amministratori pubblici locali dei Comuni della cintura barese. A mostrare diffidenza e scetticismo per questa scelta del governo nazionale sono innanzitutto i sindaci ed i rispettivi consigli comunali che temono una perdita dei loro attuali poteri e prerogative territoriali a favore del presidente e dell’esecutivo della futura area metropolitana di Bari. Un’istituzione – sostengono alcuni di essi – che non sarebbe neppure emanazione diretta della volontà popolare, bensì un organismo di grado intermedio il cui presidente verrebbe nominato dai Primi cittadini del 41 Comuni del barese e l’assemblea sarebbe formata da una ristrettissima rappresentanza, al massimo 14 componenti, designata dai consigli comunali dei paesi ricadenti nell’area metropolitana. Una rappresentanza, quindi, che essendo inferiore al numero dei Comuni da rappresentare, sarebbe gioco forza costituita soltanto dagli esponenti dei Comuni più popolosi che, forti del proprio peso numerico, riuscirebbero sempre attraverso degli accordi a portare in consiglio un proprio esponente, a danno dei Comuni più piccoli, che si vedrebbero così costretti ad affidare sempre ad altri la loro rappresentanza nel consiglio dell’area metropolitana. Un rischio, questo, che non è sottovalutato neppure dai sindaci dei Comuni maggiori per quanto riguarda l’elezione del presidente dell’area metropolitana, che così potrebbe essere quasi sempre appannaggio della città capoluogo, con una evidente penalizzazione di fatto per tutti gli altri grossi centri del barese. Infatti, l’istituto dell’area metropolitana – osservano coloro che non vedono di buon occhio questa novità – ha un senso per città come Roma, Napoli e Milano che contano milioni di abitanti e, soprattutto, la loro cintura urbana è un tutt’uno con quella di molti altri Comuni più piccoli che sono uniti alla città capoluogo anche da una continuità urbana che si estende praticamente senza interruzioni, per cui i rispettivi confini territoriali tra il Capoluogo ed i Comuni limitrofi sono inglobati nella stessa cintura urbanizzata. E, inoltre, – si chiedono gli scettici dell’area metropolitana barese – che senso ha fare l’Area metropolitana di Bari o Reggio Calabria, se entrambe hanno una popolazione di appena alcune centinaia di migliaia di abitanti e, soprattutto, non esistono quelle condizioni di continuità urbana come per le grandi città citate? Infatti, nel caso di Bari, la continuità urbana è del tutto inesistente anche con i Comuni più vicini, come Mola di Bari, Giovinazzo, Triggiano, Modugno e Bitonto. Per non parlare, poi, di grandi e piccoli Comuni distinti oltre settanta/ottanta chilometri come Altamura, Gravina o Poggiorsini. Ed altri, anche se più vicini, come Corato, Ruvo, Molfetta e Monopoli. Per queste ragioni sono in molti gli scettici sulla effettiva riuscita dell’iniziativa del governo Monti per la costituzione dell’Area metropolitana di Bari e sulla sua effettiva necessità. E’ impensabile – secondo i sindaci stessi di alcuni di questi Comuni – che il futuro Presidente ed esecutivo dell’Area metropolitana di Bari possa usufruire di competenze maggiori di quelle oggi attribuite alla Provincia. Infatti, non è immaginabile che il Presidente della Città metropolitana possa occuparsi dell’Urbanistica di Bitonto o di Altamura. Come pure di tutti i servizi locali la cui valenza ricade in ambito territoriale cittadino. Non a caso il neo sindaco di Bitonto, Michele Abbaticchio, già durante la sua campagna elettorale ha più volte dichiarato la propria contrarietà a far parte di un istituzione, come l’ipotizzata Città metropolitana, che usurpi poteri al Comune. Analoghe perplessità e preoccupazioni sono condivise anche da altri sindaci della provincia di Bari, come quello di Altamura, Michele Stacca che, quando ha saputo la notizia che il proprio Comune rientrerebbe nell’Area metropolitana, ha pensato subito alla possibilità di effettuare un referendum cittadino da tenere con ad altri Comuni dell’alta Murgia, per eventualmente chiedere l’adesione ad altra provincia. In definitiva, la proposta di Monti di cancellare la Provincia ed istituire l’Area metropolitana, alla fine, almeno per Bari potrebbe rivelarsi un flop clamoroso, sia perché non ci sono le necessarie condizioni per un tale progetto, sia perché i costi per far decollare e gestire una tale nuova istituzione potrebbero essere di gran lunga maggiori di quelli che si possono prevedere. Pertanto, anziché realizzare un risparmio di costi per la spesa pubblica, si finirebbe per aumentarli. Per non parlare di ciò che potrebbe accadere se taluni Comuni del barese, ce hanno storia, tradizioni ed identità culturali e socio-economiche assai diverse da quelle di Bari e tra loro, si vedessero comprimere la propria autonomia gestionale a favore dell’istituzione “Città metropolitana”. Infatti, già tra Bari e le sue due grosse periferie, Palese-Santo Spirito e Carbonara-Ceglie-Loseto, le spinte centrifughe sono tutt’altro che sopite. Figuriamoci se è immaginabile un’opposta tendenza possa farsi valere per Comuni storicamente esistenti. Forse neppure il piccolo Comune di Bitritto, che dista appena cinque chilometri da Bari, sarebbe disponibile ad essere “inghiottito” dal capoluogo.
Giuseppe Palella
Pubblicato il 17 Luglio 2012