Cultura e Spettacoli

La colomba meccanica di Archita

In attesa che il robot a forma d’uomo o d’animale evolva nel ‘replicante’, una Scienza smarritasi per strada e sollecitata da biechi interessi commerciali (e militari, si pensi ai ‘droni’), si adopera nell’elaborazione di automi sempre più sofisticati. Di recente ha fatto sensazione lo Smartbird, un ‘giocattolo’ prodotto dall’azienda Festo. Consiste nella riproduzione a dimensioni quasi naturali di un Gabbiano Reale capace di volare per effetto del battito delle ali (ha però bisogno di essere ‘lanciato’ a mano e atterra come un aliante). Anche in passato l’uomo si è cimentato nella costruzione di questi ‘giocattoli’. Nel IX sec. d.C. il califfo al-Ma’mun poteva sfoggiare uccelli metallici canterini e – il secolo dopo – un altro califfo, al-Muktadir disponeva di uccelli che oltre a cantare battevano le ali. Retrocedendo al V secolo, analoghi resoconti cinesi (Lu Ban e Han Fei) parlano di altri automi volanti, questa volta di legno. Retrocedendo ancora, arriviamo a Pausania e Archita. Il primo, in un lungo passo dedicato all’ippodromo di Olimpia, parla di un’aquila di bronzo con le ali spiegate posta su un altare : “Colui che sovrintende alla corsa aziona il meccanismo che si trova nell’altare ; appena questo si muove, l’aquila scatta in alto, così da divenire visibile agli spettatori”. E chiudiamo col grande scienziato nato a Taranto e vissuto tra il 428 e il 360 dopo Cristo. Archita si distinse anche per avere inventato due apparecchiature : un sonaglio per bambini (la raganella) e un uccello meccanico a forma di colomba. Di quest’ultimo automa ci dà notizia Aulo Gellio nel cap. 12 del Libro X del suo ‘Notti Attiche’ : “Non soltanto parecchi autori greci di chiara fama ma persino il filosofo Favorino, puntiglioso studioso delle cose antiche, testimonia con assoluta certezza che Archita costruì secondo alcune regole di ingegneria un oggetto ligneo a forma di colomba e questa colomba volò. E’ evidente che essa era equilibrata perfettamente grazie a contrappesi e nascondeva al suo interno la ragione del fiotto d’aria che le consentiva il volo”. Favorino aggiunge un dettaglio interessante : “Una volta a terra, la colomba non si sollevava più”. La nostra idea è che il corpo cavo della colomba costruita dal geniale tarantino fosse occupato da una vescica d’animale, una vescica di quelle così sottili da poter essere gonfiate a bocca come tutti possono fare con un palloncino. Allo stesso modo in cui un palloncino gonfio schizza via e seguendo un percorso irregolare quando se ne rilascia l’ugello che fa da valvola, così la colomba di Archita poteva prendere il volo a comando. Con la differenza che il moto – azionando le ali per via del ben equilibrato gioco di contrappesi di cui parla Favorino – consentiva all’automa di percorrere in linea retta distanze anche lunghe, proprio come una colomba vera. Chiaramente, una volta esaurita la spinta inerziale, l’automa planava come un aliante e “non si sollevava più”.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 2 Luglio 2013

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