Cultura e Spettacoli

La corsa delle biglie in spiaggia

Lungo gli arenili è facile incappare in piccoli agglomerati sferici o ovali di colore marrone chiaro e di consistenza feltrosa, grossi quanto una pallina da ping pong. Gli egagropili – questo il nome scientifico – sono il risultato dello sfibramento di piante acquatiche marine come la Poseidona o la Zostera. Comunemente noti come palle di mare, palle di Nettuno, polpette di mare o patate di mare, queste curiose formazioni una volta erano uno strumento di gioco per i ragazzini in spiaggia. Quando non venivano impiegate come armi per innocue sassaiole, queste palline potevano evolvere in biglie da far correre lungo un percorso disegnato nella sabbia. Il disegno di tale percorso era non meno appassionante del gioco stesso poiché per assicurare il massimo dell’emozione alla sfida occorreva che il circuito fosse il più lungo e tortuoso possibile, ma che pure si mantenesse raccolto per evitare di invadere lo ‘spazio vitale’ degli altri ombrelloni ; per questo motivo si preferiva disegnare il percorso in prossimità del bagnasciuga, dove c’era più spazio. Per dare la possibilità alla pallina di scorrere bene, era indispensabile livellare perfettamente la sabbia, bagnandola. L’utilizzo di sabbia bagnata, poi, consentiva di conferire la massima definizione ai bordi del percorso. Ciò era determinante ai fini dell’applicazione di una regola fondamentale: Il concorrente la cui pallina per un colpo maldestro andasse fuori pista, retrocedeva al punto da cui era partito. Stabilito il numero di giri, si fissava il punto di arrivo/partenza piantando verticalmente un bastoncino da gelato da passeggio (materiale, questo, che, ieri come allora, era facilissimo ritrovare nella sabbia insieme a un numero indecente di cartacce e mozziconi di sigarette, stante l’inveterato malcostume di utilizzare l’arenile come uno discarica). Ciò fatto, si passava al gioco. La pallina avanzava per effetto di un colpetto dell’indice o del medio. L’elemento fortuna aveva il suo peso : se una biglia ferma si ritrovava inaspettatamente ad avanzare perché colpita da altra biglia in corsa, quel vantaggio era considerato legittimo. Determinante era anche la maggiore sfericità dell’egagropilo : Una biglia particolarmente ovale era incontrollabile. Il gioco aveva termine con l’arrivo del vincitore al traguardo. Si scommetteva, anche : I perdenti accompagnavano il vincente al chiosco per pagargli un ghiacciolo. Ma chi gioca più oggi in spiaggia alla corsa delle biglie ? E’ già tanto che i piccoli si divertano ancora col castello di sabbia e le formette. Eppure, ogni tanto, sulle spiagge dove si sfidano gli artisti versati nella scultura in sabbia, in mezzo a riproduzioni mozzafiato, possono riprendere vita cose desuete come, appunto, la pista per la corsa delle biglie. L’immagine è stata scattata due anni fa a Lido di Camaiore.

 

Italo Interesse

 


Pubblicato il 11 Giugno 2022

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