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La difficile transizione nel progetto di riforma delle Province

 

Il decreto attuativo del Governo nazionale per la redistribuzione del personale, e quindi delle funzioni e competenze, dalle vecchie Province a Regione e Comuni avrebbe dovuto essere emanato entro tre mesi dalla pubblicazione sulla “Gazzetta Ufficiale” della relativa legge di riforma, apparsa per l’appunto lo scorso 7 Aprile sull’Organo Ufficiale dello Stato. Quindi entro ieri, 8 luglio. In realtà di tale atto non c’è stata finora neppure l’ombra, poiché tutto è ancora invariato sul piano sostanziale. Infatti, la geografia dei poteri e delle funzioni delle vecchie Province è tutt’ora invariata, nonostante la riforma del governo Renzi che apparentemente lascia intravedere una semplificazione della macchina burocratica locale con l’istituzione delle nuove Province, dette “leggere”, e delle “Città metropolitane” per i 10 grandi centri che vedono la Provincia soppressa. La rassegnazione delle funzioni delle Province si incrocia con un altro grande progetto del governo Renzi, quello relativo alla riforma della Pubblica amministrazione, che rischia di sovrapporsi, creando un ingorgo dal quale difficilmente si riuscirebbe a venirne fuori, se il crono programma dettato dall’agenda di governo comincia a slittare ed i vari decreti attuativi delle diverse riforme annunciate alla fine dovessero sovrapporsi. Infatti, sarebbe paradossale procedere alla redistribuzione del personale in forza alle vecchie Province senza sapere prima come sono distribuite le competenze in materia di lavoro, ambiente e negli altri settori che dovrebbero essere sottratti alle Province, per essere affidati a Regione e Comuni, o alla Città metropolitana, lì dove esisterà questo nuovo ente. La sensazione è quella di essere in presenza di un’azione di governo fatta di annunci e leggi che però non tengono in alcun conto dei tempi effettivi di realizzo delle predisposte riforme, ma soprattutto non hanno in debita considerazione le ricadute ed i costi reali che avranno alla fine sulle casse pubbliche le novità introdotte nell’Ordinamento amministrativo locale e statale. Infatti, i dubbi che sorgono a molti addetti ai lavori della macchina burocratica è che si tratta di un’attività di rimescolamento di ruoli, incarichi e funzioni, all’interno di amministrazioni che sono di per sé già ora sovraccaricate di competenze, vedi Regioni e Comuni, e che difficilmente riusciranno a fare meglio di quanto facesse in precedenza nello stesso settore l’Ente intermedio a cui sono state sottratte e che, per un mero calcolo di opportunità politica, si pensa di sopprimere con una successiva riforma della Carta Costituzionale. Alcuni di questi stessi addetti ai lavori sono  convinti, infatti, che il periodo di transizione sarà più lungo del previsto e, soprattutto, che i risultati, sia in termini di risparmio che di efficienza per l’apparato amministrativo, alla fine non saranno quelli previsti, perché potrebbero rivelarsi deludenti di parecchio. A sentire questi esperti dell’amministrazione locale, la soluzione dei problemi non sta nel spostare il personale e le competenze da un ente ad un altro, ma nella mentalità con cui la politica attuale gestisce l’apparato amministrativo pubblico. Un apparato nel quale i politici in teoria sono titolari soltanto di azioni d’indirizzo e controllo, mentre i burocrati sono responsabili dell’attuazione e, quindi, della gestione amministrativa. In realtà, nella sostanza si verifica una commistione e sovrapposizione tra azione politica ed azione amministrativa, che alla fine sfocia in disservizi ed inefficienza della pubblica amministrazione, se non anche, a volte, in episodi di malcostume. Comunque nel capoluogo pugliese le procedure per il passaggio dalla Provincia alla Città Metropolitana sembra al momento che procedono speditamente e senza intoppi, salvo quelli generali dovuti al ritardo dei decreti attuativi del governo. Infatti, nell’incontro svoltosi ieri in Prefettura il presidente della Provincia, Francesco Schittulli, il sindaco di Bari, Antonio Decaro, ed il prefetto, Antonio Nunziante, hanno fissato la data del 28 settembre prossimo per la celebrazione presso la sede di via Spalato della consultazione elettorale di secondo livello, che dovrà scegliere i nomi dei 18 componenti del Consiglio metropolitano, scelti tra i sindaci e gli oltre 700 consiglieri comunali dei 41 Comuni della provincia di Bari. Tra i primi e più importanti compiti del Consiglio metropolitano figura l’approvazione dello Statuto del nuovo Ente che dovrà avvenire entro la fine del 2014. Responsabili del procedimento elettorale per la costruzione del Consiglio metropolitano sono stati individuati due dirigenti della Provincia, Francesco Meleleo (responsabile effettivo) e Pietro Gallidoro (responsabile supplente), che dovranno collaborare con il segretario generale del Comune di Bari, Mari D’Amelio, in tutte le procedure atte ad insediare l’Assemblea di secondo livello che dal primo gennaio del 2015 gestirà la “Città Metropolitana” barese. Almeno in questo il ddl Delrio è stato sufficientemente chiaro, perché sia sulle modalità di costituzione che sui tempi non lascia alcun dubbio interpretativo. 

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 9 Luglio 2014

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