La donna lo tradì e il brigante si ritrovò forzato
Il 14 novembre del 1888 a quarantanove anni si spegneva Cosimo Giordano. Si spense nel suo letto, una branda del carcere di Favignana dove era recluso da quattro anni dopo che la Corte d’Assise lo aveva condannato ai lavori forzati a vita. Una pena stranamente ‘mite’ considerando il numero e la gravità dei reati contestati : “furto qualificato, mancata estorsione, estorsione consumata in banda armata e con sequestro di persona, grassazione con violenze e minacce, omicidi volontari uno dei quali aggravato dall’agguato”. Giordano – il primo a sinistra nella foto – aveva fatto parte del corpo borbonico dei Carabinieri a cavallo e durate la sfortunata battaglia del Volturno era stato insignito del grado di Capitano per il coraggio e l’impegno dimostrati sul campo. Alla resa di Francesco II, il Giordano andò incontro al destino comune a molti reduci del disciolto esercito duo siciliano. Si ritrovò così ‘condottiero’ di una tante bande di insorti che all’indomani dell’Unità misero a ferro il fuoco il Mezzogiorno nell’utopia di un ritorno del Borbone (bande nelle quali ebbero agio d’infilarsi non pochi briganti ; e lo stesso Giordano si manifestò più brigante di tutti, aderendo alla lotta armata più per assecondare la natura avida di oro e di sangue che per inseguire un ideale, seppure fumoso). Nell’agosto del 1861 contribuì alla sollevazione di due paesi del beneventano, Pontelandolfo e Casalduni. La sollevazione fu sanguinosa. Ma mentre a Casalduni furono commessi solo alcuni omicidi di traditori e spie per mano del Giordano e dei suoi uomini, a Pontelandolfo invece la popolazione trucidò ben quaranta soldati, quattro carabinieri e un luogotenente di fanteria. In risposta, all’alba del 14 agosto ingenti truppe italiane composte per lo più da bersaglieri aggredivano i due paesi. Casalduni fu trovata quasi disabitata (gran parte degli abitanti riuscì a fuggire dopo aver saputo dell’arrivo delle truppe) per cui i bersaglieri si ‘limitarono’ a raderla al suolo. A Pontelandolfo invece i cittadini vennero sorpresi nel sonno. Fu una strage. Il numero delle vittime è tutt’ora incerto, tuttavia compreso secondo la maggior parte della letteratura fra il centinaio e il migliaio. I massacri di Pontelandolfo e di Casalduni segnarono l’inizio della fine per il movimento legittimista. Quando poi i ‘briganti’ dovettero cedere allo strapotere dei cannoni e della Legge Pica, il Giordano (sul cui capo pendeva una taglia di tremila lire) fu lesto a rifugiarsi prima a Roma, poi a Londra, infine a Lione ; lasso di tempo durante il quale trovò sempre modo di mettere a segno il suo colpo preferito : l’estorsione. In Francia, dove si era messo a commerciare sotto falso nome, commise l’errore di rivelare la sua vera identità alla donna con cui aveva instaurato una relazione. Questa, nell’idea di mettere le mani sulle tremila lire, informò le autorità italiane. Non essendoci all’epoca patto di estradizione fra Italia e Francia fu necessario tendere un tranello. Un commissario di Pubblica Sicurezza, fingendosi grossista di frutta e interessato a stringere rapporti economici col Giordano, gli si presentò convincendolo a seguirlo in Italia. L’arresto avvenne a Genova il 25 agosto 1882. Due anni dopo l’ex capobanda veniva condannato ai lavori forzati a vita.
Italo Interesse
Pubblicato il 14 Novembre 2015