Cultura e Spettacoli

La donnola nel destino di Galantide

Insieme alla volpe, la donnola è l’unico animale sfuggito al depauperamento della fauna pugliese. Questo minuscolo animale, lungo una trentina di centimetri coda inclusa, deve la sua sopravvivenza ad una capacità di adattamento che ha dello straordinario. Ad aiutare la donnola non è l’astuzia della volpe o la prudenza della biscia, bensì il fatto di poter vivere indifferentemente nelle cavità dei muri a secco, del terreno o dei tronchi. Cacciatrice abilissima, di notte la donnola si arrampica sugli alberi e fa strage di uccelli. Ma sono i sorci e le bisce le prede preferite. A meno che nel suo territorio di caccia non si trovi un pollaio. Non esiste reticolato a prova di donnola perché dovrebbe avere maglie così fitte da impedire il passaggio della testa che l’animale ha piccolissima (alla donnola basta che il capo entri in un pertugio perché passi anche il resto del corpo che si presenta particolarmente snodato ed elastico). Una volta nel pollaio, la donnola – come ogni mustelide – non ha pietà. Assecondando il suo istinto sanguinario prima uccidì’e tutto ciò che trova, nonostante pesi appena cento grammi, poi si nutre del poco di cui ha bisogno. Ma il vero asso nella manica della donnola è la sua incredibile prolificità. A questa dote è legato un mito greco : Galantide (Galinzia secondo altre fonti) era una vergine figlia del tebano Preto e ancella di Alcmena. Quest’ultima, posseduta con l’inganno dal solito Giove (il quale per la circostanza aveva assunto le sembianze di Anfitrione, sposo di Alcmena) si ritrovò che aspettava un figlio, il quale sarebbe stato niente meno che Ercole. Piena di gelosia, Era, la moglie del padre degli Dei, affidò alle tre Moire, personificazione dell’ineluttabilità del destino, e a Ilizia, protettrice delle partorienti, il compito di impedire la nascita di Ercole. A tale scopo le quattro donne andarono a prendere posto sulla soglia della casa di Alcmena sedendo con le gambe e le mani incrociate. Non riuscendo a comprendere le ragioni della difficoltà di Alcmena a partorire, Galantide, mossa da un sospetto, giocò d’astuzia. Giunta alle spalle di Ilizia e delle Moire, strillò, mentendo, che il bambino era nato. Frastornate dalla notizia, le Dee balzarono in piedi abbandonando la posizione che ‘legava’ Alcmena. Ciò consentì immediatamente a quest’ultima di sgravarsi. Furente di rabbia, Era tramutò Galantide in donnola. Di qui il collegamento tra il nostro grazioso mustelide e la fertilità. Tornando al mito, Eracle, divenuto adulto, si ricordò di chi gli aveva permesso di nascere e le innalzò un santuario. A Tebe, quando si tributavano ad Eracle onori divini, essi erano preceduti da sacrifici preliminari a Galantide. – Nell’immagine, il parto di Alcmena in una stampa di Jean Jacques François Le Barbier (1738 – 1826).

Italo Interesse

 


Pubblicato il 5 Febbraio 2022

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