Cultura e Spettacoli

La fanciulla della tammorra

Esiste castello al sicuro da storielle puntualmente sinistre o a base tragica? No. La mole di luoghi comuni a proposito di manieri ha prodotto un florilegio di frottole a base di trabocchetti, di stanze murate, tesori nascosti, stanze della tortura, passaggi segreti… e ovviamente di spettri, anime in pena e vaganti, prevalentemente femminili e giovani. Non facendo eccezione, anche il Castello di Monopoli ha il suo fantasma. Anche qui, come in quasi tutti gli altri manieri, una donna è protagonista di una storia inquietante. Una donna però fuori dagli schemi, nel senso che qui non si tratta della solita bella fanciulla costretta da un padre tiranno ad andare sposa al crudele castellano di turno. Ovvero la solita innocente che, innamoratasi in un secondo momento di un paggio, un cavaliere o un armigero viene colta in flagrante dal marito e sgozzata lì per lì. Per cui il suo sospiroso fantasma vaga per corridoi, scale e saloni invocando il nome dell’amato, che ovviamente ha fatto la sua stessa tragica fine. Nulla di tutto questo. A Monopoli nessuna candida, evanescente figura si muove tra stridii, clangori di catene, porte che sbattono e altri luoghi comuni da romanzo gotico. Non si muove perché non la si vede. Ma se ne intende la presenza attraverso un suono ritmico, cupo come un cuore che batte. Anticamente i pescatori giuravano d’udire a sera il suono di uno strumento a percussione proveniente da una delle finestre del castello che danno sul mare o dalla prospiciente scogliera. Prese così forma la leggenda del richiamo rivolto da una dama o da una fanciulla all’amato che un giorno aveva preso il mare senza più fare ritorno. Ma ecco il punto: quale lo strumento in questione? Le testimonianze parlano di un suono ‘doloroso’, cupo e ritmato. Un tamburo? In passato gli unici strumenti a percussione ‘consentiti’ alle donne erano tammorra e tamburello. E siccome il suono di quest’ultimo è più ‘gentile’ e ‘argentino’, non resta che la tammorra (quando non fornita di sonaglietti inseriti nel telaio). Tanto suggerisce l’abbinamento dello strumento con la figura di una giovane popolana invece che con quella di una dama, cui meglio poteva addirsi la viola o la spinetta. In conclusione, se proprio di fantasma si vuole parlare, si parli de: La fanciulla della tammorra. Tecnicamente quest’ultima è un ‘tamburo a cornice’ costituito da una membrana di pelle d’animale (quasi sempre capra o pecora) tesa su telaio circolare di legno, in genere quello dei setacci per la farina. Il suo diametro è in genere compreso tra i 35 e i 65 centimetri. Stando alla tradizione rituale, quando lo strumento è impugnato con la mano sinistra e percosso con la destra si dice che viene suonato ‘alla maschile’. Invertendo l’ordine delle cose, la tammorra viene suonata alla femminile… Con quale ‘inclinazione’ suonava la nostra infelice fanciulla?… – Nell’immagine, una scultura in bronzo della dea Cibele di era romana ; nella sinistra la dea impugna una tammorra.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 31 Maggio 2022

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