Cronaca

La finta lotta al randagismo, tra progetti copiati e interventi negati

C’è voluto un sopralluogo coordinato con il Canile sanitario nell’ambito di un approfondimento da parte dei consiglieri sulle attività di gestione e prevenzione da parte del Comune di Bari, per tornare a parlare del fenomeno randagismo in Città. Già da diverso tempo, difatti, il consigliere Michele Caradonna (Fratelli d’Italia) s’era fatto portavoce di alcune iniziative proposte da associazioni di volontariato del territorio, utili a ridurre il tristissimo fenomeno del randagismo. Innanzitutto la valorizzazione dell’obbligo di inserire i microchip che assicurano identificazione e registrazione della popolazione canina e poi la necessità di intervenire con le sterilizzazioni. Problemi vecchi e mai risolti, dai tempi dell’amministrazione cittadina affidata prima a di Cagno Abbrescia e poi a Emiliano. All’amministrazione comunale, spiega ancora Caradonna, è stata richiesta mesi fa copia della documentazione che regola i rapporti tra il Comune e gli enti gestori dei rifugi per cani randagi, purtroppo è emerso che il Comune di Bari non indirizza in modo significativo l’attività di tali enti verso una azione di promozione delle adozioni. Adozioni che pure essi attuano con tempi, strumenti e risorse di cui dispongono, ma evidentemente insufficienti a raggiungere obiettivi significativi. Tra le poche iniziative comunali, è stato presentato dal Sindaco Decaro un progetto, mutuato dal Comune di Vieste, chiamato “zero cani in canile”, progetto che andrebbe a migliorare il benessere degli animali. “Forse manca una reale conoscenza della situazione attuale, dobbiamo ancora attuare interventi e programmare attività di controllo per garantire i livelli minimi di sicurezza dei ricoveri” afferma il consigliere Michele Picaro, anche lui in visita al canile Sanitario di Bari-Japigia. Picaro non ha potuto non notare il Rifugio per animali randagi convenzionato dal Comune e a pochi metri dal canile sanitario la situazione risulti piuttosto complicata: sterpaglie ovunque in uno stato di totale abbandono e incuria. Per di più alcuni animali, tra cui anche gatti sono tenuti in gabbie di fortuna, artigianali. “Il pericolo incendi, dovuto a una assenza totale del Comune, è quanto mai rilevante il primo passo  – rincara il Consigliere Caradonna – sarebbe innanzitutto verificare che gli accordi vigenti che regolano la gestione dei rifugi vengano rispettati e che agli animali vengano assicurate idonee condizioni di cura in ambienti con adeguate condizioni igieniche sanitarie. Poi senza dubbio programmare una politica dell’adozione condivisibile da tutti gli attori coinvolti nella gestione del fenomeno del randagismo ma coordinata dall’amministrazione comunale”. Poi a riguardo della presentazione del nuovo progetto il Consigliere Picaro afferma “Si certo l’iniziativa che ha avuto il suo successo nel Comune di Vieste ha il suo ‘appeal’, però non bisogna nemmeno dimenticare che il progetto va adattato alla Città di Bari. E per farlo bisogna conoscere il nostro punto di partenza”. “Purtroppo – evidenzia il consigliere Caradonna – devo costatare che le denunce sulle condizioni pessime di gestione dei servizi di ricovero siano rimaste inascoltate e che da parte dell’amministrazione non ci sia stato mai un grande interesse verso la tematica del fenomeno del randagismo: pur investendo notevoli cifre è stata fin ora completamente assente una attività di controllo dei servizi erogati dagli enti convenzionati”. Conclusione? “Perciò prima di procedere con gli annunci in grande stile di belle iniziative che traducono in “progetto” le azioni che i Comuni hanno il dovere di effettuare, bisogna dirlo con forza e chiarezza che la prima azione da fare, qui a Bari, è garantire la sicurezza agli animali attualmente ricoverati presso le strutture comunali o in convenzione con il Comune”, il finale dei due consiglieri. Anche Anna Dalfino, l’ex consigliera comunale da una vita presidente di un’associazione a difesa degli amati cani, chiama in causa il primo cittadino che  ha festeggiato il suo onomastico al Canile  Sanitario  di via dei   Fiordalisi (oggi via Milella, zona industriale), ignorando l’esistenza del  canile rifugio gestito, appunto, dalla sua associazione,l’ACA. E invece sarebbe stata una buona occasione, dice la Dalfino, per verificare con i propri occhi  lo  stato di degrado in cui si trova il rifugio a causa delle inadempienze degli organi preposti (Assessorato e Ripartizione Ambiente ). Urgenti, infatti, il disserbamento delle sterpaglie ‘…alte da far paura’ che circondano esternamente ed internamente i recinti dove stazionano i cani con una situazione che può generare incendi, senza parlare delle infestazioni  di zecche, pulci, forasacchi pericolosissimi  per gli animali  e  per i olontari che frequentano il canile. La richiesta dell’ A.C.A  per un intervento “urgente” è partita da un mese e mezzo, ma è tuttora senza risposta.

 

Antonio De Luigi


Pubblicato il 19 Giugno 2018

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