Cultura e Spettacoli

La forza delle cose buone

Lo straordinario consenso incontrato anche presso la platea del Piccinni da ‘Il silenzio grande’, ha fatto gridare qualcuno al miracolo : Finalmente un signor spettacolo… Ma cos’ha di così speciale questa produzione Diana OR.I.S ? Un autore vivente (Maurizio De Giovanni) scrive un bel testo e si defila. A questo punto un altro valido teatrante (Alessandro Gassmann) si occupa della regia senza mettere piede in palcoscenico. Il resto lo fa un cast di cinque (!) professionisti : Massimiliano Gallo, Stefania Rocca, Antonella Morea, Paola Senatore e Jacopo Sorbini. Non bastasse, avanza spazio per assistenti alla regia, scenografi, costumisti, video elaboratori, musicisti… Diciamo questo perché c’è un limite a tutto, anche alla pazienza di spettatori violentati per anni. E’ dura patire furbe riduzioni dei soliti Shakespeare, Goldoni, Molière quando in scena è un solo interprete-traduttore-drammaturgo-regista. D’accordo, è anche una questione di fondi, per cui se la produzione è poca roba (ovvero tutto il contrario che nel caso della Diana OR.I.S), non resta che tagliare i costi, anche ferocemente, a cominciare dai testi. Un Pirandello, un Plauto, un Aristofane, essendosi spenti da più di settant’anni non rappresentano un’altra minaccia in libro paga (i diritti d’autore). Ma così va sparendo una generazione di drammaturghi. E ancora per una faccenda di costi vanno sparendo comprimari, figure di secondo piano, comparse… e truccatori, sarte, accompagnatori, servi di scena, facchini. La forza de ‘Il silenzio grande’ è (pure) nella palese ed appagante completezza dell’allestimento, oltre che nella percezione di un accuratissimo lavoro di sostegno, silente all’ombra delle quinte. Che a queste (ritrovate) condizioni ‘Il silenzio grande’ sia allora un lavoro sopravvalutato? No. Per quanto Rete e tv provino a traviarlo, instupidirlo o prenderlo per il naso, il pubblico non ha smarrito il buon senso : Anche quando non arriva a cogliere appieno la bellezza di un lavoro, almeno riesce a ‘sentirla’. E risponde d’istinto. Lungo e caldo, l’applauso di sabato scorso (del quale siamo stati testimoni) parlava meglio di cento oneste recensioni. Si parlava di miracoli, in apertura. Certamente le forze messe in campo sono della migliore qualità :  La vicenda di Valerio Primic, il protagonista, ha il pregio della completezza : diverte, prende, sorprende, induce a riflettere e senza stancare nonostante la sua ‘densità’ ; la regia di Gassman, amalgama le cose avendo il buon gusto di non sgomitare per mettersi in evidenza ; Gallo e compagni, a proprio agio nei panni di scena, danno l’impressione d’essere insostituibili. Ma a quadrare il cerchio, a infondere quella sensazione di ‘miracolo’ è altra cosa, è la singolare, forse irripetibile sintonia in cui entrano buoni ‘ingredienti’.

Italo Interesse

 

 


Pubblicato il 23 Febbraio 2022

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