Cronaca

La General Electric investe 100 milioni di euro in Puglia

600 milioni di dollari investiti in Italia, nell’arco di un quinquennio, con  un aumento del 50% gli attuali volumi produttivi e  l’incremento di 500 ingegneri da formare nel settore della ricerca. Sono questi  i numeri, annunciati ufficialmente nell’incontro a Firenze tra il premier Matteo Renzi e il Ceo di General Electric Jeff Immelt, di “Progetto Galileo”:  un centro di eccellenza mondiale per lo sviluppo di turbine e compressori nel settore oil & gas da creare in Toscana, ma non solo, il protocollo d’intesa prevede 200 milioni di euro di investimenti nei prossimi 4 anni per gli stabilimenti Avio Aero che il gruppo ha rilevato in Piemonte, Campania, a Pomigliano, e in Puglia, nell’area di Brindisi e in quella di Bari ovvero in quelle regioni dove sono impiegati i circa 4.000 dipendenti italiani dell’azienda. GE destinerà un centinaio di milioni ai poli pugliesi su diversi filoni: a Bari per lo sviluppo di «un sistema di controllo per motori aeronautici e aero derivati», mentre a Brindisi l’obiettivo è la ricerca e lo sviluppo di «trasmissioni meccaniche per motori aeronautici e tecnologie innovative di tipo additive». In particolare, come anticipato dal Sole 24Ore, «lo sviluppo tecnologico di combustori e componenti turbina sarà al centro del progetto elaborato per Pomigliano d’Arco, accanto allo sviluppo di sistemi di «smart factory» per l’erogazione di servizi nel quadro di «processi di progettazione, produzione e manutenzione di componenti di motori aeronautici di nuova generazione». «Un ricasco della ricerca su tutto ciò che oggi fa parte di General Electric sarà inevitabile, dal momento che nel Sud come in Piemonte il gruppo può contare su produzioni e occupazione di eccellenza» dice il segretario generale della Fim Cisl Marco Bentivogli. Per il settore avio, oltre tutto, lo scenario appare decisamente interessante: «L’Italia – si legge nel protocollo sottoscritto da General Electrc e ministero dello Sviluppo Economico- nel ranking europeo dell’offerta aeronautica ha la quarta posizione rispetto a Paesi con investimenti più elevati e campioni nazionali più numerosi e di dimensioni più ampie». Pesa positivamente il valore aggiunto delle centinaia di pmi che garantiscono in termini qualitativi e innovativi il supporto necessario al gruppo, soprattutto nel Sud. Non a caso con l’acquisizione da parte di General Electric, Avio è entrata a far parte di uno dei principali gruppi al mondo nel settore dei propulsori aeronautici con 4.700 addetti in Italia. «Ge – ha spiegato ieri Jeff Immelt – opera in Italia da circa 100 anni e l’intesa di ieri è la riprova delle elevate competenze della forza lavoro locale e rafforza ancora di più la ricerca e lo sviluppo in Italia di tecnologie innovative nel settore oil & gas destinate a tutto il mondo». Per Riccardo Procacci, amministratore delegato di Avio Aero, la scelta di GE è legata «alla nuova competitività che il Paese offre, anche per la collaborazione con le università». L’obiettivo industriale è non solo aumentare del 50% gli attuali volumi produttivi in Italia e incrementare il fatturato di 1,7 miliardi di dollari in 5 anni, ma anche formare una nuova generazione di ingegneri specializzati nella progettazione di tecnologie di prossima generazione e nell’industrializzazione territoriale. Il tutto, sostengono alla GE, con «benefici concreti in termini di innovazione e produttività sia per il mondo della ricerca, che per le realtà imprenditoriali locali». Il programma Galileo, prevede lo sviluppo di turbomacchine (turbine a gas e compressori) con una potenza compresa dai 5 ai 65 Mw e di tecnologie innovative di digitalizzazione per l’intero ciclo di vita dei prodotti. Inoltre, in Puglia, Avio Aero e il Politecnico di Bari stanno per dare vita a un nuovo laboratorio, l’Apulia Development Centre for Additive Repair, per sviluppare procedure di riparazione per componenti di motori aeronautici mediante tecnologie innovative basate anche su sistemi laser. Gli investimenti nell’innovazione dei processi produttivi mirano a tenere alta la competitività tecnologica degli stabilimenti di Avio Aero, mentre gli investimenti in Ricerca & Sviluppo garantiranno all’azienda di espandere il proprio ruolo nei programmi aeronautici del futuro.  Le procedure di riparazione sviluppate e ottimizzate nel laboratorio verranno poi industrializzate, a partire dal 2018, nello stabilimento Avio Aero di Brindisi e utilizzate per il recupero di componenti in servizio, allungando il ciclo di vita dei motori aerei. Le nuove attività impegneranno 10 ricercatori che si aggiungeranno ai 40 già attivi nell’Energy Factory Bari (Efb), il laboratorio nato nel 2010 tra gli stessi partner, per sviluppare tecnologie innovative nell’aerospazio e nell’energia.

 

Maria Giovanna Depalma


Pubblicato il 2 Febbraio 2016

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